Dopo aver vinto il Leone d’Oro alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con The Woman Who Left, dal 15 settembre il regista filippino Lav Diaz è nei nostri cinema con Figli dell’Uragano (Storm Children – Book One), un documentario girato (sempre in bianco e nero come l’ultimo) nel 2014. La pellicola – lunga 143 minuti – verrà proiettata in lingua originale (filippino e tagalog) con sottotitoli in italiano.
Le Filippine sono la nazione a maggiore rischio tornado al mondo: ogni anno sono colpite da più di venti tempeste tropicali. Nel 2013 il tifone Yolanda ha scatenato tutta la sua potenza sull’arcipelago asiatico, lasciandosi alle spalle scenari di distruzione apocalittica e 7000 vittime. Lav Diaz si è lanciato per le strade devastate dalla tempesta dove i bambini continuano a giocare tra le macerie.
Questo documentario Mga anak ng unos (Storm Children: Book One), terz’ultimo film del prolifico regista filippino, ricorda Paisà di Roberto Rossellini (1946), seconda pellicola della Trilogia della guerra antifascista. Come riportato anche nella locandina diffuda dalla Zomia Cinema (che lo distribuisce), ha “la stessa urgenza, la stessa forza documentaria e la stessa libertà inventiva “del film neorealista del secondo dopoguerra.
Lav Diaz è uno dei più radicali e rigorosi registi contemporanei. I suoi film, emersi negli ultimi dieci anni grazie alla circolazione nei festival occidentali (Rotterdam, Venezia, Cannes, Locarno, Berlino), sfidano le leggi canoniche dello spettacolo infrangendole con una coscienza e una sapienza non comuni. Ha saputo riportare al cinema uno slancio didattico-rosselliniano, unico nel suo genere per intensità poetica e politica, producendo opere dalla durata solitamente eccezionale, che raccontano quella parte disperata e dilaniata di mondo che sono le Filippine.