Dopo La Bella Gente (2009, uscito in Italia solo l’anno scorso!), Gli Equilibristi e I Nostri Ragazzi, è da oggi al cinema La Vita Possibile, il nuovo film diretto da Ivano De Matteo che lo ha anche sceneggiato insieme a Valentina Ferlan, l’autrice del soggetto. Protagonisti sono Margherita Buy, Valeria Golino, il giovane ma già bravissimo Andrea Pittorino, Caterina Shulha e Bruno Todeschini.
Alle ennesime botte subite dal violento marito, Anna (Margherita Buy) decide di lasciare Roma insieme al figlio Valerio (Andrea Pittorino), un giovane ragazzo di 13 anni che ama giocare a pallone con gli amici. Partono in treno, alla volta di Torino, la città dove li attende Carla (Valeria Golino), una carissima amica di vecchia data di Anna. La sua casa è piccola ma piena di calore: anche senza televisione. Del resto lei, che recita in teatro, non la sopporta. È single e dice di combinare un pasticcio dietro l’altro. In realtà apre il cuore ai due ospiti, arrivati con due facce sconvolte.
In particolare, Carla cerca di far sentire a suo agio Valerio, che ha patito, e non poco, l’improvviso scenario della sua esistenza. Non è più un bambino, ma ha ancora bisogno di giocare e di tornare a sorridere. Torino è piombata su di lui insieme a l’autunno. Un freddo che vive dentro che lo blocca. Carla un giorno gli compra una bicicletta, almeno ha un mezzo per girare da solo. Da solo, appunto: Valerio – insicuro e smarrito – non riesce a legare con nessuno, vorrebbe unirsi ad altri ragazzini che giocano a calcio (la sua grande passione), ma non riesce a proporsi. Nemmeno nella nuova scuola media riesce a inserirsi bene.
Seppur visibilmente fragile e vulnerabile, non è nemmeno vittima di bullismo: Valerio sembra non esistere per nessuno. Un giorno, mosso dai primi istinti sentimentali, nota una prostituta in un parco Larissa (Caterina Shulha), e ne rimane affascinato. Prova un affetto immediato nei suoi confronti e, seppur ancora così giovane, si comporta come devono comportarsi gli uomini con le donne: con gentilezza e rispetto. La ragazza lo prende in giro, a volte si diverte a intimorirlo, ad allontanarlo. Ma lui torna sempre da lei, carico di un’attenzione in più (un giorno gelido le porta una cioccolata calda). Lei capisce la sua ingenuità ma allo stesso tempo la ricerca di uno sguardo d’amore, di un bisogno d’affetto e di supporto.
Un calore che Valerio non riesce più a trovare in sua madre la quale, in tempi rapidi, ha pure trovato un lavoro come donne delle pulizie in una grande azienda. Con i primi soldi gli compra delle sorprese, ma quando Valerio trova una lettera inviatale dal padre e da lei nascosta, scoppia l’ira. È qui che si vede la differenza tra madre e figlio: Anna non crede più alle parole del marito, i lividi della sua anima sono ancora troppo dolenti; Valerio invece sogna ancora che i genitori possano rimettersi insieme e considera quella del padre “una bella lettera”. Valerio sparisce in bici e si sporge da un ponte. Anna, disperata, lo raggiunge con l’aiuto di Mathieu (Bruno Todeschini), l’uomo titolare di un bar-trattoria sotto casa loro che il mondo ha già etichettato come assassino, in seguito ad un incidente in cui ha investito e ucciso un bambino.
Mathieu capisce, sia Anna che Valerio. Li capisce perché sa cos’è il dolore, sa cos’è la sofferenza. La sua comprensione la si legge negli occhi. È lui che, con discrezione, riporta il sereno tra Anna e Valerio. È sempre lui che interviene a salvare Anna da un molesto amico di Carla (un regista teatrale) che ci prova con lei assumendo la forma di un mostro. Superata la crisi della lettera, però, tra madre e figlio avviene un nuovo scontro ancora più duro. Quando Valerio, il giorno successivo ad una bella uscita al luna park con Larissa, vede quest’ultima insieme ad un cliente, perde completamente la calma.
Il mondo gli crolla addosso: prende la bici e fugge piangendo. Ha perso l’unica amica che aveva. Si sente tradito, pur sapendo che mestiere lei facesse. È qui che esce tutto il suo represso, tutta la sua rabbia. Prende a calci la bici e manda a quel paese la madre: “ti odio”. Non esiste frase peggiore. All’ira segue poi lo sconforto. Anna cerca di aiutarlo ma in Italia, per aiutare ragazzini in difficoltà come lui, serve la firma di entrambi i genitori: un controsenso letale, assurdo. Ma Valerio è forte e soprattutto è buono d’animo. Si sente in colpa per come ha trattato la madre che, seppure un po’ inerte e tramortita, ha sempre fatto di tutto per il suo bene.
La vita intanto continua. Grazie al lavoro, Anna è in grado di andare in una casa in affitto con Valerio. Carla è disperata. Non vuole che se ne vadano e cerca di convincere Valerio comprando – buffamente – una vecchia televisione. Li vediamo tutti e tre nella casetta: Anna, Carla e Valerio. All’improvviso suona il campanello. È un coetaneo di Valerio che abita nello stesso palazzo. È venuto per invitarlo a giocare a calcio. Valerio è al settimo cielo: qualcuno lo ha finalmente cercato. Anche Anna è contenta, mette da parte ogni preoccupazione e lo lascia andare al campo. Valerio corre dai suoi nuovi compagni di calcio. Corre, ride, sta per tornare a giocare come lo abbiamo visto fare all’inizio del film quando era a Roma. In quel pallone da calciare c’è una nuova Vita Possibile. Da rincorrere insieme ai sogni.
Ivano De Matteo usa ancora una volta l’Italia contemporanea come protagonista dei suoi film. La Vita Possibile è un film per le donne che lancia un messaggio: ribellarsi è possibile, rinascere anche. E non esiste peggior vendetta per tutti quegli uomini che, provando sentimenti malati, spezzano vite sempre più spesso. Sono loro i primi esseri fragili, gli uomini. Incapaci di stare al mondo senza usare la violenza come verbo. Nel film li vediamo nel marito violento di Anna, nel padre di un teppistello che disturba Mathieu e nell’amico molesto di Carla. Ma di Uomini, in questo mondo, ce n’è ancora. Come Mathieu e come Valerio.
Come sempre sono tanti i temi d’attualità che De Matteo tocca nei suoi lavori. Dopo aver criticato la classe borghese (La Bella Gente e I Nostri Ragazzi) e affrontato il tema della crisi economica e del lavoro (Gli Equilibristi), questo film non tratta solo il problema della violenza sulle donne. Riguarda soprattutto il futuro di quei ragazzi che si trovano coinvolti in situazioni spregevoli. Costretti ad assistere a violenze domestiche, distrutti nell’animo, costretti a crescere presto. Disputati, contesi, senza ricevere l’affetto che meritano. Al buio, persi in un mondo spietato che corre, verso un caos dominante che non ha direzioni. La salvezza però esiste, è sempre quella, e inizia due volte con la A: Amore e Amicizia.
Una mano tesa, un abbraccio, un tiro ad un pallone: piccoli-grandi gesti che fanno luce su quelle anime sofferenti che hanno nel loro profondo un’irresistibile sete di vita.
“La Vita Possibile è un film sulla speranza, sulla forza delle donne, sulla capacità di nascere e rinascere ancora”.
Ivano De Matteo
Giacomo Aricò