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Libere di Rossella Schillaci, il femminismo nato dalla Resistenza

In occasione del 25 aprile, esce domani in sala Libere, l’ultimo film di Rossella Schillaci: un racconto sull’emancipazione femminile durante la Resistenza, con impegno pubblico, accesso al lavoro e libertà sessuale, e sul successivo ritorno forzato delle donne alla dimensione privata nel dopoguerra.


Libere è stato realizzato montando immagini e audio originali d’archivio, che provengono soprattutto dall’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza – ANCR, che è anche produttore del film: protagoniste sono le interviste alle donne Partigiane, tra cui spiccano alcuni nomi importanti come Joyce Lussu, Ada Gobetti, Bianca Guidetti Serra e Giuliana Gadola Beltrami.

Le voci delle “donne resistenti” raccontano se stesse e la lotta, facendo emergere spaccati in cui la libertà e l’autonomia femminile rappresentano una novità fondamentale per le loro vite e per l’intero movimento antifascista.

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La ricerca e il recupero delle testimonianze filmate e delle altre immagini (sequenze di film amatoriali, cinegiornali, volantini, veline, foglietti scritti a matita, documenti personali), hanno dato vita ad un racconto ancora oggi (più che mai) illuminante.

Come spiega la regista Rossella Schillaci: «corrisponde al primo momento di risveglio del movimento femminile in Italia. Come disse Giuliana Gadola Beltrami il femminismo è nato nella Resistenza e questo film in qualche modo racconta una Resistenza parallela. Nel 1965 Ada Gobetti, intervenendo ad un convegno del Comitato di Liberazione Nazionale, ha chiesto che si facesse luce su tutto quanto era stato fatto dalle donne in questo periodo. Ho deciso di raccogliere l’invito, realizzando un documentario che parla dell’azione femminile».

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Ma il dopoguerra non mantiene le promesse. Le donne che, nel film, alla domanda «Perché l’hai fatto?» rispondono «Perché volevo essere libera, perché non mi piaceva la vita che facevo», dopo la Liberazione trovano un’Italia in cui per l’emancipazione femminile non c’è spazio. Molte di loro continuano a fare politica ma si trovano a vivere un ritorno forzato alla dimensione privata, alla casa. Le loro riflessioni, a volte amare, ricordano un pezzo dimenticato della nostra storia.

Non abbiate paura, non vi faccio ritardare il pranzo, parlerò tre minuti. Avrei voluto che in questo studio storico del CLN si parlasse un momentino dei Gruppi di Difesa della Donna. E debbo confessare che quando sono venuta qui a parlare, ero seccata, perché dico: ma, proprio io devo venire a parlare delle donne? Tutti gli uomini che hanno parlato prima, forse pensano che parlare delle  donne non sia virile? Allora, vorrei, io vorrei, che qualche giovane studente, senza distinzione di sesso, non facciamo discriminazioni, volesse fare oggetto di studio quello che è stato il movimento femminile durante la Resistenza, dall’8 settembre al 25 aprile, per arrivare poi a vedere quella che è stata l’azione delle donne uscite dai Gruppi di Difesa e dai CLN, nelle varie Amministrazioni o nelle posizioni di Governo o di Amministrazione che hanno avuto poi allora.

(Ada Gobetti, Convegno di Liberazione Nazionale, 1965, Torino).

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