Nel 2018 ci sono due ricorrenze che riguardano uno degli uomini più coraggiosi del nostro Paese, Peppino Impastato. Il 5 gennaio 1948, settant’anni fa, nasceva a Cinisi. Poco più che trentenne, il 9 Maggio 1978, venne assassinato nella sua città natale. Oggi vogliamo ricordare la sua eroica e straordinaria figura attraverso I Cento Passi, la toccante pellicola diretta nel 2000 da Marco Tullio Giordana con protagonista, nel ruolo di Impastato, un memorabile Luigi Lo Cascio.
A Cinisi, un piccolo paese siciliano non lontano da Palermo, la criminalità organizzata è la padrona assoluta del quotidiano di tutti, o per lo meno dei più. Controlla la politica, l’edilizia, l’economia e la pubblica amministrazione, gestisce gli appalti per l’aeroporto di Punta Raisi e il traffico della droga. Peppino Impastato (Luigi Lo Cascio) è un giovane giornalista e conduttore radiofonico che, nonostante appartenga ad una famiglia mafiosa, denuncia le collusioni tra mafia e politica attraverso Radio Aut.
Dopo la morte dello zio Cesare Manzella, esponente di spicco della mafia locale, Peppino decide di non assecondare nessuna delle “persone per bene” che tenevano in mano il paese di Cinisi e i territori limitrofi, dicendo No alla Mafia nonostante il padre Luigi abbia contatti diretti con Gaetano Badalamenti, capo indiscusso di Cosa Nostra negli anni Sessanta e Settanta. Ben presto, il giovane Peppino porta avanti numerose battaglie sociali e politiche, creando una radicale rottura con il padre che lo costringe a lasciare la sua città natale. Con un gruppo di amici, fonda una radio indipendente, quella Radio Aut attraverso cui non risparmia improperi, accuse e denunce nei confronti dei mafiosi locali e del loro operato con l’arma più dissacrante esistente, quale la satira e l’ironia.
I Cento Passi non è un film di propaganda, ma di forte impegno civile che cerca costantemente di ricordarci che la lotta alla criminalità organizzata non appartiene a una precisa “parte” politica, bensì a ognuno di noi. È un film sul conflitto che nasce in primis in famiglia per poi coinvolgere un intero paese; è un film sulla disillusione e anche sulla vergogna di appartenere allo stesso sangue. Quella di Giordana è una pellicola che racconta la verità, senza spiegarla ma sbattendola in faccia allo spettatore, esattamente come la vita che entra senza bussare rendendo ognuno di noi protagonista della propria esistenza. È un film su quanto i giovani del ’68 hanno fatto, sulle loro utopie, sul loro coraggio di sfidare il mondo che li circondava per cercare di cambiarlo.
Non c’è modo migliore di arrivare all’essenza del film se non con le stesse parole di Claudio Fava: “Tra la casa di Peppino Impastato e quella di Gaetano Badalamenti ci sono cento passi. Li ho consumati per la prima volta in un pomeriggio di gennaio, con uno scirocco gelido che lavava i marciapiedi e gonfiava i vestiti. Mi ricordo un cielo opprimente e la strada bianca che tagliava il paese in tutta la sua lunghezza, dal mare fino alle prime pietre del monte Pecoraro. Cento passi, cento secondi: provai a contarli e pensai a Peppino. A quante volte era passato davanti alle persiane di Don Tano quando ancora non sapeva come sarebbe finita. Pensai a Peppino, con i pugni in tasca, tra quelle case, perduto con i suoi fantasmi. Infine pensai che è facile morire in fondo alla Sicilia”.
La criminalità organizzata non riguarda solo la Sicilia e il Sud Italia. Riguarda tutto il Paese. Qualcosa rispetto a quella notte tra l’8 e 9 maggio 1978 è cambiato, ma molto altro ancora attende ognuno di noi. Molto si deve all’esempio di persone come Peppino, alla loro fantasia, al loro dolore, alla loro allegra disobbedienza, al loro non piegarsi mai.
“Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!”
Luigi Lo Cascio – Peppino Impastato
Giulia Farneti