Dal maestro dell’animazione francese Jean-François Laguionie, giovedì 22 dicembre arriva in sala Le Stagioni di Louise, un film intenso e poetico, un imperdibile capolavoro dallo stile d’animazione spettacolare, dove la matericità della carta si unisce al fascino del segno e i moti delle maree si trasformano presto in moti dell’anima. A dare voce a Louise nella versione italiana, Piera Degli Esposti.
Alla fine dell’estate l’ultimo treno della stagione parte dalla località balneare di Biligen, lasciando dietro di sé l’anziana e tenace Louise. La città è ormai deserta e Louise si trova completamente sola, fatta eccezione per un cane parlante. In un contesto che si fa sempre più surreale, Louise torna a rivivere la sua infanzia e i momenti più significativi della sua vita, rileggendoli con occhi nuovi.
Per comprendere le ragioni che portano Louise a credere di essere stata abbandonata, la nostra protagonista deve fare un salto nel passato ed esaminare la propria storia. Louise intraprende questa avventura in modo naturale e spontaneo. Sebbene sia nella sua natura dimenticare e confondere tra di loro le cose, i personaggi provenienti dal suo passato, e che appaiono improvvisamente durante la narrazione, diventano per lei un sostegno su cui fare affidamento.
Così come accade in ogni storia che parla di sopravvivenza, Louise è la protagonista assoluta dell’avventura narrata e del percorso interiore che si ritrova a vivere. Nonostante nomi e volti svaniscano nelle profondità della sua memoria, a restare ben impressi nella sua mente sono i ricordi dei momenti gioiosi e dei piccoli drammi vissuti in passato.
La forza di Louise deriva anche, in un certo modo, proprio dai ricordi che ha perduto. Le faccende di tutti i giorni, le scoperte, l’amicizia con l’inseparabile compagno di sventure sono tutti elementi che tengono impegnata e viva la donna, impedendole di affondare in un ineluttabile declino verso la senilità e che inevitabilmente porta a un progressivo disinteresse nei confronti della vita. Quando Louise comprende che la situazione in cui si trova non deriva da una punizione impostale, come inizialmente credeva, i miraggi e le visioni svaniscono.
“La primavera è arrivata e questa è la fine della storia!”, questa è la morale della storia imparata da Louise una volta di ritorno dalla scogliera. Pepper, il suo fido compagno di avventura, altro non è che un espediente filosofico. In lui Louise ritrova se stessa e qualcuno con cui condividere il proprio pensiero. Pepper cerca di rispondere ai quesiti posti da Louise, ma nemmeno lui conosce le risposte. La relazione che si stabilisce tra questi due personaggi e l’atteggiamento di questi due “perdigiorno da spiaggia” è più simile a quello di Godot che a quello di Robinson Crusoe.
Le stagioni di Louise è probabilmente la pellicola più intima realizzato da Jean-Francois Laguionie. Senza dubbio è anche quella realizzata in modo più minuzioso e complesso, a partire dall’assurda situazione in cui Louise si viene a trovare e passando per le avventure che vive all’età di otto anni in cima alla scogliera e nel bosco misterioso dopo lo scoppio della guerra.
Per sviluppare il personaggio protagonista della storia, il regista ha immaginato qualcuno che potesse rappresentare all’apparenza tutte le piccole fragilità tipiche di questi villaggi costieri e che alla fine del racconto emergesse come una figura infallibilmente forte. Louise è una donna senza età. Si ritrova da sola nel villaggio, senza nessuno con cui parlare al di fuori di se stessa (almeno prima di incontrare il cane Pepper), quindi l’idea di tenere un diario di bordo dei suoi giorni solitari è una scelta pressoché inevitabile e troppo allettante per essere ignorata.
Il gusto personale di Laguionie per la pittura e lo stile grafico del ventesimo secolo emergono molto nel film, così come la passione per i paesaggisti come Jean-Francis Auburtin e Henri Rivière, artisti capaci di ricreare sulla carta paesaggi marittimi particolari unendo la tecnica del wash-drawing a disegni a matita e ad acquarello.
Quest’unione di tecniche differenti permette la realizzazione di un disegno caratterizzato da un tratto delicato tipico delle animazioni classiche e che ben si sposa con un’ambientazione marittima e le numerose sequenze ventose: “desideravo che si avvertisse in tutte le immagini un senso di libertà e che la pellicola ne fosse totalmente intrisa, come se quest’ultima fosse stata interamente disegnata a mano” ha spiegato Jean-Francois Laguionie.