Nata e cresciuta a Gerusalemme, Natalie Portman sarà dall’8 giugno in sala con Sognare è Vivere, film da lei scritto, diretto e interpretato. Artista straordinaria e dal talento poliedrico, la Portman ha tratto la storia del film da Una Storia di Amore e di Tenebra, romanzo autobiografico di uno dei più grandi scrittori contemporanei, Amos Oz.
Sognare è Vivere è basato sui ricordi di Amos Oz (Amir Tessler), cresciuto a Gerusalemme negli anni precedenti alla nascita dello Stato di Israele con i suoi genitori: il padre Arieh (Gilad Kahana), studioso e intellettuale e la madre Fania (Natalie Portman) sognatrice e poetica. La sua è una delle tante famiglie ebree scappate dall’Europa in Palestina negli anni tra il 1930 e il 1940 per sfuggire alle persecuzioni naziste. Il padre Arieh è cautamente ottimista nei confronti del futuro. Fania invece vuole molto di più. Dopo la paura della guerra e della fuga, la noia della quotidianità opprime il suo animo.
Infelice della vita matrimoniale e intellettualmente soffocata, per rallegrare le sue giornate e divertire suo figlio Amos di dieci anni, Fania inventa storie di avventure e di viaggi nel deserto. Amos è completamente affascinato quando sua madre gli legge poesie, gli spiega le parole e la lingua in un modo che avrebbe poi influenzato la sua scrittura e la sua stessa vita. Quando l’indipendenza non porta il rinnovato senso della vita che Fania aveva sperato, la donna scivola nella solitudine e nella depressione. Incapace di aiutarla, Amos deve imparare a dirle addio prima del tempo. Mentre assiste alla nascita di una nazione, deve cominciare ad affrontare un suo personale nuovo inizio.
La sceneggiatrice e regista Natalie Portman ha letto per la prima volta Una Storia di Amore e di Tenebra circa nove anni fa: “quando l’ho letto, ho voluto subito farne un film – dichiara – il romanzo è così commovente e meravigliosamente scritto. Inoltre molti dei racconti mi appartengono. Ho sentito tante storie sui miei nonni e sui loro rapporti con i libri, sulla loro passione per la cultura e per le lingue, per l’Europa e per Israele. Il libro mi era familiare ed ero molto interessata ad approfondirne i temi”.
Natalie Portman descrive la storia: “si tratta della nascita di uno scrittore, dovuta al vuoto che sua madre ha lasciato, un vuoto che lui deve riempire con parole e storie. C’è una forte tensione tra loro: lei lo spinge a creare ma gli concede anche lo spazio che lui ha bisogno di riempire. Questo abbandono così assurdo è devastante. Ma è anche un’opportunità e sua madre gli fornisce gli strumenti per coglierla”.
Il film ha inizio nel 1945, prima della guerra di indipendenza in Israele, quando il territorio è ancora sotto il mandato britannico. Si arriva poi al 1953, diversi anni dopo il riconoscimento dello Stato, quando Amos Oz si trasferisce in un kibbutz. “La cosa meravigliosa che Amos ha fatto con questo libro – continua Natalie Portman – è trasmettere l’amore, la compassione e l’empatia nei confronti delle persone che hanno fatto parte della sua vita. È un’esplorazione dei personaggi priva di giudizio”.
Natalie Portman veste i panni di Fania, la fragile madre di Amos: “Fania è una donna cresciuta nell’idealizzazione romantica di Israele – spiega – Fania da piccola, a Rovno, si culla in sogni di arte, di sionismo, di letteratura e ha una visione romantica del mondo. Poi la vediamo come giovane madre in Palestina, dove comincia ad affrontare le difficoltà, ama suo figlio e la vita, ma comincia a risentire del peso della storia e della situazione politica. I suoi errori, il matrimonio, le occupazioni femminili, la frustrazione delle sue aspirazioni artistiche, l’insieme di queste cose la trascina in un buco nel quale sprofonda. E noi assistiamo a questa sua trasformazione”.
Natalie Portman cerca di comprendere le scelte di Fania: “essere madre mi ha aiutato a capire Fania e a non capirla al tempo stesso. Non puoi immaginare di separarti da tuo figlio. Ma ti rendi conto quanto sia complicato essere madre. È una sfida importante che cambia la tua identità. È qualcosa di meraviglioso, ma è un grande cambiamento. Sono fortunata a non trovarmi nelle circostanze in cui viveva lei, ma, da madre, è comunque difficile pensare alla scelta che ha fatto lei”.