Mercoledì 19 giugno, in anteprima mondiale, nelle sale italiane arriva La Bambola Assassina, il reboot del classico dell’horror uscito nel 1988 con la regia di Tom Holland. Questa nuova versione – diretta da Lars Klevberg e prodotta da Seth Grahame-Smith e David Katzenberg – ci porta invece nel presente, nel 2019.
Il film
Il film racconta la storia di Karen (Aubrey Plaza), una madre single, che regala a suo figlio Andy (Gabriel Bateman) una bambola Buddi, ignara della sua natura sinistra. un film di Lars Klevberg, con Aubrey Plaza nel ruolo di Karen Barclay; Gabriel Bateman in quello di Andy Barclay; e Brian Tyree Henry nella parte del Detective Mike Norris, un poliziotto che sta indagando su una serie di omicidi e la cui madre vive nello stesso edificio di Andy e Karen.
La Bambola Assassina oggi
Il produttore Seth Grahame-Smith aveva dodici anni quando La Bambola Assassina uscì al cinema, e ne rimase letteralmente sconvolto: “sono un fan di questo film da sempre – racconta – non volevamo limitarci a fare un semplice remake del classico del 1988 che ha fatto conoscere al mondo uno dei cattivi horror più straordinari di tutti i tempi. Volevamo anche introdurre qualcosa di nuovo, qualcosa che potesse attrarre il pubblico di oggi”. Perciò i produttori hanno meditato a lungo su questa idea: ripensare alla bambola assassina oggi, nel 2019, in un mondo ipertecnologico, dove videocamere e i microfoni sono ovunque, e ormai i dispositivi elettronici comunicano tra di loro. Ogni cosa è interconnessa: “ci piaceva poter introdurre questa idea nel film – continua Grahame-Smith – volevamo che fosse più di un semplice giocattolo, volevamo che fosse un prodotto dell’Intelligenza Artificiale ipertecnologico, una di quelle cose che ci si aspetterebbe di vedere in un negozio della Apple, su Amazon o su Google — un vero e proprio compagno di giochi per bambini. Che succederebbe se una bambola con una tale capacità di elaborazione e di connettività diventasse malvagia?”.
Una bambola tecnologica
I produttori erano impazienti di poter raccontare qualcosa di nuovo, ma allo stesso tempo erano consapevoli della responsabilità che avevano nei confronti dei fan del film originale. “Guardando il film originale quello che mi attraeva di più era l’idea che un giocattolo, una cosa che ogni bambino possiede e ama, all’improvviso possa rivoltarsi contro di te – spiega David Katzenberg – è un pensiero che mi terrorizza”. E con questa nuova reincarnazione avanzata di Chucky, il terrore è assicurato e sarà persino maggiore: “È spaventoso pensare che qualcosa che usiamo a fin di bene ogni giorno possa farci del male – ribadisce Grahame-Smith – questa versione di Chucky è tecnologicamente ancora più avanzata, può ucciderti in molti più modi rispetto a prima”. Ora ha la capacità di connettersi ad altri apparecchi e di guardare attraverso di essi, è in grado di controllare i termostati, i veicoli e persino i robot aspirapolvere: “è capace di usare qualsiasi cosa abbia a disposizione per terrorizzarti e ucciderti”.
Una bambola che assimila i comportamenti
Per il regista Lars Klevberg era importante che la storia creasse una connessione umana autentica e che avesse un aspetto emotivo che facesse presa sugli spettatori, al di là dell’aspetto horror. Il film doveva avere qualcosa di profondo da dire. Rispetto al film originale qui le motivazioni che lo spingono a diventare malvagio vengono spiegate molto meglio, ed è proprio questa la cosa che Klevberg trova particolarmente spaventosa: “in questo film impariamo a conoscere Chucky molto bene, capiamo il motivo per cui diventa quello che è, e questa motivazione è plausibile e reale. L’espediente che innesca la trasformazione di Chucky è stato pensato molto bene e risulta davvero terrificante”. Di che cosa si tratta? Lo dice il regista: “Chucky diventa malvagio perché interagisce con le persone e assimila i loro comportamenti – spoega Klevberg – vuole fare quello che lui ritiene il bene, ma il suo comportamento si basa solo sull’impulso e su una conoscenza limitata del mondo”. Ed è ciò che innesca la sua trasformazione.
La bambola può ucciderci veramente
“Il pubblico si spaventerà molto guardando questo film – conclude Grahame-Smith – per i momenti di terrore, per la bambola assassina, e anche per la plausibilità di questa storia. Quando torneranno a casa si renderanno conto che molta di questa tecnologia è già nelle loro case e che fa già parte delle loro vite. Che succederebbe se si rivoltasse contro di loro e decidesse di fare una carneficina? È questo l’aspetto divertente del film… Una cosa che non corrispondeva alla realtà nel 1988, e che invece è assolutamente plausibile in questa versione del 2019, è che il Chucky che abbiamo oggi può ucciderti veramente”.