Oggi la Fondazione MAST ha inaugurato a Bologna (MAST Gallery, via Speranza 42) la mostra – aperta dal 1° febbraio al 1° maggio 2018 – dei finalisti del concorso GD4PhotoArt che da quest’anno si chiama MAST Foundation For Photography Grant On Industry And Work. La selezione biennale di giovani fotografi promossa dalla Fondazione MAST, ha lo scopo di documentare e sostenere l’attività di ricerca sull’immagine dell’industria, le trasformazioni che questa induce nella società e nel territorio, il ruolo del lavoro per lo sviluppo economico e produttivo. Giunto quest’anno alla quinta edizione, il concorso è nato per promuovere l’attività fotografica delle nuove generazioni di artisti sul tema del lavoro e dell’industria.
Visualizzare la realtà
La mostra è curata da Urs Stahel, direttore della collezione di fotografia industriale di Fondazione MAST: “con questo concorso vogliamo sostenere l’indagine di giovani artisti e fotografi sui temi dell’industria, della tecnologia, del territorio e del lavoro. Dobbiamo continuamente prendere atto di quanto siano scarse le nostre conoscenze sul mondo dell’invenzione e della scoperta scientifica, la progettazione, la produzione, il marketing e la vendita di macchine e prodotti, di quanto siano limitate la diffusione e la circolazione di immagini provenienti da questi settori. Tanto più importante ed essenziale diventa allora visualizzare queste realtà: solo restituendole attraverso le immagini possiamo tentare di seguirne i percorsi, di comprendere le novità e il futuro della ricerca, dello sviluppo e della produzione. E la comprensione del mondo è condizione primaria ed essenziale per l’esistenza di un cittadino adulto e responsabile in una società libera e democratica”.
L’esposizione vede protagonisti gli scatti (realizzati appositamente per il concorso) di quattro giovani fotografi: i vincitori, ex aequo, Sara Cwynar (Canada) e Sohei Nishino (Giappone) e gli altri due finalisti, Mari Bastashevski (Russia), e Cristobal Olivares (Cile).
Colour Factory di Sara Cwynar
Sara Cwynar (Canada), in Colour Factory, che comprende un cortometraggio e diversi lavori fotografici, si serve di vari artefatti per esaminare in dettaglio i sistemi profondamente radicati che inconsciamente guidano i nostri comportamenti come consumatori di immagini e prodotti commerciali. Il suo maggior interesse è “il modo in cui le immagini con il tempo si trasformano, si accumulano, perdurano e cambiano di significato e valore”. Il suo lavoro riguarda le ingrate tradizioni della bellezza nei confronti delle donne e dei loro sforzi per migliorare o manipolare il proprio aspetto.
Il Po di Sohei Nishino
Sohei Nishino (Giappone) reduce da diversi viaggi in tutto il mondo di cui individua il fulcro nell’acqua, presenta un progetto intitolato Il Po, un reportage sul corso del fiume Po dalla sorgente al Delta. Partendo dal Monviso, è sceso a Torino e ha viaggiato verso l’Adriatico, incontrando sul lungofiume gente e paesaggi molto vari: pescatori, bambini, donne, sì è confuso tra di loro ascoltandone le storie e scattando moltissime fotografie. Tornato in Giappone ha sviluppato centinaia di rullini, tagliandoli e incollandoli su una gigantesca tela. Ne ricava un paesaggio deformato, dove il Po serpeggia come se fosse vivo. Nishino mescola le due forme, combina micro- e macroprospettiva fino a ricavare un’indagine e una rappresentazione vivacissima e poetica del fiume, inteso come condizione fondamentale per l’esistenza di un insediamento e persino per ogni forma di vita umana.
Emergency Managers di Mari Bastashevski
Mari Bastashevski (nata in Russia, vive tra Danimarca e Svizzera) ha realizzato il progetto Emergency Managers [Manager dell’Emergenza], con cui affronta il tema della crisi idrica della città di Flint, che ebbe inizio nel 2013-2014, quando le fonti di approvvigionamento dell’acqua potabile furono trasferite da Detroit alla città stessa e al fiume Flint. La cessazione del contratto di fornitura in vigore da anni con Detroit e il passaggio a una rete propria furono progettati e realizzati in modo così sconsiderato che una parte della popolazione afroamericana fu contaminata dal piombo. Nel suo lavoro, Bastashevski discute varie forme di gestione delle crisi sul lungo periodo, che si rivelano tutte a vantaggio dei manager dello stato di crisi, dei funzionari pubblici e dei gruppi industriali che ad essi sono legati.
The Desert di Cristobal Olivares
Il progetto The Desert [Il Deserto] di Cristobal Olivares ha per tema i fenomeni migratori in atto dalla Repubblica Domenicana verso il Cile. Sembra che circa 30.000 persone abbiano già lasciato la loro terra e che circa 15.000 di loro siano entrati illegalmente in Cile. Olivares ingrandisce le sue fotografie di paesaggio, spesso vuote, e ne fa degli sfondi che vengono appesi direttamente alla parete. Sopra, di fianco o accanto, inserisce i piccoli ritratti incorniciati dei migranti, a cui l’autore dà la parola nei suoi video.
Cristobal Olivares scrive: “ai dominicani viene richiesto un visto speciale per entrare come turisti, e questo li rende facili prede dei trafficanti, da cui sistematicamente vengono ingannati, derubati e abusati psicologicamente e sessualmente. La maggior parte viene intercettata nel paese d’origine tramite offerte di viaggio che comprendono visti contraffatti, itinerari di dieci giorni tra voli in aereo, bus e lunghi percorsi a piedi attraverso il deserto, ai confini tra Perù, Bolivia e Cile, dove le principali minacce sono costituite da campi minati, da montagne che superano i 3800 metri di altitudine e dalle temperature estreme, sia di giorno sia di notte”.
Ingresso gratuito
Orari di apertura: Martedì – Domenica ore 10.00 – 19.00
Info: www.mast.org