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Volti e parole, una divina Cate Blanchett è il Manifesto dell’arte nella società

Solo da oggi al 25 ottobre, esce al cinema Manifesto, il film scritto, prodotto e diretto da Julian Rosefeldt e interpretato da una superlativa Cate Blanchett impegnata in ben 13 personaggi diversi. Il film, acclamato da pubblico e critica allo scorso Sundance Festival, rende omaggio all’emozionante tradizione e bellezza artistica dei manifesti artistici, interrogandosi sul ruolo dell’artista nella società contemporanea.


Manifesto attinge agli scritti di futuristi, dadaisti, suprematisti, situazionisti, artisti del Fluxus e del Dogma 95, oltre ad altri gruppi artistici, e alle riflessioni individuali di artisti, architetti, ballerini e registi. Convogliando le idee di Claes Oldenburg, Yvonne Rainer, Kazimir Malevich, André Breton, Sturtevant, Sol LeWitt, Jim Jarmusch e altri creatori attraverso le proprie lenti, Rosefeldt ha revisionato e assemblato tredici collage di manifesti artistici.

Nel portare in scena questi “nuovi manifesti” come un’odierna chiamata alle armi, impersonando nel mentre tredici personaggi differenti – tra cui un’insegnante di scuola, una burattinaia, una presentatrice, una lavoratrice di fabbrica ed un senzatetto – l’attrice premio Oscar Cate Blanchett infonde nuova vita drammatica nelle parole più o meno conosciute dei manifesti all’interno di contesti inaspettati.

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Il film di Rosefeldt rivela la componente performativa e l’importanza politica di queste dichiarazioni. Spesso scritte in eccessi di rabbia giovanile, esprimono non solo il desiderio di cambiare il mondo attraverso l’arte, ma riflettono anche la voce di una generazione intera. Esplorando la forte insistenza di queste dichiarazioni storiche, scritte con grande passione e convinzione da artisti diversi anni fa, Manifesto mette in discussione la resistenza di queste parole allo scorrere del tempo. Possono essere applicate universalmente? E come si sono trasformate le dinamiche tra politica, arte e vita?

Lasciamo spazio alle note di regia di Julian Rosefeldt:

Quando ero giovane ho studiato – probabilmente come la maggior parte delle persone che si interessano di arte – il Dadaismo, il Fluxus, il Surrealismo e il Futurismo, ma solo superficialmente. Qualche tempo fa, mentre facevo ricerca per un altro progetto, mi imbattei in due manifesti del poeta e coreografo futurista francese Valentine de Saint-Point e mi entusiasmai immediatamente”.

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Due anni prima a Berlino, io e Cate Blanchett ci eravamo conosciuti grazie a un amico comune durante l’apertura di una mia esposizione di lavori fotografici e video, e molto spontaneamente nacque l’idea di fare qualcosa insieme. Nel leggere questi manifesti, mi vennero in mente altri testi di artisti famosi e subito ebbi l’idea per il nostro progetto di collaborazione”.

Nei mesi successivi, lessi qualsiasi manifesto che riuscii a trovare, tra cui manifesti di danza, teatro, cinema e architettura. Fu elettrizzante scoprire che le stesse idee appaiono più e più volte. E queste idee comuni comparivano tutte con una tale energia ed entusiasmo utopico. Questi manifesti non erano semplicemente testi che avevano l’intenzione di trasformare l’arte – e infine anche il mondo – capovolgendola e rivoluzionandola; al tempo stesso sono testimoni di una ricerca di identità, urlati al mondo con grande insicurezza”.

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Lessi inizialmente i manifesti come espressioni di gioventù sprezzante, poi come letteratura, come poesia – come dire, Sturm und Drang rimasterizzato. La scrittura era bella e ipnotica; riuscivo a sentire le parole come se venissero pronunciate. Capii che quelli non erano semplici documenti storico-artistici, ma materiale altamente vivo e performativo. Mi ricordarono più il teatro, e così cominciai a immaginare questi manifesti come delle interpretazioni, liberati dalla polvere della storia e posti nell’era contemporanea”.

La storia dell’arte è una derivazione della storia, e dalla storia si impara. Gli artisti, così come gli scrittori, i filosofi e gli scienziati, sono sempre stati coloro che osavano nel formulare pensieri e visioni il cui fondamento doveva essere ancora provato. The Draft Manifesto del John Reed Club di New York ad esempio, pubblicato nel 1932, in cui viene descritto uno scenario di ordine mondiale capitalista ormai fuori controllo, viene letto come se fosse stato scritto ieri”.

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Sembriamo essere preparati a leggere i manifesti artistici come un sismografo del loro tempo. E in un’epoca in cui le tendenze neo-nazionaliste, razziste e populiste si trovano a minacciare nuovamente le democrazie di tutto il mondo e ci sfidano a difendere i nostri valori teoricamente consolidati di rispetto e tolleranza, Manifesto diventa un appello all’azione”.

“L’idea principale del film non era di illustrare i testi dei manifesti, quanto piuttosto di permettere a Cate di impersonarli. Lei è i manifesti. E fu chiaro da subito che lei dovesse essere più personalità al tempo stesso. Alla fine Cate ha interpretato 13 personaggi: un broker, una madre conservatrice, una manager, un’oratrice funebre, una punk, una coreografa, un’insegnante, una lavoratrice di fabbrica, una conduttrice, una reporter, una burattinaia, una scienziata ed un senza tetto. È stata semplicemente straordinaria”.

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«CI RIBELLIAMO A TUTTO CIÒ CHE È SPORCO, INFESTATO DI VERMI E CORROSO DAL TEMPO. Dobbiamo respirare i miracoli tangibili della vita contemporanea – la rete d’acciaio di comunicazioni veloci che avvolge la Terra; la Terra che a sua volta sta sfrecciando a rotta di collo attraverso il circuito di corsa della sua orbita».

(Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla, Gino Severini, 1910)

«Dico a tutti: abbandonate l’amore, abbandonate l’estetismo, abbandonate il bagaglio della saggezza, poiché nella nuova cultura la saggezza è ridicola e insignificante… Solo gli artisti indolenti e impotenti celano le loro opere con la sincerità. L’ARTE RICHIEDE VERITÀ, NON SINCERITÀ».

(Kazimir Malevich, 1916)

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«Qui noi attracchiamo saldamente. Fantasmi ubriachi di energia, affondiamo il tridente nella carne ignara. Siamo un nubifragio di maledizioni, abbondante quanto i temporali tropicali e vertiginoso come la sua vegetazione, la gomma e la pioggia sono il nostro sudore, noi sanguiniamo e bruciamo di sete, il nostro sangue è vigore… IO SONO CONTRO I SISTEMI, IL SISTEMA PIU’ ACCETTABILE È DI PRINCIPIO DI NON AVERNE NESSUNO… LA LOGICA È UNA COMPLICAZIONE. LA LOGICA È SEMPRE SBAGLIATA. Sposata alla logica, l’arte vivrebbe d’incesto, masticando la sua stessa coda, ancora parte del proprio corpo, riproducendosi con se stessa».

(Tristan Tzara, 1918)

«Gli artisti migliori e più straordinari saranno coloro che si strapperanno le vesti dal corpo ogni ora fuori dalle deliranti cataratte della vita, che, con mani e cuore insanguinati, si stringe con forza all’intelligenza del proprio tempo».

(Richard Huelsenbeck, 1918)

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«Io sono per tutta l’arte che prende forma dalle linee della vita stessa, che si muove e si estende ed accumula e sputa e gocciola, ed è pesante e ruvida e diretta e dolce e STUPIDA COME LA VITA STESSA».

(Claes Oldenburg, 1961)

«Come si spezzerà infine il giorno – chissà? Ma possiamo sentire la mattina. Non siamo più viandanti abbagliati dalla luna che vagano sognanti nella pallida luce della storia. Una fresca brezza mattutina ci soffia attorno; colui che non intende tremare deve camminare a grandi passi. E noi e chi cammina con noi guardi da lontano le prime luci del mattino del risveglio! Trasparente e luminoso, un nuovo mondo si illumina alle prime luci del mattino, sta scagliando i suoi primi raggi. Un primo bagliore di alba gioiosa. Decenni, generazioni – e il grande sole dell’arte comincerà il suo corso vittorioso. Oggi più che mai crediamo nella nostra volontà, che crea per noi l’unico valore di vita. E questo valore è: CAMBIAMENTO IMPERITURO».

(Bruno Taut, 1920)

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«ALLA SEDIA ELETTRICA CON CHOPIN! Il congedo delle macchine logora, profumato da una modernità dinamica, ha esattamente lo stesso valore emotivo degli amati talenti dei nostri ‘squisiti’ modernisti… NEL MIO GLORIOSO ISOLAMENTO, SONO ILLUMINATO DALLA MERAVIGLIOSA INCANDESCENZA DEI MIEI NERVI CARICATI ELETTRICAMENTE».

(Manuel Maples Arce, 1921)

«Il Passato ed il Futuro sono le prostitute che la Natura ci ha fornito. L’Arte rappresenta una via di fuga periodica da questo bordello. La Vita è il Passato e il Futuro. MA IL PRESENTE È ARTE… C’è una Verità, noi stessi, è tutto è permesso. Noi siamo fieri, belli e predatori. Cacciamo macchine, sono il nostro gioco preferito. Prima le inventiamo e poi le cacciamo per ucciderle».

(Whyndam Lewis, 1914)

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«NO ALLO SPETTACOLO. No al virtuosismo. No alle trasformazioni e alla magia e alla finzione. No al fascino e alla trascendenza dell’immagine della celebrità. NO ALL’EROISMO. NO ALL’ANTI-EROISMO. No all’immaginario trash. No al coinvolgimento del performer o dello spettatore. No allo stile. No al campo. No alla seduzione dello spettatore secondo la volontà del performer. No all’eccentricità. No al muoversi o all’essere mossi».

(Yvonne Rainer, 1965)

«EPURIAMO IL MONDO DALLA CULTURA INTELLETTUALE, PROFESSIONALE E COMMERCIALIZZATA!».

(George Maciunas, 1963)

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«MA DOPO LA RIVOLUZIONE, CHI RACCOGLIERÀ LA SPAZZATURA IL LUNEDÌ MATTINA?».

(Mierle Laderman Ukeles, 1969)

«Entrando di corsa in strada, pistola in mano, e sparando alla cieca, più veloce che puoi premi il grilletto nel mezzo della folla. UCCIDI, VOLA PIU’ VELOCE, AMA AL LIMITE DEL TUO CUORE. Permetti a te stesso di farti trascinare. E se dovessi morire, sei certo di non risvegliarti tra i morti? …ADDIO ALLE SCELTE ASSURDE, I SOGNI DI ABISSI OSCURI, alle rivalità, alla pazienza prolungata. Addio al volo delle stagioni, all’ordine artificiale delle idee, all’impennata del pericolo, al tempo per tutto! POSSA TU METTERTI A RISCHIO SOLO PER PRATICARE LA POESIA».

(André Breton, 1924)

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«TUTTA L’ARTE CONTEMPORANEA È FALSA, non perché sia una copia, un’appropriazione, un simulacro od imitazione, ma perché manca della cruciale spinta di potere, emozione e passione. TUTTO CIÒ CHE È UMANO È FINTO. TUTTO CIÒ CHE È UMANO È FALSO. Non solo perché imbroglia e mente con facilità accattivante ed odia e uccide con velocità e determinazione, ma anche perché la nuova cyber-forma dell’uomo è l’Uomo come Dio… Tutta l’arte contemporanea è falsa, non perché sia una copia, un’appropriazione, un simulacro od imitazione, ma perché manca della cruciale spinta di potere, emozione e passione. Tutto ciò che è umano è finto. Tutto ciò che è umano è falso. Non solo perché imbroglia e mente con facilità accattivante ed odia e uccide con velocità e determinazione, ma anche perché la nuova cyber-forma dell’uomo è l’Uomo come Dio».

(Elaine Sturtevant, 1999/2004)

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«NULLA È ORIGINALE. Rubate da ovunque risuoni originalità o stimoli la vostra immaginazione. Divorate film vecchi, film nuovi, musica, libri, dipinti, fotografie, poesie, sogni, conversazioni casuali, architettura, ponti, cartelli stradali, alberi, nuvole, corpi d’acqua, luci ed ombre. Selezionate soltanto le cose da cui rubare che parlano direttamente alla vostra anima. Se lo farete, il vostro lavoro, e rapina, saranno autentici. L’autenticità non si può valutare; l’originalità è impalpabile. E non vi preoccupate di mascherare il vostro furto – celebratelo se è quello che vi sentite di fare. In ogni caso, ricordate sempre ciò che disse Jean-Luc Godard: ‘Non importa da dove trai le cose, è dove le porti da lì in poi».

(Jim Jarmusch, 2002)

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