Dopo Babysitting (1 e 2) e Alibi.Com, la coppia comica formata da Tarek Boudali e Philippe Lacheau mercoledì 20 giugno torna sul grande schermo con Sposami, Stupido! Una commedia divertente diretta dallo stesso Tarek Boudali.
Una sveglia che non suona può far perdere un visto: è così che Yassine (Tarek Boudali), da poco trasferitosi dal Marocco a Parigi per diventare architetto, si addormenta da studente modello e si risveglia da immigrato illegale in Francia. Dopo aver tentato l’impossibile resta un’unica soluzione: sposare il suo migliore amico Fred (Philippe Lacheau). Ma proprio quando il giovane crede di aver risolto tutti i suoi guai, un ispettore tenace decide di indagare sulla coppia per verificare che non si tratti di un matrimonio truffa.
Vi presentiamo qui sotto un estratto dell’intervista rilasciata da Tarek Boudali.
Tarek, com’è nata l’idea di Sposami Stupido?
L’idea è nata circa tre anni fa, quando stava per essere approvata la legge sul matrimonio gay. Ho pensato che per chi volesse ricorrere a un matrimonio truffa, questa cosa avrebbe aperto la strada a nuove possibilità. Partendo da questa idea ho immaginato che se mi fossi ritrovato senza un regolare permesso avrei chiesto aiuto al mio migliore amico. E così ho pensato che avrei potuto utilizzare questa idea per realizzare una commedia. Ho raccontato il soggetto ai miei amici per sapere cosa ne avrebbero pensato – per me la loro opinione è molto importante – e loro mi hanno detto che era un’ottima idea, che era molto divertente. Questo mi ha molto incoraggiato e così ho iniziato a scrivere la sceneggiatura. Ho cominciato a scriverla da solo. Quando poi ho avuto un’idea più chiara della storia, dei personaggi e dei diversi avvenimenti, ho chiesto aiuto a tre co-sceneggiatori: Nadia Lakhdar, Khaled Amara e Pierre Dudan. E alla fine abbiamo scritto la sceneggiatura in quattro.
Avete frequentato la comunità gay per scrivere la sceneggiatura? Avete fatto delle ricerche?
Non ho fatto nessuna ricerca particolare! In fondo, non dovevo fare un documentario. Questa è una commedia, quindi tutto è molto esasperato ed esagerato. La cosa interessante del film è il punto di vista dei personaggi principali, Yassine e Fred. Sono due ragazzi davvero ingenui e noi ridiamo di loro perché sono totalmente imbranati! È questa la cosa buffa: la loro ingenuità. Sono come quei francesi che dicono: «Ah! Gli omosessuali sicuramente hanno un cagnolino, gli omosessuali di certo sono in questo modo, oppure in quest’altro modo…». Sono loro due l’espediente comico del film. Era importante che all’inizio del film Yassine e Fred apparissero come degli ingenui e che rappresentassero dei cliché, affinché potessero evolvere e capire che il mondo omosessuale non è come lo immaginavano loro.
Chi sono Yassine e Fred?
Yassine è un ragazzo gentile che non vuole fare del male a nessuno. Per questa ragione si ritrova a mentire alla sua famiglia e lascia la sua ragazza. È il tipo di persona che preferisce fuggire piuttosto che affrontare i suoi fallimenti. Viviamo in un’epoca in cui le apparenze sono fondamentali, perciò non riesce ad ammettere di aver fallito. Fred all’inizio del film è un fannullone che convive con Charlotte Gabris (Lisa). Non ha progetti di coppia, né aspirazioni professionali e improvvisamente decide di aiutare il suo amico, sposandosi con lui. Si lascia coinvolgere dalla situazione e per la prima volta nella sua vita si sente realmente motivato a fare qualcosa. Forse è anche un po’ troppo motivato in alcuni momenti… Per lui questa sarà una vera rivelazione, sarà qualcosa di estremamente positivo che lo cambierà radicalmente. Lui è un po’ ingenuo, un po’ impacciato e spensierato, è questo che lo spinge verso le situazioni più assurde.
Non temete la reazione della comunità omosessuale?
Quando realizziamo un film cerchiamo sempre di evitare di ferire i sentimenti delle persone. Anzi, piuttosto lo humour dovrebbe servire a unire le persone. Perciò per me era molto importante non ferire nessuno, né gli omosessuali né i clandestini. Al contrario, io desidero che le persone possano ritrovarsi insieme nella stessa sala cinematografica a ridere delle stesse battute.