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La Scelta Impossibile – Intervista a Giuseppe Di Giorgio: “Redimersi e dire no alla criminalità è possibile”

Dal 26 al 31 luglio, nel circuito Movie Planet (in fondo all’articolo il calendario) arriva La Scelta Impossibile, il film ideato, prodotto e interpretato da Giuseppe Di Giorgio. Una pellicola indipendente ricca di tematiche sociali che ha visto la regia di Samuele Dalò e un cast composto da: Nathalie Caldonazzo, Marco Di Stefano, Enzo Stasino, Manuela Malaga, Lorenzo Marangon, Marco Savio, Tommaso Basili, Valentina Carrino e Ruben Mevoli.

Amore, crisi, crimine, entusiasmi, tribolazioni, valori morali ed economici attendono il protagonista Ivan Coletta (Giuseppe Di Giorgio) che, attraverso la suascelta di collaborare con la giustizia, aiuterà le forze dell’ordine a sgominare la banda di malavitosi capeggiata dal Boss Massimo Ricciardi (Enzo Stasino). Lo attende un percorso interiore lungo e tortuoso al di fuori della criminalità organizzata. Nuove conoscenze, intense esperienze e forti emozioni affiancheranno il suo percorso mettendo alla prova il suo carattere, la sua sensibilità ed i suoi sentimenti. Ma il passato riaffiora in mille modi e Ivan Coletta, trovandosi ad un bivio, dovrà fare i conti con una scelta ben precisa: “La Scelta Impossibile”.

Ed è proprio La Scelta Impossibile il titolo di questo film che propone temi importanti. Uno su tutto: dire no alla criminalità. Un messaggio che conferisce alla pellicola un rilevante valore sociale. Ne abbiamo parlato con il protagonista, Giuseppe Di Giorgio.

Esce al cinema, nel circuito Movieplanet, La Scelta Impossibile. Ti chiedo subito come è nato questo film che hai scritto, prodotto e anche interpretato da protagonista?

Il film nasce principalmente dalla mia volontà di fare arte e comunicare quanto è difficile realizzare qualcosa nel settore dello spettacolo soprattutto se si parte da zero. Bisogna principalmente avere le seguenti basi: coraggio, passione, dedizione, forza, professionalità e tanta preparazione artistica. Se si hanno queste cose si possono coinvolgere e far innamorare tutte le figure, tecniche e artistiche, fondamentali per realizzare un film. Io mi reputo fortunato perché ci sono riuscito con i miei due film. Prima di questo in uscita avevo girato, sempre nella città di Pavia, con mio nipote Paolo Cenisio, La Giusta Scelta: un piccolo progetto che comunque ha riscosso un discreto successo e mi ha permesso di scrivere il seguito intitolandolo La Scelta Impossibile. Ci tengo a precisare che pur essendo il sequel questo film cammina da solo e non ha bisogno di collegarsi al primo anzi, nel suo interno, assieme allo sceneggiatore Roberto Attolini, abbiano fatto in modo che si potessero lasciare aperti i vari temi trattati per creare la possibilità di fare, in futuro, un’eventuale serie.

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Parliamo di Ivan Coletta, il tuo personaggio. Come lo hai costruito? Cosa gli hai regalato di te stesso per interpretarlo?

Ivan Coletta è un uomo intenso, dolce e profondo, che nella vita ha sofferto le pene dell’inferno, è cresciuto da solo, con la presenza sporadica della madre. Ha fatto la strada, in tutti i sensi, ha conosciuto la fame, la fede e la voglia di riscattarsi. È un uomo fragile ma allo stesso tempo pieno d’amore sincero. Ha sempre avuto la forza di reagire per non far spegnere la sua vita evitando di affidarla alle persone sbagliate. Ha sempre lottato per la giustizia opponendosi e invertendo qualsiasi situazione in positivo. È un uomo pricipalmente distrutto perché ha perso la famiglia e anche la persona più importante della sua vita: la moglie Roberta. Di me gli ho regalato l’anima, la passione e l’amore viscerale per questo mestiere ma soprattutto tutto ciò che rimane legato alla sofferenza del mio passato, in poche parole, pur non avendo mai avuto a che fare con la criminalità organizzata, Ivan Coletta rispecchia a pieno i miei sentimenti in questo film.

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La criminalità organizzata, la malavita, il malaffare. Tutte piaghe della nostra società che con questo film hai voluto condannare. Ed è proprio questo uno dei valori del film, la sua rilevanza sociale, la sua capacità di denunciare. Perché hai scelto questo tema? La criminalità è davvero un male invincibile per il nostro Paese?

Ho scelto questo tema perché stiamo parlando di attualità e non di fantasia d’autore, ogni messaggio scritto ha il suo peso, ma a volte non ci rendiamo conto di cosa realmente scriviamo e soprattutto del peso reale che ha. Il messaggio principale è che la criminalità non è invincibile, tutt’altro, è vincibile con la denuncia, la collaborazione, la solidarietà, la fiducia e ridando valore alle cose che veramente lo hanno: la famiglia, l’amore, l’amicizia, la fede e tutto ciò che si raggiunge affidandosi a chi di dovere. Per me era importante dare un messaggio relativo alla possibilità per tutti di avere una seconda opportunità di riscatto dai propri errori. Un messaggio di speranza importante in questo tempo di disperazione e contraddizione.

Sei siciliano di nascita, ma pavese d’adozione. Quasi tutto il film lo hai girato proprio a Pavia, la mia città. Secondo te è solo un’ambientazione o anche un vero e proprio personaggio?

Tutta l’Italia avrebbe potuto fare da sfondo agli argomenti trattati nel film. Ho scelto Pavia perché si presta scenograficamente e fotograficamente e poi perché desideravo riportare il cinema in questa città a distanza di quasi 30 anni dall’ultimo film d’autore girato qui. Per adesso penso solo ad un’ambientazione un giorno magari potrei cambiare idea.

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Siamo nel 2018, ancora immersi in un’epoca complessa e incerta. E le “scelte impossibili”, purtroppo, ci toccano sempre più spesso. Visto che il cinema è un mezzo potentissimo, che messaggio vuole lanciare agli spettatori? Quanto è importante poter scegliere nella propria vita?

Il messaggio che desidero mandare al pubblico è quello di essere sempre se stessi, di affidarsi a chi di dovere, di non farsi la legge da soli, di non giudicare e di scegliere liberamente perché è importante quanto fondamentale. Poi penso che le nostre “Menti” siano paragonabili al mezzo potentissimo del cinema e spero tanto che un giorno saranno in grado di “abolire” la nomea e il pregiudizio perché le reputo le bestie nere di questa società. Il cinema ci permette di comunicare, ognuno lo fa a modo proprio, io desidero farlo “in punta di piedi”, con la speranza che possa aiutare a capire, amare, rispettare e soprattutto accogliere tra noi il prossimo come noi stessi.

Intervista di Giacomo Aricò


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