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Colazione da Tiffany, dopo 60 anni vive ancora il sogno descritto da Truman Capote

Sulle note di Henri Mancini, con l’ultimo torpore della notte, vestita di un tubino nero senza maniche e un paio d’occhiali da sole (anch’essi neri), scende dal taxi una giovane donna. Col passo felpato di una gatta, leggero ma deciso, si avvicina alla vetrina di un noto gioielliere newyorchese. Tira fuori dal sacchetto, che tiene ben stretto al petto, un cornetto. E così, inizia a gustarlo, in compagnia di quei preziosi monili che luccicano alle prime luci dell’alba sulla Fifth Avenue. È tutto perfetto, perché “niente di brutto può accadere da Tiffany”.

Colazione da Tiffany

Colazione da Tiffany

Come molti hanno colto dai più piccoli dettagli, quella descritta è la sequenza iniziale del film del 1961, Colazione da Tiffany, tratto dall’omonimo libro di Truman Capote, pubblicato per la prima volta su Esquire nel 1968. Ebbene sì, la frizzante e sofisticata Holly Golightly, “la gattina più eccitante che la macchina da scrivere di Truman Capote abbia mai creato” (Times), compie proprio quest’anno 60 anni. Proprio in occasione di questo importante anniversario il Salone Internazionale del Libro di Torino ha dedicato un’importante tavola rotonda per ricordare questa eroina così contemporanea che ha rubato il cuore di milioni di fanciulle (il prossimo 11 maggio, ore 10, al Museo del Risorgimento)

British actress Audrey Hepburn on the set of Breakfast at Tiffany's, based on the novel by Truman Capote and directed by Blake Edwards. (Photo by Paramount Pictures/Sunset Boulevard/Corbis via Getty Images)

Audrey Hepburn (Photo by Paramount Pictures/Sunset Boulevard/Corbis via Getty Images)

Il padre di questo successo è stato sicuramente Truman Capote, la cui penna è riconosciuta come una delle migliori espressioni della letteratura americana, capace di raccontare il sogno di Tiffany & Co.. Ma non possiamo non ricordare la vera madrina, una giovanissima Audrey Hepburn nei panni di Holly Golightly innamorata del disilluso scrittore. La pellicola di Blake Edwards consacrò la sua dote quanto il suo stile.

Colazione da Tiffany 3

Sin dalla prima sequenza, Audrey Hepburn incarna un preciso stile, quello di una donna elegante e sofisticata, attenta ad ogni dettaglio senza troppe ridondanze. Un’immagine così forte che va oltre la moda e scrive con acuta precisione la storia dello stile. A costruire il mito di Audrey Hepburn fu il couturier francese Hubert de Givenchy.

NEW YORK - 1961: Actress Audrey Hepburn poses for a publicity still for the Paramount Pictures film 'Breakfast at Tiffany's' in 1961 in New York City, New York. (Photo by Donaldson Collection/Michael Ochs Archives/Getty Images)

NEW YORK – 1961: Actress Audrey Hepburn poses for a publicity still for the Paramount Pictures film ‘Breakfast at Tiffany’s’ in 1961 in New York City, New York. (Photo by Donaldson Collection/Michael Ochs Archives/Getty Images)

Musa e amica dello stilista, conosciuti sul set, Audrey Hepburn divenne l’ambasciatrice dello stile Givenchy, sul grande schermo così come nelle apparizioni pubbliche o momenti privati. Porta infatti la sua firma il completo color rosa indossato dall’attrice in occasione del suo secondo matrimonio nel 1969, così come l’abito rosso in Sabrina o il tubino nero in Colazione da Tiffany.

British actress Audrey Hepburn on the set of Breakfast at Tiffany's, based on the novel by Truman Capote and directed by Blake Edwards. (Photo by Paramount Pictures/Sunset Boulevard/Corbis via Getty Images)

British actress Audrey Hepburn on the set of Breakfast at Tiffany’s, based on the novel by Truman Capote and directed by Blake Edwards. (Photo by Paramount Pictures/Sunset Boulevard/Corbis via Getty Images)

Immagini iconiche che diventano subito un prezioso testamento stilistico, dove l’abito trova una stretta e importante relazione con chi lo indossa, interpreta. Sodalizio sartoriale che anche dopo quasi 60 anni continua a nutrire il mito di questo romanzo di Truman Capote.

Selene Oliva

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