Presentato al Toronto Film Festival 2016, esce domani al cinema Nemesi, l’audace revenge thriller scritto e diretto da Walter Hill che ha come protagoniste contrapposte Michelle Rodriguez e Sigourney Weaver.
La Dottoressa Rachel Jane (Sigourney Weaver) è una brillante chirurga estetica, diventata pazza, che compare per la prima volta con addosso una camicia di forza in una stanza per gli interrogatori. Calma, e non priva orgoglio, racconta al suo psichiatra (Tony Shalhoub) come sia arrivata lì. Un sicario spregevole chiamato Frank Kitchen ha ucciso suo fratello, così lei si è vendicata. Lo ha catturato e gli ha praticato un intervento di riassegnazione di genere. Ora Frank (Michelle Rodriguez) è costretto ad affrontare il mondo nel corpo di una donna. Confuso, incazzato, più macho di prima, cerca vendetta.
Girato con uno stile apparentemente privo di sforzi e ricorrendo a una tecnica di framing propria del graphic novel, Nemesi si allinea al suo genere di origine. Frank conosce il suo modo di vendicarsi in una sparatoria, e Walter Hill si diverte nella precisione soddisfacente delle sue esecuzioni. Eppure, nelle idee e nei discorsi del medico sull’identità, e nell’evoluzione post-intervento di Frank, Hill affronta la dualità di genere su cui si basa molto “cinema di genere”. Quando la trama spinge Frank verso l’inevitabile resa dei conti con la sua “nemesi e creatrice”, diventa sempre più chiaro che questo è un film di Walter Hill per i nostri tempi.
Vi presentiamo un estratto dell’intervista rilasciata da Walter Hill nell’agosto 2016.
Di che cosa tratta il film? Non è un film sulla situazione dei transgender?
Vendetta. E presenta la vendetta in un modo differente dal solito stereotipo, comunica che per molti la vendetta può essere molto appagante. La situazione dei transgender è importante ai fini narrativi, ma non è quello il vero fulcro tematico. Come dicevo, è un film sulla vendetta, è un dark fantasy che non ha una connessione reale con la situazione che vivono i transgender.
Il film è stato attaccato, persino prima che fosse fatto, da quelli che ritenevano che la tematica della riassegnazione di genere non fosse appropriata per un “film di genere”.
Sì…. non ho replicato allora. Ho deciso che la mia risposta sarebbe stata il film finito. Tanto per la cronaca, in Nemesi non c’è nulla che contraddica, metta in discussione o ridicolizzi l’attuale teoria del gender.
Qualcuno teme che il film mostri il Cattivo come una donna transgender, è vero o falso?
False tutte e due le cose. Frank Kitchen non è il Cattivo. E non diventa una donna transgender. Resta ciò che è nella sua testa, un maschio eterosessuale. L’intervento ai genitali e la femminilizzazione non sono la stessa cosa di essere transgender. È necessaria una predisposizione mentale per desiderare la procedura.
Altri disapprovano che l’intervento di cambio di sesso venga usato come punizione. Qual è il tuo commento?
La dottoressa Jane lo impone a Frank, in parte, come una punizione e, in parte, come l’occasione per dargli una nuova prospettiva di vita, un’ultima chance per redimersi. L’operazione è imposta a Frank anche come test dell’aspetto più elementare della teoria del gender: tu sei ciò che sei nella tua mente. Come dice la dottoressa Jane, il suo esperimento è contemporaneamente un successo e un fallimento. La teoria del gender si rivela corretta, ma secondo i termini del dottore, Frank non diventa un essere umano migliore. Torna a sparare.
Alcuni dicono che la premessa di Nemesi è sconvolgente e turpe…
Colpevole.
Immotivatamente predatorio.
Avrei potuto essere molto più esplicito, ma ho voluto mantenere tutto dolce e semplice. E volevo che il personaggio di Frank Kitchen migliorasse durante il suo percorso… Volevo iniziare con il personaggio più misero e amorale del mondo delle professioni criminali per guidarlo poi verso un luogo di redenzione. Ma una redenzione in cui lui resta nel personaggio. Frank rimane essenzialmente ciò che è, ma migliora….