Oggi e domani la 75. Mostra del Cinema di Venezia celebrerà la monumentale figura di Orson Welles. In data odierna verrà presentato – Fuori Concorso – The Other Side of the Wind, opere incompiuta che Welles, tra il 1970 e il 1976, girò insieme a registi ed amici quali Peter Bogdanovich, John Huston, Norman Foster, Susan Strasberg, Oja Kodar (sua compagna in quel periodo) e Joseph McBride. Come accaduto spesso nella sua carriera, la produzione venne sospesa molte volte a causa dei finanziamenti che venivano a mancare.
The Other Side of the Wind
Nel 1970 il leggendario regista Orson Welles cominciò a girare quella che sarebbe stata la sua ultima opera cinematografica. Afflitta da problemi finanziari, la produzione continuò a fatica fino al 1976, diventando molto nota tra gli addetti ai lavori, senza comunque essere terminata né distribuita. Più di mille rulli restarono abbandonati in un deposito di Parigi fino a marzo 2017, quando il produttore Frank Marshall (che era direttore di produzione con Welles al tempo delle prime riprese) e Filip Jan Rymsza riunirono gli sforzi affinché il progetto di Welles fosse completato, a più di trent’anni dalla sua morte.
Il film ha una nuova colonna sonora composta dal premio Oscar Michel Legrand ed è stato montato da un team tecnico in cui è presente anche il premio Oscar Bob Murawski. The Other Side of the Wind racconta del famoso cineasta J.J. “Jake” Hannaford che ritorna a Hollywood, dopo anni di esilio volontario in Europa, con l’idea di portare a termine l’innovativo film che segnerà la sua rentrée. Una satira del classico sistema degli studi cinematografici, ma anche del nuovo ordine che all’epoca stava minacciando il vecchio, l’ultimo film di Welles è un’affascinante macchina del tempo di un’epoca del cinema ormai lontana, ma anche il tanto atteso “nuovo” film di un indiscusso maestro di quest’arte.
They’ll Love Me When I’m Dead
Collegato a The Other Side of the Wind, domani verrà invece presentato – Fuori Concorso – They’ll Love Me When I’m Dead, il documentario di Morgan Neville. Si tratta della storia provocatoria degli ultimi quindici anni di vita del leggendario regista Orson Welles. Non più l’enfant prodige di Citizen Kane, nel 1970 era un artista in esilio impegnato a fare ritorno a Hollywood con The Other Side of the Wind, un film incentrato su un vecchio regista che cerca di portare a termine il suo ultimo grande film. Girando clandestinamente con una devota troupe di giovani sognatori, Welles fronteggiò il destino e i problemi di finanziamento.
Morì nel 1985, lasciando come unico testamento il più famoso film incompleto nella storia del cinema. Il negativo è rimasto in un caveau fino ad oggi. Con i nuovi, rivelatori contributi dei collaboratori di Welles (i già citati Peter Bogdanovich, Frank Marshall, Oja Kodar e Beatrice Welles), They’ll Love Me When I’m Dead è l’inedito capitolo finale della carriera di una delle più grandi figure del cinema: brillante, innovativo, ribelle e indomito.
Il regista del documentario Morgan Neville racconta:
“Welles morì il giorno del mio diciottesimo compleanno. Cresciuto in una casa di cineasti, in cui il suo nome era sacro, ricordo di aver provato un senso di tristezza quel giorno, in cui avrei dovuto provare gioia. Nella cultura più ampia, tuttavia, sul finire degli anni Settanta Welles era spesso considerato un ex attore, ingaggiato per pubblicità televisive e talk show. Quell’immagine resiste ancora. “Cosa mai è successo a Orson Welles?” è il ritornello che si sente spesso ripetere. La risposta è The Other Side of the Wind. Welles lavorò a questo film per la maggior parte degli anni Settanta, cercando audacemente di fare quello che aveva già fatto prima: reinventare il cinema. Sapevo che Welles amava la magia. Quello che non mi aspettavo era che io stesso sarei stato profondamente ispirato dalla sua fede nella magia del cinema, anche se lottava per realizzare un film che non avrebbe mai potuto completare. Orson “ardeva di furore alla fine del giorno”. La tristezza era passata. Provavo solo gioia”.