Esce nelle sale il 30 aprile, il thriller drammatico Attacco a Mumbai – Una Vera Storia di Coraggio, diretto da Anthony Maras e interpretato da Dev Patel, Armie Hammer, Jason Isaacs e Nazanin Boniadi. Il film ricostruisce gli attacchi terroristici che hanno scosso Mumbai nel 2008, gettando nel caos la città più popolosa dell’India. Oltre a luoghi di ritrovo e alle stazioni, i terroristi hanno colpito anche il leggendario Taj Mahal Palace Hotel, preso di mira in quanto simbolo del progresso e dell’apertura dell’India moderna.
Il film
Nel novembre 2008, alcuni jihadisti del Pakistan mettono in atto una serie di attacchi terroristici a Mumbai, facendo precipitare nel caos la città più popolosa dell’India. Durante i tre giorni dell’assedio, gli uomini armati sequestrano il leggendario Taj Mahal Palace Hotel, tenendo prigionieri all’interno oltre 500 ospiti e dipendenti. Nel pieno dell’attacco, persone provenienti da diversi paesi, culture, religioni e classi sociali dovranno trovare il modo di reagire e far fronte ai continui pericoli. Tra i membri dello staff dell’hotel, il rinomato chef Hemant Oberoi (Anupam Kher) e un umile cameriere sikh (Dev Patel), rischieranno la vita per proteggere i loro ospiti. E mentre i media di tutto il mondo stanno a guardare, una coppia disperata (Armie Hammer, Nazanin Boniadi) dovrà compiere sforzi inimmaginabili per difendere il loro bambino appena nato, mentre uno spietato milionario russo (Jason Isaacs) sembra interessato solo a salvarsi la pelle.
Attacco a Mumbai trascina gli spettatori nell’epicentro dell’attacco, puntando i riflettori su persone comuni di ogni estrazione sociale che, nel reagire a uno scenario da incubo, rivelano la resilienza e il coraggio necessari a creare coesione nel momento del bisogno. Ricco di dettagli avvincenti e realistici, il film parla dell’umanità che riesce a risplendere nella tragedia.
Mumbai sotto assedio
Mumbai conta oltre venti milioni di abitanti ed è una delle città più grandi al mondo e una delle più ricche di varietà culturale. È una città che pulsa di vita, di colori e attività, un luogo di estrema ricchezza e di assoluta povertà. E, come per molte delle metropoli più fiorenti del mondo, questa è la sua forza ma insieme il suo punto debole. Nel 2008 la città di Mumbai è stata sotto assedio per tre giorni e tre notti (dal 26 al 29 novembre). Una squadra di giovani jihadisti, arrivati dal Pakistan a bordo di un peschereccio dirottato, ha seminato terrore fra la popolazione con una serie di sparatorie e bombardamenti. Le forze di polizia erano allo stremo delle forze, tra gli abitanti del posto in preda al terrore e i turisti che scappavano per mettersi in salvo mentre Mumbai andava a fuoco. Terminata la carneficina, il bilancio era di oltre 170 morti di varie nazionalità. Fra gli obbiettivi disseminati in tuttala città c’erano un ristorante molto frequentato, una stazione ferroviaria, un ospedale, un cinema, tre hotel e un centro culturale ebraico. Mumbai era stata sconvolta per sempre. In India il tragico evento è noto come 26/11, il giorno in cui ebbe inizio.
Il Taj Hotel diventa zona di guerra
Dieci anni dopo, il regista greco-australiano Anthony Maras ricorda ancora la sua prima reazione di fronte all’ondata di orrore che irrompeva dalle televisioni di tutto il mondo: “naturalmente avevo il cuore a pezzi per la violenza e per quella perdita di vite umane – racconta – all’inizio quello che mi era arrivato degli attacchi di Mumbai era solo una serie di edifici in fiamme che appariva in televisione. Poi però ho guardato le interviste ai sopravvissuti e questo mi ha dato una prospettiva completamente nuova su quegli eventi”. Maras è stato particolarmente colpito dalle storie degli ospiti e dello staff del Taj Mahal Palace Hotel. Il Taj, inaugurato nel 1903, è un celebre hotel a cinque stelle, noto in tutto il mondo per la sua architettura e il suo stile sfarzoso, che ospita in genere politici, uomini d’affari, uomini di stato e celebrità. Ed è proprio per la sua importanza strategica che è stato scelto come obbiettivo dai terroristi. “Quel monumento storico a sette piani, che celebrava il progresso dell’India e il suo ricco patrimonio culturale, era diventato zona di guerra”, dice Maras.
Storie di eroismo e di coraggio
Era così impensabile l’idea che il Taj Hotel potesse diventare un posto pericoloso che, all’inizio dell’attacco, la gente nelle strade di Mumbai istintivamente correva a riversarsi nell’hotel per trovare riparo. “Al Taj Hotel staremo al sicuro”, è stata la prima risposta di molti sopravvissuti all’assedio. L’estenuante lotta per la sopravvivenza è durata giorni, durante i quali gli ospiti dell’hotel e il personale sono stati colpiti da armi da fuoco e bombardamenti e braccati tra corridoi, suite, sale da ballo e ristoranti. “Non si può non essere sopraffatti dall’orrore per quello che è successo al Taj Hotel – continua Maras – ma quando osservi da vicino, emerge una prospettiva diversa. Durante l’assedio sono state catturate più di cinquecento persone. 32 sono morti, ma gli altri sono sopravvissuti e questo è quasi un miracolo. Metà delle vittime erano membri dello staff, rimasti lì per proteggere i loro ospiti. Questa è una testimonianza dello straordinario eroismo, dell’ingegno e dell’abnegazione che i membri dello staff e gli ospiti hanno dimostrato in quella circostanza”.
Maras è rimasto sbalordito dalle numerose storie di coraggio emerse durante l’assedio: “Il personale della cucina dell’hotel si infilava teglie ripiene di cibo sotto il camice per improvvisare dei giubbotti antiproiettile e proteggere i clienti dal fuoco delle mitragliatrici. Gli ospiti aiutavano i loro compagni di viaggio a calarsi giù dalle finestre annodando le lenzuola come corde. Alcuni membri dello staff del Taj Hotel guidavano gli altri attraverso corridoi nascosti per farli uscire e metterli in salvo, e subito dopo rientravano nell’hotel per cercare altre persone da salvare”.
Umanità in uno tsunami di violenza
Maras, ispirato dal coraggio e dall’altruismo manifestati nel mezzo di uno tsunami di violenza, ha deciso di raccontare queste storie in un film. Il regista si augura che, trascinando il pubblico nell’epicentro di questo attacco terroristico, il film stimoli interrogativi che vadano oltre il cinema: Come reagirei? Cosa farei? Come mi sentirei? Cosa farei per aiutare gli altri? “L’attacco a Mumbai ha fatto aprire gli occhi a tutti quelli che l’hanno vissuto – conclude Maras – è stata un’esperienza trasformativa che ha portato molti dei sopravvissuti ad apportare cambiamenti positivi nella propria vita, insieme alla consapevolezza che la tolleranza, la conoscenza e la comprensione fra culture diverse sono essenziali per un mondo più sicuro per tutti. Spero che il nostro film renda omaggio a questo sentimento”.