La prima volta che ho incontrato il digital artist Giorgio Ciccone, era circa un anno fa, durante una tipica giornata milanese. Chi ci è nato lo sa bene che il bianco è il colore del cielo e le sfumature del grigio-cemento sono il naturale set che ci circonda. Occhiali di design, una giacca sartoriale, un paio di sneakers e delle spille per impreziosire il rever: sembrava appena uscito da un film francese, con quell’allure spontaneamente chic e una sensibilità al dettaglio che ben pochi hanno al giorno d’oggi. Il suo aspetto non ha deluso le mie aspettative e ha dato un po’ di colore, con il suo entusiasmo, a quell’umido grigiore che stava penetrando nelle ossa.
Nei suoi discorsi non risulta mai mono-tono, proprio come nelle sue creazioni. Esprime se stesso attraverso un acuto uso del colore su tele e scatti fotografici, o realizzando short video che seguono il flusso emozionale. Romanticamente tecnologico, considera la vita come “un’opera d’arte, a colori pastello, che vale la pena raccontare attraverso il linguaggio digitale“. Digital Artist avant-garde, amante del cinema, della fotografia e del design, lo abbiamo intervistato per scoprire il punto in comune tra creatività e tecnologia.
Quando è iniziata questa love story tra film e moda?
Può sembrare banale, ma direi da sempre. Di un film mi ha sempre colpito la fotografia ed il costume, ho sempre studiato la ricerca e lo styling dietro ogni pellicola. Credo che queste due realtà siano strettamente collegate ed insieme alla musica sono fonte di ispirazione per le nuove tendenze. Basta pensare a quante tendenze siano strettamente legate o direttamente lanciate da film o serie Tv o icone del cinema che poi sono diventate icone moda. Credo che I Tenenbaum ne siano esempio lampante.
Short movie, messaggi emozionali che raccontano una “storia”. Si può ipotizzare un futuro dove le sfilate verranno sostituite da mini film?
Anche se strettamente collegate le due realtà, non riesco ad immaginare un futuro in cui le sfilate vengano sostituite da mini film. La sfilata è quel momento in cui una collezione prende vita, si riesce a percepirne la storia, i tessuti, la realizzazione; emozioni che solo il live show può trasmettere. Differentemente credo che gli short movie, le proiezioni, le produzioni video-sensoriali diventeranno sempre più accompagnamento necessario per uno show, esaltando la collezione stessa.
Lo short movie, si può definire l’ultimo step della cinematografia del linguaggio digitale?
Assolutamente sì! Se prendiamo come esempio le attività digital dei più importanti brand moda e non solo, anche design, food e beni di consumo, la maggior parte delle loro produzioni sono video. Le inserzioni pubblicitarie e le campagne adv sono quasi sempre short movie, perché il video riesce a suscitare più emozioni, coinvolgendo più sensi contemporaneamente.
Perché alla moda piace tanto questo nuovo linguaggio?
Perché dinamico, divertente, innovativo. Puoi reinterpretare lo stesso abito infinite volte, inventando infinite storie diverse. Inoltre credo che per un brand sia fondamentale trasmettere il proprio messaggio in maniera chiara ed efficace e le produzioni video lo permettono sicuramente. Penso alla comunicazione di Alessandro Michele e del suo pensiero creativo.
Veniamo a te. Anche tu utilizzi gli short movie su Instagram, un modo “nuovo” per raccontare sé attraverso le immagini, i suoni e la fotografia. Qual è la tua fonte d’ispirazione?
Traggo ispirazione dalla fotografia. Se trascorri una giornata con me ti accorgerai che ho sempre l’iPhone in mano e scatto angoli di strada, pezzi di cielo o di muro, selfie mezzi mossi che indicano volutamente il movimento. Ogni scatto racchiude in sé un sentimento, una sensazione che ho vissuto e spesso mi soffermo a fantasticare su quegli attimi più intensi e su come poter dare vita a quella esperienza. Così un po’ come fosse una terapia, mi leggo dentro, penso a quale canzone sarebbe stata perfetta per quel momento, quali colori c’erano attorno, chi ero io mentre coglievo quell’attimo. Unisco tutti i tasselli come fossero pezzi di un puzzle e creo…
Il colore è molto importante per la tua creatività. Che significato gli dai?
Il colore è alla base della mia creatività: il mio motto è ‘here to color your days‘. Di primo impatto sembra naturale pensare ad una realtà dai colori sgargianti ed allegri, ma dietro questa frase esprimo tutt’altro. Il colore è una componente fondamentale, ad esso son connesse sensazioni, emozioni, ricordi. Colorare le vostre giornate non significa solo schizzare d’arancio il vostro cielo o colorare d’azzurro il vostro mare, significa anche usare colori meno gioiosi e più malinconici. Colorare i vostri giorni significa dare un sentimento a quel momento, a quella giornata. Se prendiamo ad esempio le mie creazioni noterete che variano tra colori brillanti a patine biancastre dal gusto un po’ retró, seguendo il flusso delle mie giornate. Diverse sono le emozioni che provo e diversi saranno i colori che utilizzo, che sia in una foto, in un video o su una tela.
Facciamo una chiusura cinematografica. Qual è il tuo film preferito?
Ne avrei così tanti, ma concedimi di elencartene almeno due che sono stati fondamentali per la mia formazione. Il primo è Il Favoloso Mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet che mi ha ispirato e sensibilizzato nei confronti del mondo attorno a me, sembra un cliché ma ho imparato ad osservare la realtà da diverse angolazioni, il secondo è The Dreamers di Bernardo Bertolucci: la fotografia, l’intensità della storia, l’apertura mentale che supera gli schemi sociali mi hanno colpito e formato.
Intervista di Selene Oliva