Lunedì 4 marzo, al Cineteatro Cesare Volta di Pavia (Piazzale Salvo D’Acquisto, 1) ci sarà il secondo appuntamento della rassegna Il Mio Film con la proiezione di Si Muore Tutti Democristiani, il film diretto dal collettivo milanese Il Terzo Segreto di Satira (composto da Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella e Davide Rossi) che lo ha anche scritto insieme a Ugo Chiti.
Il film
Stefano (Marco Ripoldi), Fabrizio (Massimiliano Loizzi) ed Enrico (Walter Leonardi) sono amici da una vita legati dagli stessi ideali e dagli stessi sogni. Insieme gestiscono una piccola casa di produzione con la speranza di tornare a realizzare documentari a tema sociale. Quel tanto desiderato progetto sembra finalmente arrivare insieme a un considerevole guadagno economico, ma anche a un patto che potrebbe azzerare tutto ciò in cui hanno sempre creduto.
E una grande domanda li turba profondamente giorno e notte: “Meglio fare cose pulite con i soldi sporchi, o cose sporche con soldi puliti?”. Cosa decideranno i nostri eroi? Rifiuteranno il lavoro, rimanendo “sfigati”, ma puri? Oppure accetteranno la proposta, stravolgendo le loro vite e i loro principi? Una riflessione ironica e impietosa sul compromesso, narrata con i toni dell’umorismo e della commedia e una lapidaria conclusione: “nasci contestatore, muori contestato”.
Intervista a Il Terzo Segreto di Satira
Lunedì 4 marzo alcuni componenti de Il Terzo Segreto di Satira saranno ospiti della serata e dialogheranno con il pubblico al termine della proiezione. I loro singoli nomi, vengono dopo: Il Terzo Segreto di Satira è diventato un simbolo, una voce, un modo di pensare, un modo di guardare il mondo, un modo di raccontarlo. I loro diversi occhi e le loro diverse menti e caratteri, formano un’unica anima. Con Si Muore Tutti Democristiani – straordinario esordio cinematografico, tra i titoli italiani più belli del 2018 – il collettivo milanese ci ha restituito una nitida fotografia del nostro Paese (che diverte, fa arrabbiare e fa sicuramente riflettere). Io, dopo averlo conosciuto lo scorso dicembre in occasione di una premiazione al cinema Politeama di Pavia, in questi giorni ho avuto il piacere di intervistarlo.
Al CineTeatro Volta di Pavia, il 4 marzo arriva Si Muore Tutti Democristiani, una storia, ricca di spunti autobiografici. I tre protagonisti vivono sulla propria pelle i conflitti di una generazione. Da una parte i propri ideali, realmente sentiti o presunti, dall’altra la scelta più utilitaristica. Il risultato finale è una fotografia del nostro tempo, dove i giovani creativi (nel vostro caso, filmmaker) sono super-precari e dove la cultura (e ogni prodotto artistico) sembra interessare sempre meno (e nel film arricchisce, loscamente, le tasche sbagliate). Si scrive “commedia”, si legge “documentario”: è in parte un documentario il vostro?
Diciamo che se da una parte non c’è stata la pretesa di rappresentare un’intera generazione, il nostro sforzo fin dall’inizio è stato quello di partire dalla nostra esperienza nel tentativo di rendere universale un concetto come quello del compromesso, che pensiamo che sia attuale oggi più che mai, non soltanto in contesti lavorativi simili al nostro. Ci piace l’idea, forse un po’ utopistica, che nel 2019 si possa parlare di ideali e di scelte in qualche modo “etiche”. In generale, anche nei nostri lavori più brevi, come i video che abbiamo realizzato in questi anni, abbiamo cercato di raccontare alcuni scenari politici e/o sociali trasportandoli in un contesto di vita quotidiana. Con il film abbiamo fatto un percorso all’inverso: abbiamo raccontato un episodio di vita quotidiana, per raccontare un momento storico, politico e sociale, ma non solo.
Il “Tutti” del titolo però riguarda ogni generazione. Di padre in figlio, il “compromesso” non ha età, si tramanda, c’è sempre stato e sempre ci sarà: è necessario per “diventare adulti” e per costruirsi una posizione in un mondo sempre più incentrato sui risultati che sulle buone intenzioni. È così? È sostenibile una vita senza compromessi?
Se avessimo potuto, avremmo messo alla fine del nostro titolo un punto di domanda, ma non era elegantissimo, soprattutto dal punto di vista grafico. Non volevamo esprimere una certezza, non sappiamo se alla fine si muore tutti democristiani. La nostra intenzione era quella di provocare una riflessione sulla necessità o meno di accettare un compromesso. E domandarsi quali compromessi è giusto accettare. L’idea stessa di mettere in scena una storia corale, fatta di 3 personaggi che in qualche modo incarnano 3 scelte diverse, ci serviva per dare una panoramica il più possibile realistica di come ognuno, per motivi diversi, può tradire o meno i propri ideali.
La nostra epoca si contraddistingue con due tratti dominanti quali l’ambiguità e la malafede. Siete d’accordo?
Probabilmente non sta a noi esprimere un giudizio così tranchant sulla nostra epoca; possiamo dire che alcuni disvalori come l’ambiguità siano quasi diventati dei valori.
Dopo i conflitti più o meno intensi vissuti da i tre protagonisti sembra che la scelta finale sia quella della rimozione del conflitto, della coerenza e del senso di colpa. Ritengo che i tre protagonisti non si sentano comunisti imborghesiti che hanno rinunciato ai propri ideali, ma riescono a fare coesistere dentro di sé identità diverse e contraddittorie. È proprio questa ambiguità, la coesistenza di diverse coscienze che legittimano i nostri comportamenti sono il profondo disagio psichico e morale che caratterizza il nostro tempo. Secondo voi è ancora possibile guardare in faccia alla realtà e vedere dentro se stessi?
Secondo noi, si. È ancora possibile. Fa parte di un processo che può essere molto lungo o estremamente distruttivo, perfino controproducente in alcuni casi. Non esiste soltanto il bianco e il nero, ci sono un’infinità di tonalità grigie intermedie, che sono quelle che noi preferiamo raccontare e mettere in scena.
Il film è stato realizzato nel 2017 ed è uscito al cinema nel maggio 2018. L’Italia non aveva ancora l’attuale governo. Secondo voi nell’attuale situazione politico/sociale italiana, i tre protagonisti del film si comporterebbero allo stesso modo? O farebbero scelte diverse?
Quando abbiamo scritto il soggetto prima e poi la sceneggiatura era il 2016, e la metafora politica che pensavamo in qualche modo di rappresentare era quella della completa sparizione dallo scenario politico della sinistra (intesa in senso lato e generale). Con la vittoria del governo Lega – 5Stelle pensavamo che il film perdesse di attualità. Invece, dal nostro punto di vista, ha preso un senso diverso ma ugualmente attuale. Il passaggio (di concetto, ma non solo) di un movimento come quello 5Stelle che si è dovuto trasformare in Partito e allearsi con la Lega, scendendo a compromessi con il suo elettorato e i suoi principi più puri, pensiamo rappresenti in qualche modo la dinamica del film.
Per tutti coloro che ancora non hanno visto il film, che messaggio volete lasciare? Perché questo è un film da vedere?
Perché è bello, ci piacerebbe rispondere. Ma aggiungiamo un aneddoto che speriamo sia più convincente. Dopo una delle prime proiezioni (l’anno scorso abbiamo fatto praticamente un Tour, presentando fisicamente il film in quasi 100 sale diverse nel giro di 3 mesi), un ragazzo sui vent’anni si è avvicinato a noi e, in maniera timida ma decisa, ci ha confessato, testuali parole: “Oh bravi! Cazzo, sembra un film vero!”. Potrebbe sembrare un giudizio riduttivo ma invece rappresenta per noi la soddisfazione più grande.
Intervista di Giacomo Aricò