In occasione di CantiereMemoria, la manifestazione che propone attività che spaziano dall’arte, al teatro, alla musica, la Casa della Memoria di Milano (Via Confalonieri, 14) domenica 17 dicembre (ore 19) apre le porte al pubblico per la proiezione gratuita de La Voce Di Mio Fratello, film documentario diretto da Andrea Bersani.
Il giovane regista, classe 1986, racconta la storia di Anna, cinque anni, e della sorella minore Sharon, due bambine dalla vivacità incontenibile. Le due dovrebbero avere anche un fratello maggiore, eppure non c’è. Da quando sono nate, Riccardo le accompagna attraverso mille storie raccontate dalla mamma Francesca e dal papà Massimo, ma sentirlo vicino è davvero difficile.
Durante un pomeriggio d’estate, però, accade una piccola magia: dal fondo di un armadio affiorano delle videocassette, piene di immagini girate almeno quindici anni prima. Anna e Sharon ora possono incontrare davvero il fratello, vederlo muoversi, e soprattutto udire la sua voce per la prima volta. La stagione delle vacanze si trasforma nella scoperta della storia di una famiglia, nell’intimità della loro casa, mentre fuori, nelle campagne sconfinate, si susseguono i rituali della semina e del raccolto.
Questo progetto non è solo il racconto di un capitolo della vita di Francesca, Massimo, Anna e Sharon, è anche la ragion d’essere di quel capitolo. Bersani ha avvertito la necessità di costruire insieme a loro questa esperienza per motivi molteplici: prima di tutto, mosso dal grande desiderio di raccontare lo splendore di persone umili, rare, generose e autentiche, custodi di un dolore immenso così come di un amore sconfinato per i loro figli.
Allo stesso tempo, il fatto che la coppia di genitori potesse presentare Riccardo ad Anna e Sharon attraverso materiali audiovisivi, nella tranquillità della loro casa, del loro salotto, sulla stessa tv dove ogni sera si guardano i cartoni animati, si è profilata subito come una sorta di “incredibile storia della porta accanto”, locuzione che comprende contemporaneamente un’accezione di assoluta ordinarietà e una di assoluta eccezionalità.
Gli stessi valori sono riscontrabili nella linea narrativa affidata ai contesti rurali, fatti di ritualità, che scandiscono lo scorrere del tempo e lo caricano di identità territoriali altamente simboliche. Ogni scena del film è stata disegnata con una forte componente situazionale, in modo tale che i fatti fossero liberi di compiersi al loro interno, scelta volta a preservare sia un codice registico sia le esigenze espressive e sentimentali delle persone coinvolte, in particolar modo delle bambine. Il film è profondamente solare, ma il buio è parte integrante della sua struttura, tra le righe, nascosto in piena luce.