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Carla Simòn, ricordi ed emozioni nella Estate 1993

Presentato alla 67. Berlinale, nella sezione Generation, giovedì 5 luglio Wanted porta nelle nostre sale Estate 1993, il film scritto e diretto da Carla Simòn con Laila Artigas, Paila Robles, Bruna Cusì, David Verdaguer e Fermi Reixacha.


Spagna, estate 1993. Dopo la morte dei genitori Frida (Laila Artigas), una bambina di sei anni, passa la sua prima estate con la nuova famiglia adottiva nella provincia Catalana. In campagna tutto è una sfida: il tempo scorre diversamente nella nuova casa e la natura che la circonda è misteriosa. Ora Frida ha anche una sorella di cui prendersi cura e deve fare i conti con sentimenti come la gelosia.

A volte, è convinta che fuggire sia la soluzione migliore ai suoi problemi. Lo zio e la zia, i suoi affidatari, fanno ciò che possono per raggiungere un nuovo, seppur fragile, equilibrio e portare la normalità nella vita quotidiana. Prima della fine dell’estate la piccola dovrà farei i conti con le proprie emozioni e i suoi nuovi genitori imparare ad amarla come una figlia.

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Ecco l’intervista rilasciata dalla regista Carla Simòn.

Il film è ispirato alla tua personale esperienza. Questo ha reso più facile o più difficile scrivere e dirigere il film?

Ho raccontato la mia storia così tante volte che è diventata come una leggenda, qualcosa che è successo ma allo stesso tempo sembra una favola. Ricordi, storie di famiglia, immaginazione, tutto si è confuso nella mia mente quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura. È stato abbastanza facile mettere insieme una prima bozza, perché ho trascritto immagini che avevo dentro, tuttavia è stato più difficile dare una sorta di struttura a tutti questi immagini. Ecco perché ho deciso di preservare questa sensazione di “piccoli momenti”, uno dopo l’altro disegnano qualcosa simile a quello che è stata la prima estate con la mia nuova famiglia. A volte mi sono chiesta perché raccontare qualcosa di tanto personale, ma non appena ho finito la sceneggiatura ho capito quanto questo mi abbia aiutato a conoscere la mia famiglia, perché il processo di scrittura mi ha fatto guardare la storia dal punto di vista di ogni personaggio. Stavo dirigendo il film quando ho però sentito la necessità di prendere una certa distanza dalla mia esperienza. Se volevo delle performance realistiche non potevo ricreare esattamente il miei ricordi.

Quanto è importante il fatto che il film sia ambientato in Catalogna e negli anni ’90?

Per me è stato molto importante girare nei luoghi in cui mi sono trasferita quando avevo sei anni. È come se questa storia non potesse essere girata in nessun altro posto. È stato bello filmare in luoghi che conosco molto bene: da bambina giocavo nel casa in cui abbiamo girato il film, da adolescente ho passato lunghe ore con i miei amici nelle piazze del villaggio e i miei nuovi genitori hanno lavorato nella piscina che abbiamo usato come location. Inoltre, i personaggi del film sono ispirati alla mia famiglia che è nata e cresciuta in Catalogna. Gli anni ’90 poi è il periodo in cui ho vissuto la mia infanzia e recuperare i giochi e i vestiti dell’epoca ha risvegliato molti ricordi in me e nella maggior parte dei membri della troupe.

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Il film fa riflettere il pubblico sulle relazioni familiari, sei d’accordo?

Sì. La famiglia è la famiglia e difficilmente ci interroghiamo sulle radici di queste relazioni, loro fondamentalmente sono così. Tuttavia, per Frida e la sua nuova famiglia non è così ovvio. Estate 1993 è una riflessione sulle relazioni familiari attraverso l’osservazione di come una famiglia deve essere ricostruita. Ad un tratto, uno zio, una zia e una cugina devono trasformarsi in un padre, una madre e una sorella. Diventano una famiglia all’improvviso e devono creare, o meglio, trasformare un rapporto già esistente. Frida deve trovare il proprio posto in famiglia, mentre gli zii devono imparare ad amarla come una figlia.

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