Dopo Io Che Amo Solo Te, arriva sul grande schermo La Cena di Natale, il secondo film tratto dall’omonimo best seller di Luca Bianchini diretto da Marco Ponti. Protagonisti sono ancora Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Michele Placido e Maria Pia Calzone.
Una Vigilia magica, con la presenza silenziosa e speciale della neve che imbianca la splendida Polignano a mare, dove tutti però sono più agitati del solito. La più sconvolta è Matilde (Antonella Attili) che riceve un anello con smeraldo da Don Mimì (Michele Placido), suo marito, “colpevole” di averla troppo trascurata negli ultimi tempi. Lei si esalta a tal punto da improvvisare un cenone per quella stessa sera nella loro grande casa, soprannominata con modestia il “Petruzzelli”, in cui ci si muove con l’ascensore e dove troneggia un albero di Natale alto quattro metri.
L’obiettivo di Matilde è chiaro: sfidare davanti a tutti Ninella (Maria Pia Calzone), la consuocera, il grande amore di gioventù di suo marito. E Ninella non si lascia intimidire, anche se ha sbagliato la tinta optando per un poco riuscito “biondo Kidman” ed è molto infastidita dalla presenza della Zia Pina (Veronica Pivetti). Quella sera, alla stessa tavola imbandita si siederanno, tra gli altri: Chiara (Laura Chiatti), incinta di otto mesi, e suo marito Damiano (Riccardo Scamarcio), che forse di donne ne ha messe incinta due.
Nancy (Angela Semerano) diciassettenne ossessionata dalla verginità; Orlando (Eugenio Franceschini) avvocato gay, che sta tentando di dare un bimbo alla sua migliore amica lesbica, Daniela (Eva Riccobono) mentre viene corteggiato da Mario (Dario Aita). Tra gridolini isterici, introvabili capitoni, test di gravidanza, ansiolitici, blocchi di ascensori, scomparse di anelli, ritrovamenti, e colpi di scena, ne succederanno di tutti i colori.
Marco Ponti ha voluto dedicare La Cena di Natale a Bud Spencer: “Carlo Pedersoli, coi suoi film da solo o in coppia con Terence Hill, mi ha dato e continua a darmi tanta di quella gioia e di amore per il cinema che se io riuscissi ad uguagliarne un centesimo con i miei film sarei un uomo più che soddisfatto. Quando ho saputo che se n’era andato, ho pensato che quel cartello era il modo migliore che avevo per dirgli: grazie”.