Giovedì 4 aprile, distribuito da EXIT media, esce nelle sale L’Educazione di Rey, l’opera prima del talentuoso regista argentino Santiago Esteves. Interamente ambientato a Mendoza, il film è interpretato dal giovane esordiente Matías Encinas e da Germán de Silva. La pellicola ha fatto parlare di sé fin dalla presentazione alla 65a edizione del Festival dei San Sebastián 2017, dove si è aggiudicato il premio di Cine en Construcción come Miglior Film.
Il film
Reynaldo, detto “el Rey” (Matías Encinas) è un giovane che vive ai margini della società e che, tra enormi difficoltà, fatica a trovare la sua strada nella realtà periferica argentina. Dopo essere stato allontanato dalla casa materna, Rey si mette alla ricerca del fratello maggiore Josué per chiedergli di aiutarlo a trovare una sistemazione. Josué, però, vive con un amico che lavora per un grosso criminale della malavita di Mendoza, con la tacita collaborazione della polizia corrotta. Se Rey vuole andare a vivere con loro, deve aiutarli a realizzare un furto rischioso. A nulla servono le proteste di Josué, che non vuole coinvolgere il fratello piccolo in questo giro criminale. Rey accetta lo stesso ma la sera del colpo qualcosa va storto. Josué e il suo il suo giovane complice vengono catturati da una volante della polizia. Rey, invece, riesce a scappare con la refurtiva.
Durante la sua fuga tra i tetti delle case che popolano il quartiere periferico in cui è ambientata la storia, Rey cade nel giardino di Carlos Vargas (Germán de Silva), una vecchia guardia giurata, e gli distrugge la serra. Quest’ultimo, prima lo ammanetta, ma poi decide di proporgli un accordo al mattino seguente. Il giovane Rey dovrà riparare con le sue mani la serra che ha distrutto e in cambio Carlos non lo denuncerà. Tra i due nasce un rapporto quasi filiale, fatto di tenerezze e insegnamenti. Intanto, al di fuori delle mura domestiche di Carlos, la criminalità organizzata vuole vendicarsi e inizia a cercare il giovane Rey, colpevole secondo loro di averli traditi.
Disagio sociale e polizia corrotta
La pellicola inizialmente era stata pensata come ad una serie televisiva, ma in corso d’opera il regista (anche sceneggiatore) ha deciso di invertire la rotta e trasformalo in un lungometraggio capace di farsi portavoce di un profondo disagio sociale, mischiando e giocando con i generi cinematografici. Nel film, infatti, si alternano i toni di un racconto intimista e le atmosfere epiche del western all’audacia del thriller, in cui la suspense gioca un ruolo fondamentale. Attraverso l’espediente narrativo del “racconto di formazione”, il regista dà voce ad una problematica sociale e politica che attanaglia l’Argentina – e gran parte dell’America Latina – da ormai molto tempo: la dilagante corruzione nella polizia e lo sfruttamento dei più deboli costretti a delinquere per poter sopravvivere.
Una nuova forma di cinema civile
La relazione maestro/alunno che si instaura tra i due protagonisti è dunque denuncia e metafora allo stesso tempo di una condizione più complessa ed universale: la necessità di una trasmissione del sapere “sano”, che non sia viziato da secondi fini. Il giovane “Rey” (letteralmente: “Re”) è uno dei tanti volti di quelle nuove generazioni che vivono ai margini di una società che li ha completamente dimenticati, costretto a lottare contro la durezza della vita. Le atmosfere secche e asciutte, infatti, concedono un impianto verista, che meglio può rappresentare l’edificazione della provincia argentina. Il film si inserisce con coerenza all’interno del panorama cinematografico argentino – caratterizzato da un vivo fermento artistico e culturale da ormai diverso tempo – attento al sociale e alle conseguenze nefaste della malavita. Una nuova forma di “cinema civile” che alterna con naturalezza il thriller al cinema del reale, il giallo al western.
Durezza e tenerezza dell’essere umano
Il regista Santiago Esteves ha sottolineato: “in Argentina, anni e anni di diseguaglianze sociali hanno fatto crescere la malavita, e in questo contesto i media hanno costruito e reso popolare un personaggio: “el pibe chorro” (letteralmente: “il ragazzino delinquente”). Cresciuti in condizioni di cronica marginalità e povertà, gli adolescenti più svantaggiati sono spesso costretti a lavorare per le frange deviate della polizia, e a delinquere per loro. La polizia e la malavita sono spesso la stessa cosa. L’Educazione di Rey mette in scena elementi della realtà contemporanea in Argentina all’interno di una cornice narrativa universale. Ho lavorato per creare una storia che rivelasse la durezza dei personaggi e, allo stesso tempo, la loro grande umana tenerezza“.