Giovedì 1° dicembre arriva al cinema La Stoffa dei Sogni di Gianfranco Cabiddu, omaggio squisitamente cinematografico a due dei più grandi maestri di tutti i tempi, del teatro nazionale e internazionale, William Shakespeare ed Eduardo De Filippo. Eccezionali interpreti sono Sergio Rubini ed Ennio Fantastichini che vestono i panni dei due antagonisti-complici e artefici l’uno della “salvezza” dell’altro. Il film ha visto l’ultima interpretazione di Luca De Filippo, scomparso poco più di un anno fa, il 27 novembre 2015.
Liberamente ispirato a L’Arte della Commedia di Eduardo De Filippo e alla sua traduzione de La Tempesta di Shakespeare, la pellicola di Cabiddu tratteggia quell’umanità specchio della realtà universale di cui lo stesso Eduardo vestiva i suoi personaggi, le loro azioni e gesti, dotati della simbolicità propria del teatro che avvolge e coinvolge il pubblico fino a farlo diventare parte integrante della scena. Ed è proprio questa massima considerazione del pubblico, sublime elemento di contatto fra Shakespeare ed Eduardo, a caratterizzare il film, in cui attori, pubblico e protagonisti si fondono e confondono, fino a rappresentare le inquietudini della vita reale.
Per meglio addentrarci nel film, abbiamo avuto il piacere di intervistare uno dei due straordinari protagonisti, Sergio Rubini (leggi l’intervista integrale qui).
Giovedì 1° dicembre esce al cinema La Stoffa dei Sogni. Di che film si tratta?
Il film di Gianfranco Cabiddu è spiritoso, divertente, con spunti dialettali e spunti da thriller. È una commedia all’italiana, con uno scenario incredibile e al centro una bellissima storia.
Ce la può raccontare brevemente?
Un gruppo di comici scalcagnati approda su un’isola in cui c’è un carcere. A seguito di un naufragio, nella compagnia dei comici si mescolano anche dei camorristi. Per scovarli, il direttore del carcere (interpretato da Ennio Fantastichini, ndr) fa allestire una commedia – La Tempesta di William Shakespeare – per cercare di capire quali siano i veri attori e gli infiltrati.
Lei interpreta Oreste Campese, il personaggio che guida gli attori e “duella” con Ennio Fantastichini…
Sì, sono il capocomico della compagnia che sa di avere al seguito dei camorristi nascosti. Però non può dirlo: è sotto ricatto perché nella compagnia ci sono anche sua moglie e sua figlia, che deve difendere. Ennio Fantastichini è il direttore del carcere che in diverse occasioni avvia delle conversazioni con me che diventano veri e propri duelli. Lui cerca di venire a capo della verità, cerca di farsela dire, ma io non mollo. Sarà poi lo spettacolo, la messinscena, ha fargli capire chi sono i veri attori e gli infiltrati.
La Stoffa dei Sogni è anche un bellissimo omaggio all’arte teatrale.
È un film da vedere, anche se uscirà in un numero molto ristretto di copie. Purtroppo da noi le sale vengono occupate dai grandi blockbuster che vengono distribuiti in diverse centinaia di copie. Quello di Cabiddu è un film molto popolare che pare avere un handicap, ovvero il fatto che contenga dei richiami a Shakespeare e Eduardo De Filippo. Come se parlare di questi autori possa “spaventare” il pubblico. Io lo trovo assurdo: mi auguro che questo Paese torni ad essere normale.
C’è un messaggio che la pellicola vuole lanciare?
La Stoffa dei Sogni nasconde un significato: il teatro, inteso come luogo della finzione, diventa paradossalmente il luogo in cui possiamo arrivare a scoprire la verità.
Poco più di un anno fa ci lasciava Luca De Filippo, che in questo film ha recitato per l’ultima volta. Come lo vuole ricordare?
L’ultima volta l’ho incontrato due anni fa all’Asinara quando abbiamo girato il film. Luca è stato un attore che ho sempre stimato. Da ragazzino penso di aver voluto cominciare a fare l’attore proprio perché l’ho visto recitare, accanto al padre. Mi colpiva molto, lo vedevo così giovane dentro questa compagnia così importante, con tutto il futuro davanti a sé. La sua scomparsa mi ha fatto molta tristezza: penso che sia la perdita di un tassello fondamentale della storia del nostro paese. La famiglia De Filippo è nel nostro dna, la scomparsa di Luca è come un pezzo di memoria che se ne va.
Intervista di Giacomo Aricò