Distribuito da Ismaele Film e prodotto da Red On Productions, dal 15 aprile arriva nelle sale cinematografiche Dieç. il Miracolo di Illegio, il docufilm evento di Thomas Turolo che racconta la singolare storia di Illegio, un piccolo borgo della Carnia che una volta l’anno apre le sue porte al mondo con una mostra di dipinti e sculture provenienti da tutta Europa (info su date e sale QUI).
Il documentario
Un uomo chiude il cassone di un camion e parte. Dettagli di un quadro si alternano ai paesaggi, fino a quando il camion si ferma dopo un tornante in montagna. Un piccolo paese immerso nel verde è davanti ai suoi occhi. L’uomo scende, con il dubbio di essersi perso. Qualche mese prima. La vita di Illegio scorre tranquilla, ad animare la comunità contribuiscono Don Alessio (foto copertina) e Don Angelo, che coinvolgono i compaesani in un progetto artistico degno di una capitale: la mostra tematica annuale, con quadri provenienti dai maggiori musei europei. I due sacerdoti coinvolgono l’intera comunità. L’arte diventa il mezzo per unire ancora di più, per qualificare il territorio.
Ogni persona finisce per dare il suo contributo, secondo le sue competenze e le sue capacità. E così, la placida quotidianità del paese lascia il posto a una nuova energia organizzativa. Il paesaggio umano e la memoria di Illegio animano i racconti dei protagonisti sempre più impegnati con l’approssimarsi della mostra. Ritroviamo il nostro uomo. Ormai mancano pochi giorni all’apertura e l’uomo trasporta uno dei quadri della mostra. I paesani assistono allo scarico e alla collocazione del quadro in una delle sale. Tutto è pronto per l’apertura.
Illegio, una comunità più viva…
I fenomeni di forte emigrazione lavorativa che hanno colpito Illegio – nella seconda metà del Novecento – hanno impoverito tutta la montagna, specialmente quella friulana, ed anche la situazione demografica ne ha risentito. Eppure, il film racconta un paese vivo, attivo e intraprendente, di montagna e al tempo stesso capace di rapporti sociali aperti e di simpatica accoglienza. Cos’è dunque Illegio? È un luogo che risveglia uno sguardo diverso, non frettoloso e superficiale: uno sguardo che attraversa le sale delle mostre in intimità con le opere; uno sguardo che poi esce in paese, dove ai cercatori dei capolavori di musei internazionali s’accostano le donne della bottega, gli amici dell’osteria, i giovani che combinano uno scherzo al vicino e i vecchi che narrano solenni il senso della vita.
…e coraggiosa che mai
È come il respiro, perché continuamente estende e raccoglie. Estende, perché ogni estate il paese è costretto ad allargare i suoi orizzonti, a confrontarsi con una dimensione internazionale che gli è tradizionalmente estranea. Raccoglie, perché i visitatori che arrivano in paese vengono come avvolti nel ritmo del paese. Infine, è un posto eccezionale, perché davvero eccepisce, sfugge, reagisce a condizioni apparentemente sfavorevoli. Un luogo che, sintesi della Carnia ancora coraggiosa, educa a un forte senso di appartenenza e al tempo stesso ad una ingegnosa raffinatezza ogni suo abitante, diventando paradigma inverso dello spopolamento e segno di speranza per tanti piccoli e incantevoli borghi, per tante periferie, per tante aree d’Italia e del mondo dove è l’uomo, se vuole, a decidere di fare della propria terra un centro e una porta spalancata.
Intervista a Thomas Turolo
Per parlare di questo importante ed emozionante documentario, ho intervistato il regista Thomas Turolo.
Dieç, il Miracolo di Illegio arriva al cinema. Una storia vera e bellissima, un documentario che parla di concetti come comunità, persona, identità, coraggio, bellezza, fede. Che viaggio è stato per te?
La parola chiave è proprio viaggio, per me di due tipi: umano e professionale. Umano, perché il documentario sulla comunità di lllegio e la sua storia è stata un’avventura unica, fatta di persone, forza, di grande spirito. Professionale, perché la mia troupe, non piccola per un docufilm, ha dato tutto quello che aveva per la resa del film, anzi molto spesso è andata oltre per il piacere di farlo, ad un certo punto non si capiva più dove finisse il paese e iniziasse la troupe appunto, bellissimo. Per la prima volta non mi sono dovuto allontanare troppo dalla mia terra per fare un film ed è stato molto emozionante poter raccontare una storia friulana al pubblico. Tutti noi alla fine siamo diventati un po’ illegiani, per cui questa è un’esperienza che porteremo nel cuore, abbiamo assaggiato una vera comunità che ci ha reso parte del suo ciclo vitale, almeno per un po’. La fede che hanno lassù, che uno sia credente o meno, si percepisce e così ho voluto raccontarla anche nel film, come forza di propulsione prima di tutto.
Illegio, le persone, Illegio la natura. Come descriveresti questi due protagonisti?
Sono convinto che ogni viaggio in un posto sia fatto primariamente di persone, cioè il suo successo non sia uno sterile ammirare bei panorami, ma sia invece viverne l’umanità che li abita. In questo caso Illegio è gli illegiani, gente sincera e coesa, capace di dare al luogo una connotazione unica. Poi ovvio c’è un certo spirito bizzarro, che se hai l’occasione di vivere rende il paese estremamente divertente. Illegio come si vede nel film è comunque un minuscolo borgo immerso nella natura, per cui ciò che ho voluto fortemente in alcuni momenti della narrazione è stato proprio rimpicciolire nelle immagini l’essere umano, diminuirne l’importanza in favore del territorio, perché qui l’ambiente e la natura sono percepiti come grandi risorse da rispettare. In fondo dopo una visita ai capolavori d’arte che vengono portati fin quassù ogni anno nella mostra, poter uscire a contatto con tutto questo verde ti fa sentire in pace con te stesso, ma dopo aver visto tutti questi maestri , espressione di grandezza dell’uomo, vedere le montagne ti riporta a una connaturata umiltà.
Illegio ha subìto, soprattutto dopo la seconda metà del Novecento, una forte emigrazione lavorativa che ha impoverito tutta la montagna. La realizzazione della mostra – metafora della fede e della fiducia nel domani – riesce invece a dare nuova linfa vitale a questo luogo. Cosa rappresenta per te questo “miracolo”? Che sensazioni hai provato sul set?
Tutta la montagna friulana ha subito significativi movimenti migratori per il lavoro, ma ciò che si è innestato qui è un piccolo paradigma opposto e positivo. La possibilità data a questo paese è un segno di riscatto e di rinascita, come dici tu, è la fiducia nel domani. A volte bisogna solo fermarsi, osservare un problema e per risolverlo cercare di approcciarlo anche da prospettive inusuali. Come a Illegio appunto. Noi abbiamo girato il film per quattro settimane ma in periodi dell’anno differenti, dall’inverno, simbolo della quiete, al risveglio primaverile con l’arrivo della mostra. Abbiamo visto coi nostri occhi un luogo che si trasforma e insieme alla natura, prende nuova vita. L’unico aggettivo che mi viene in mente è “potente”. Penso che anche la mia troupe possa esprimersi su questa linea. Una forza vitale che travolge tutto è la mostra. Come dice un personaggio del film: “siamo come un formicaio che si sveglia in primavera”.
Don Alessio e Don Angelo. Meritano una riflessione a parte. A livello umano, cosa ti hanno trasmesso mentre realizzavi questo lavoro?
Don Alessio e Don Angelo mi hanno trasmesso soprattutto umanità vera, sincera. Quando li ho conosciuti è questo che mi è piaciuto. Uno spirito di amore verso Illegio, una sincera emozione nel descrivere il miracolo della mostra che portano avanti da anni. Il primo incontro di tre anni fa quando ho visitato la mostra privatamente con loro due e poi abbiamo cenato ad Illegio è stato per me importante, mi hanno guidato per mano alla scoperta del paese, sono state guide dell’anima in quel caso. Durante il film sono stati molto presenti, ad ogni passo che facevamo loro spesso ci osservavano, a volte con la preoccupazione di un padre nei confronti dei figli.
L’Arte e la Cultura nel nostro Paese sono ancora troppo spesso sottovalutate. Invece investire in Cultura può creare lavoro e portare ricchezza. E, borgo dopo borgo, paese dopo paese, forse un giorno si potrà parlare di un’Italia diversa. Concordi? Quanto è importante che questo “Miracolo” possa essere preso come esempio e modello da seguire?
La potenza di Illegio è questa. Illegio dimostra che l’Italia, paese al 90% fatto d’arte e di cultura, può vivere di questi due valori. D’arte e cultura si mangia verrebbe da dire. Qui è stato fatto un lavoro di riqualifica sociale ed economica proprio attraverso l’arte. Studiare Illegio ed altri luoghi in cui questo avviene è finalmente voler vedere la nuova strada davanti a noi, uno sbocco antico e al tempo stesso nuovo per l’intero paese, per tutta l’Italia. Io spero per il futuro di noi italiani che il miracolo sia questo.
Intervista di Giacomo Aricò
EXTRA – Dieç. Il Miracolo di Illegio in Vaticano e in Senato
Dieç. Il Miracolo di Illegio il 20 marzo è stato presentato in anteprima assoluta in Filmoteca Vaticana a Palazzo San Carlo (Stato della Città del Vaticano), per l’interesse verso il “caso pastorale” di Illegio ed il film stesso, oggetto di speciale attenzione anche da parte della Conferenza Episcopale Italiana. Il 21 marzo 2019 è stato inoltre presentato in seconda anteprima presso il Senato della Repubblica Italiana, in Sala Koch a Palazzo Madama, attestando così che l’opera filmica documenta il valore esemplare di promozione dell’arte e della cultura, del territorio e della realtà̀ sociale che Illegio rappresenta.