Tratto da una storia vera e già campione di incassi in Francia, giovedì 28 giugno arriva nelle sale italiane La Truffa Del Secolo, il nuovo thriller diretto da Olivier Marchal con protagonisti Gerard Depardieu e Benoît Magimel.
Minacciato di perdere la propria azienda, Antoine Roca (Benoît Magimel), un uomo comune, mette a punto una truffa che diventerà il colpo del secolo. Catturato dalla criminalità organizzata, dovrà far fronte a tradimenti, omicidi e regolamenti di conti.
Riportiamo di seguito un estratto dell’intervista rilasciata dal regista Olivier Marchal.
La Truffa Del Secolo è il suo 5° film da regista. Esiste comunque una costante nel suo modo di fare cinema, la voglia e il talento di perpetrare una tradizione del del polar noir che ormai non si pratica più e a cui Melville, Verneuil o Corneau hanno apposto un marchio di distinzione. Lei aggiunge anche in questo film un tocco familiare…
È molto gentile da parte sua, ma non ho questa pretesa, lungi da me! Lei sa che sono una persona che dubita costantemente, con complessi enormi. Quando un mio film esce sugli schermi, anche leggendo il mio nome sul manifesto, non riesco sempre ad accettare che sono proprio io ad averlo realizzato… In fondo, e senza falsa modestia, resto il figlio del pasticciere di La Teste, l’ex poliziotto diventato attore in TV, e ogni volta mi dico che il film è brutto, che avrei dovuto farlo meglio. Con La Truffa Del Secolo, ho cercato di trasformare l’eleganza in immagine, girando ad esempio diversi piani sequenza, ritenendo che il soggetto lo giustificasse.
Come diceva prima, La Truffa Del Secolo è un polar, un film noir, ma si ispira ad una vera e gigantesca truffa finanziaria alla tassa sul carbonio. Conosceva già la questione prima di interessarsi al progetto?
Direi molto vagamente. In realtà, non mi interessano granché i truffatori. Le canaglie, i rapinatori, loro mi affascinano perché credo che nonostante tutto ci voglia del coraggio per scegliere una vita simile. Quindi avevo seguito da molto lontano questo caso di truffa europea alla tassa sul carbonio. Preparando il film, ho davvero scoperto i vari risvolti del fascicolo e ho capito che si è trattata di un’estorsione decisamente brillante, ma anche molto complessa. Ho capito subito che era necessario semplificare le cose per far sì che lo spettatore non si perdesse in meandri incomprensibili e ancora una volta poco interessanti in ragione della personalità di coloro che avevano messo a punto questo meccanismo. Il nostro approccio è consistito nel trasporre il soggetto nell’universo di un piccolo imprenditore (Antoine Roca, interpretato da Benoît Magimel), sul punto di perdere la propria azienda a causa delle tasse e delle imposte, ma che scopre che la legge può consentirgli, aggirandola, di salvare la sua attività fregando lo Stato!
Questo personaggio porta in sé, sin dall’inizio del film, un destino tragico poiché si sa da subito che le cose sono andate male. È un po’ la storia del tipo che si trova nel posto sbagliato, al momento sbagliato e con le persone sbagliate!
Assolutamente. Il film si è distaccato dal fatto originale, mantenendo però 4 o 5 eventi principali che sono accaduti davvero. È il caso del rapporto di Roca con il suocero (Gérard Depardieu), con sua moglie (Carole Brana) o con la donna che entrerà nella sua vita (Laura Smet), ma per me l’intero svolgimento non doveva essere morale. Questa truffa finanziaria è stata sicuramente brillante (si parla di 1 miliardo e 800 milioni di euro sottratti in Francia e di quasi otto miliardi a livello europeo!), ma i suoi effetti sono ricaduti sui contribuenti mediante le imposte, quindi era totalmente fuori questione che io potessi in qualche modo legittimare le azioni di gente simile Queste persone, di fatto, non avevano alcun problema di soldi: hanno semplicemente agito per il piacere del gioco, per divertirsi e per accumulare ancora più denaro. Era per me più interessante incentrare la vicenda attorno ad un imprenditore sull’orlo del lastrico, che all’inizio vuole solo uscirne e mantenere i suoi 35 dipendenti, ma che col tempo si lascerà consumare da questa fortuna improvvisa, dalle sue nuove relazioni notturne, dal poker per poi, alla fine, sprofondare. Quindi sì, finisce male, ma non poteva essere altrimenti.
Fermiamoci un attimo su questo tema del denaro. Antoine Roca vede cambiare la sua vita dall’oggi al domani, quando dirotta somme folli, ma prima di questo, i suoi rapporti, con il suocero, ad esempio, girano già intorno alla riuscita finanziaria…
È la frase di Horace che apre i titoli di testa del film: “Prima guadagna i soldi, la virtù verrà dopo!” All’inizio, il personaggio di Benoît è un bravo ragazzo, ma ha cambiato ambiente e atteggiamento lasciandosi inebriare dal denaro. C’è questa scena con sua madre (Catherine Arditi) che lo riporta alle sue origini di figlio di operaio, dove lei gli dice che suo padre non avrebbe mai agito come lui per dar da mangiare alla propria famiglia. Pensi che nella realtà, i veri truffatori del caso in questione si sono intascati 500.000 euro al giorno! Di fronte a questa manna, Roca ritorna ad essere come un ragazzino e si dà al gioco d’azzardo con i suoi amici, fino a quando si unisce a persone che sono vere e proprie canaglie, pericolose.
Il suo cinema si basa peraltro spesso su un mondo molto maschile, ma i personaggi femminili sono comunque sempre importanti.
Sono profondamente persuaso dal fatto che un uomo si costruisca grazie a una donna e che si distrugga a causa sua… Sfortunatamente e fortunatamente al contempo, le donne sono la sola ragione per cui vale la pena alzarsi il mattino! Io le adoro e le rispetto profondamente. Di fronte a lei, divento un ragazzino ! Per me, tutta la stupidaggine del mondo viene dagli uomini: sono poche le donne responsabili del caos che ci circonda. La loro presenza mi rassicura e per me, sono sempre state grandi sorelle, amanti, maestre, esseri che mi hanno fatto andare avanti avvertendomi quando dicevo sciocchezze e generalmente, avevano ragione!
Parliamo di Gérard Depardieu. Sullo schermo tra lui e Magimel c’è come uno scontro di generazioni al contempo forte e commovente.
Gérard prova un grande affetto per Benoît. Anche lui è a pezzi e (anche se non bisogna piangere sulla sorte degli attori perché ovunque c’è gente che soffre e spesso molto di più) i suoi dolori mi sconvolgono. Credo che Gerard abbia trasferito a Benoît molto di ciò che sentiva per Guillaume. Quando si leggono i suoi testi, si ascoltano le sue canzoni o si guardano i film che ci hanno lasciato, ci si rende conto del talento che aveva e della tragedia della sua vita. In questo, Benoît è come un figlio del cinema per Depardieu.