Presentato Fuori Concorso nell’ultimo giorno della 73. Mostra del Cinema di Venezia, è dal 22 settembre al cinema I Magnifici Sette, il remake diretto da Antoine Fuqua dell’omonimo western di John Sturges del 1960. Strepitoso il cast: Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, Byung-Hun Lee, Manuel Garcia-Rulfo, Martin Sensmeier, Haley Bennett, Matt Bomer e Peter Sarsgaard.
La cittadina di Rose Creek è sotto il controllo spietato dell’industriale Bartholomew Bogue (Peter Sarsgaard), i cittadini disperati, guidati da Emma Cullen (Haley Bennett), assumono per la loro protezione sette persone, tra fuorilegge, cacciatori di taglie, giocatori d’azzardo e pistoleri e professionisti – Sam Chisolm (Denzel Washington), Josh Faraday (Chris Pratt), Goodnight Robicheaux (Ethan Hawke), Jack Horne (Vincent D’Onofrio), Billy Rocks (Byung-Hun Lee), Vasquez (Manuel Garcia-Rulfo) e Red Harvest (Martin Sensmeier). Mentre preparano la città ad una violenta resa dei conti che sanno sta per arrivare, questi sette mercenari si ritrovano a combattere per qualcosa che va al di là dei soldi.
I Magnifici Sette è una storia di sette fuorilegge, pistoleri, giocatori d’azzardo e cacciatori di taglie che vengono assoldati per salvare una cittadina assoggettata dalla corruzione. Il regista Antoine Fuqua spiega così perché ha accettato di girarlo: “l’idea della tirannia è ancora così attuale, ecco cosa mi ha spinto ad accettare: serviva un gruppo speciale di persone, unite per combattere la tirannia”.
In questo western c’è il tema dell’altruismo e dell’auto sacrificio, questi uomini, i quali vivono tutti al di fuori della legge, fanno qualcosa di generoso per aiutare la comunità, e in loro non c’è secondo fine, tranne l’aiuto che si danno l’un l’altro. I protagonisti fanno affidamento solo sulle loro pistole e nel loro intimo sono convinti che devono combattere contro una forza esterna, sapendo di avere remote possibilità di riuscita. Sette uomini contro un esercito, sanno che moriranno delle persone, ma lo fanno perché sanno che quella è la cosa giusta da fare.
Oltre a rappresentare una realtà, in verità vista molto poco al cinema, il film riflette anche il mondo come lo viviamo oggi. Tutti questi personaggi si gettano nella mischia per ragioni diverse, come sostiene Ethan Hawke: “Uno è lì perché ha fatto un sogno. Un altro perché ha perduto la famiglia. Uno è lì per un amico. Un altro perché ha un segreto che non può rivelare. Poi c’è quello che è lì perché non ha altro da fare. Nessuno di loro fa parte del gruppo per motivi etici, ma tutti si ritrovano insieme casualmente per fare la cosa giusta, e questo li fa sentire bene e gli dà la spinta a proseguire”.
Senza dubbio, i temi de I Magnifici Sette sono così forti da poter abbracciare culture e generazioni diverse, come evidenziato dal fatto che il film originale era, naturalmente, esso stesso un remake. “Kurosawa ha influenzato la filmografia americana più di quanto la gente se ne sia resa conto, e I Sette Samurai è presente nel nostro film sotto ogni forma – dice Antoine Fuqua – è nel suo DNA; è la madre dei film del genere. Ho visto quel film e subito dopo ho deciso che avrei voluto fare il regista”.
Akira Kurosawa ha girato quel film con la profondità di campo, grandi primi piani, grandi scene panoramiche ed è stato l’interprete all’ombra dei samurai, non importa se buoni o cattivi: “i personaggi di Kurosawa sono ronin, uomini violenti e pericolosi, ma anche servizievoli, che è quello che significa la parola samurai. Tutto ciò è stato utile a Sturges per il suo film e, naturalmente, ancor di più per questo”.
“Il film di Sturges è incredibile, fatto quando l’ America vedeva sé stessa in un certo modo – continua Fuqua, descrivendo la differenza tra il film del 1960 e il suo nuovo film – c’è stato un periodo in cui gli eroi del Western avevano una genuinità in bianco e nero. Ma, con il tempo, gli eroi cambiano e ciò determina la sua traduzione di quel mondo”.
In seguito, gli eroi Western sono diventati più tenebrosi, più complicati e anche un po’ più pericolosi. Il John Wayne di Ombre Rosse si trasformò nel John Wayne di Sentieri Selvaggi; dopo il Vietnam, ci furono film come Il Mucchio Selvaggio, in cui sono protagonisti “i cattivi di cui ci si innamora comunque: le persone possono rispecchiarsi con un personaggio più complesso ma non molto rispettabile”.
“Oggi, purchè la morale rimanga integra, puoi anche rappresentare un eroe più oscuro – conclude Antoine Fuqua – si può fare in modo che rappresenti il mondo odierno. Un Denzel Washington che interpreta il ruolo di leader in un Western, a quei tempi non sarebbe mai esistito, perché gli americani non si sarebbero mai visti a quel modo, ma oggi, il Western deve sembrare il mondo che stiamo vivendo”.
“Moralmente, non importa chi sei o cosa fai, bisogna fare sempre la cosa giusta per le persone che hanno bisogno di aiuto”.
Antoine Fuqua