Dopo ome Jennifer Aniston e Renée Zellweger, anche Cate Blanchett il 14 Maggio compie 50 anni. Un anno davvero importante perché ricorre anche l’anniversario dell’allunaggio e del festival di Woodstock, entrambe tappe che hanno segnato il corso della storia del Novecento. E si può dire che l’attrice australiana è figlia di questo cambio di rotta: professionista impegnata e donna libera che sa manifestare le sue numerose sfaccettature attraverso il cinema e la sua vita privata. È infatti esempio perfetto del concetto di donna moderna. Aspetto che cattura l’attenzione della casa di moda italiana di Giorgio Armani: Cate Blanchett diventa così la prima Global Ambassador della linea beauty.
Dall’Egitto ad Elizabeth
L’esordio sul set è nel 1990, è una piccola comparsa in un film egiziano girato in un ranch di Osama Bin Laden. Nella sua breve apparizione, una giovanissima Cate Blanchett balla a una festa in stile La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. Conquista la critica nel 1998, indossando scettro e corona: l’attrice di Melbourne entra nei panni della Regina Elisabetta I d’Inghilterra per Elizabeth di Shekhar Kapur. È grazie a questo ruolo che si aggiudica la prima nomination come Migliore Attrice Protagonista.
The Aviator, il Primo Oscar
La consacrazione definitiva arriva nel 2004: Martin Scorsese la vuole sul set di The Aviator al fianco di Leonardo DiCaprio. Qui interpreta in modo magistrale Katharine Hepburn: per entrare nel personaggio, guarda ben 15 pellicole per assimilare gestualità ed espressioni. Per l’occasione riceve il primo Oscar come Migliore Attrice Non Protagonista.
Blue Jasmine, una prova memorabile
Ma la pellicola che le porterà l’Oscar come Migliore Attrice Protagonista è Blue Jasmine di Woody Allen. Spiccano le sue doti: interpreta un personaggio sull’orlo di una crisi di nervi, dipendente da alcool e farmaci. Qui lo spettatore è partecipe del tracollo psico-emotivo che travolge Jasmine sulle note malinconiche di Blue Moon.
Divina in Manifesto
A mettere alla prova il suo talento camaleontico è il Manifesto: nel film vediamo ben tredici diverse versioni di Cate Blanchett. “È un’artista, anche perché la sua mente è aperta: era incredibile vederla pronunciare i monologhi a volte in un unico ciak. Mi colpiva per il suo senso dell’umorismo e la sua conoscenza incredibile del linguaggio” – ha dichiarato il regista Julian Rosefeldt – ha straordinarie abilità tecniche e si tuffa empaticamente all’interno di ogni personaggio. Era meraviglioso vederla in azione”. Non dimostra solo il suo talento ma entra nel set con ben tredici personaggi per riempire con le parole il vuoto della contemporaneità, diventando quello che Rosefeldt stesso voleva che fosse una “chiamata all’azione”.
Sempre con la sua innata classe ed eleganza, declinata in ogni sfumatura dei suoi numerosi personaggi, siamo sicuri che Cate Blanchett saprà ancora stupirci anche dopo i 50 anni.
Selene Oliva
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