Presentato in Concorso alla 13. Festa del Cinema di Roma e fresco vincitore al Tokyo International Film Festival per la Miglior Regia e la Miglior Attrice Protagonista, giovedì 22 novembre esce al cinema Il Vizio Della Speranza, il nuovo film di Edoardo De Angelis con Pina Turco.
Il film
Lungo il fiume scorre il tempo di Maria (Pina Turco), il cappuccio sulla testa e il passo risoluto. Un’esistenza trascorsa un giorno alla volta, senza sogni né desideri, a prendersi cura di sua madre e al servizio di una madame ingioiellata. Insieme al suo pitbull dagli occhi coraggiosi Maria traghetta sul fiume donne incinte, in quello che sembra un purgatorio senza fine. E’ proprio a questa donna che la speranza un giorno tornerà a far visita, nella sua forma più ancestrale e potente, miracolosa come la vita stessa. Perché restare umani è da sempre la più grande delle rivoluzioni.
Edoardo De Anglis racconta…
“Nel fotogramma passato, presente e futuro. Nessuna presentazione dei personaggi, nessuna divagazione. La storia delle donne e degli uomini è scritta sul corpo: nelle cicatrici il passato, nei gesti il presente, negli occhi il futuro. Il corpo è lo strumento principale della narrazione perché la sua materia mobile esprime la trasformazione dei personaggi; è veicolo tematico in quanto mostra la bellezza ferita di essere umani in attesa di qualcosa o qualcuno, disperati attaccati a un’ultima speranza; infine, il corpo esprime la volontà dell’anima di sovvertire l’ordine della disperazione, attraverso la resistenza e, al momento giusto, la ribellione“.
“Pensate a un inverno freddo, un tempo in cui tutto attorno a noi sembra morto e accendiamo il fuoco per scaldarci, in attesa che cambi. La terra genera, la terra ospita, la terra lascia prosperare e poi sovrasta il corpo morto; il vento soffia sul fuoco e spinge l’acqua del fiume verso la terra, per ravvivarla. La vita si ostina a lottare contro la morte: l’arco del mondo si trasforma attraverso la nascita, la morte e la rinascita. Tutto ciò che resta immobile muore. Ciò che si muove vive. Per chi ha la forza di resistere, il premio è il miracolo del mondo che nasce“.
Castel Volturno, la milza d’Italia
Il regista continua:
“Castel Volturno, nell’organismo della nazione, è un organo secondario, è la milza d’Italia. Un organo secondario, se lo asporti, sopravvivi lo stesso. Eppure, tra i secondari, la milza è l’unico a essere collegato all’organismo attraverso vasi sanguigni, vene e arterie. Inoltre, combatte le infezioni ematiche ed è un buon serbatoio di sangue. Insomma, la puoi pure buttare via se proprio devi ma pensaci bene perché ti serve. Castel Volturno è un rifugio di peccatori, donne e uomini in fuga da fame, guerre o semplicemente da fallimenti professionali e personali. Esseri umani in cerca di un luogo dove ricominciare a vivere. Vengono qui perché ci sono molte case abbandonate, un controllo blando della legge, un clima buono, il mare“.
“25 mila abitanti regolari, 25 mila irregolari. Due eserciti contrapposti che convivono sull’orlo del conflitto scambiandosi soldi, cose, droga, sesso, figli, qualche tenero abbraccio e antiche malattie. Quando non hai i soldi per comprare il pane preghi Dio che ti mandi la manna dal cielo; quando i soldi per il pane ce li hai, preghi per avere da bere, una macchina, una casa e quando hai tutto preghi perché nessuno te lo porti via. Il desiderio è un sentimento semplice che genera una faccenda complessa e viziosa come la speranza. Per molti è la resa definitiva, per qualcuno è la pietra miliare della salvezza“.