Nominato a 6 Golden Globe (tra cui Miglior Film Commedia o Musical, Miglior Regista e Miglior Attore protagonista), da giovedì 3 gennaio è nelle sale italiane Vice – L’Uomo Nell’Ombra, il nuovo atteso biopic del regista Adam McKay, con Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell e Sam Rockwell. Film audace e sovversivo, Vice è uno sguardo inedito e non convenzionale sull’ascesa al potere dell’ex vicepresidente Dick Cheney, da stagista del Congresso a uomo più potente del pianeta.
Il film
Attraversando mezzo secolo, il complesso viaggio di Cheney (Christian Bale), da operaio elettrico del rurale Wyoming a Presidente de facto degli Stati Uniti, offre una prospettiva interna, a volte amara e spesso inquietante, sull’uso e l’abuso del potere istituzionale. Nelle mani capaci di McKay, la dicotomia di Cheney, tra amorevole padre di famiglia e burattinaio politico, è raccontata con intelligenza e audacia narrativa.
Guidato dalla sua straordinaria e fedelissima moglie, Lynne (Amy Adams), e avendo come mentore il brusco e spavaldo Donald Rumsfeld (Steve Carell), Cheney si insinua nel tessuto politico di Washington DC durante l’amministrazione Nixon, diventando Capo dello Staff della Casa Bianca sotto Gerald Ford e, dopo cinque mandati nel Congresso, Segretario alla Difesa per George W. Bush. Nel 2000 rinuncia alla sua posizione di C.E.O. di Halliburton per ricoprire il ruolo di vicepresidente di George W. Bush (Sam Rockwell), con l’implicito accordo che avrebbe esercitato un controllo quasi totale. Un co-presidente in tutto e per tutto, tranne che per il nome. Le astute e segrete manovre politiche di Cheney hanno modificato il panorama politico americano in modi che continueranno a riecheggiare per i decenni a venire.
Letture su Cheney
Come molti americani, McKay conosceva poco dell’elusivo e apparentemente incomprensibile Dick Cheney, che è stato co-presidente virtuale di George W. Bush dal 2001 al 2009, e così facendo ha cambiato la storia americana, se non per sempre, certamente per i decenni a venire. “Non sapevo molto di Dick Cheney – afferma il regista – ma quando ho iniziato a leggere di lui, ne sono rimasto affascinato, da ciò che lo aveva guidato, da quali fossero le sue convinzioni. Più continuavo a leggere e più rimanevo sbalordito dal modo scioccante in cui Cheney arrivò al potere e quanto avesse influito sull’attuale ruolo degli Stati Uniti nel mondo”. Tra i testi letti, anche la magistrale biografia di Robert Moses scritta da Robert Caro, intitolata The Power Broker, un’altra visione profonda sull’ascesa al potere di un uomo e il difficile compito di trattenere a sé quel potere.
Il sostegno di Lynne
Cheney era un appassionato di pesca con la mosca, uno sport che richiede pazienza, virtù che gli è servita molto per la sua metodica ascesa – sia in politica che negli affari tuttavia, niente di tutto ciò avrebbe avuto rilevanza senza l’incoraggiamento e l’ambizione di sua moglie, Lynne Vincent, la sua fidanzata del liceo. Dopo che Cheney venne bocciato a Yale e arrestato un paio di volte per guida in stato di ebrezza, sua moglie lo aiutò a rimettersi in sesto: “senza dubbio, è stata la natura ambiziosa di Lynne a trasformare Dick Cheney – afferma McKay – quelli che allora la conoscevano, dicevano che chiunque l’avrebbe sposata avrebbe fatto molta strada”. Cheney divenne la strada di Lynne verso il potere, secondo McKay, “aveva cervello e ambizione, ma si rese conto che, essendo una donna, certe porte per lei erano chiuse. Anche se avrebbe potuto manovrare da sola le leve del potere, sapeva come fare in modo che qualcuno le manovrasse per lei”.
L’influenza sulla politica contemporanea
Più approfondiva la carriera politica di Cheney, più McKay si rendeva conto delle complesse ed enormi influenze che aveva avuto sulla politica americana contemporanea. La missione di McKay, lui stesso dichiara, era di scrivere una sceneggiatura che trascendesse le leggende politiche e affrontasse questioni universali: “questo è stato un capitolo gigantesco della storia politica degli Stati Uniti che non ritengo sia mai stato completamente analizzato sul grande schermo. Un tassello essenziale del puzzle che ci fa capire come siamo arrivati in questo momento storico, in cui il consenso politico è raggiunto attraverso la pubblicità, la manipolazione e la disinformazione. E Dick Cheney era l’uomo al centro di tutto questo”.
Come siamo arrivati a tutto questo?
McKay sostiene che, a differenza di un biopic tradizionale, ci sono diversi livelli in Vice: “uno dei più grandi è che, al giorno d’oggi, ci sono così tante informazioni. Ma anche tanta disinformazione. Così tanta faziosità, che le persone sono confuse. Di conseguenza, non penso che sappiamo esattamente dove siamo. Qualunque sia la tua fede politica, ti starai chiedendo come siamo finiti dove siamo oggi. C’è una ragione per cui il nostro governo è fatto di controlli ed equilibri, perché il potere crea dipendenza. In America, siamo passati dall’essere un paese che parlava di ambizione e di sostegno alla famiglia, a uno che si è voltato al potere e alla carriera. La carriera non riguarda nessun altro. Solo te. A un certo punto, l’americano ha preso questa svolta in cui il fulcro era l’individuo. Era la vittoria. Era la propria singola esistenza. Il proprio piccolo cortile. Ed è a questo punto che penso che siamo usciti dai binari”.
Egoismo e potere
Ad interpretare Cheney è stato Christian Bale che riflette: “lui è arrivato a conquistare un potere che nessun americano ha mai avuto e questo film porta a far riflettere ognuno di noi su ciò che potremmo fare se avessimo un tale potere. Ci costringe a guardarci dentro, come persone, come genitori, come nazione”. Nella sua analisi finale, McKay afferma: “per me personalmente, Vice è una storia sull’egoismo del potere e su come abbiamo perso il nostro senso di società e di paese. Anche per i Cheney è finita in modo tragico. Ma la bellezza di questo film è che puoi interpretarlo come vuoi”.