Esce nelle sale giovedì 22 agosto, distribuito da No.Mad Entertainment, Charlie Says, il film diretto Mary Harron che viaggia nella mente criminale e folle di Charles Manson. La pellicola – che è stata presentata alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia, al Tribeca Film Festival e al Fantafestival di Roma – è stata interpretata da Hannah Murray, Sosie Bacon, Marianne Rendon, Marritt Wever, Grace Van Dien e Matt Smith.
Il film
Charlie Says è un viaggio nella mente di Charles Manson (Matt Smith) musicista, manipolatore e mandante degli efferati omicidi che sconvolsero gli USA nell’estate del 1969, tra cui l’assassinio di Sharon Tate (Grace Van Dien). Il film si addentra nella psiche del leader criminale, attraverso gli occhi di Karlene Faith, psicologa di tre giovani donne entrate a far parte della setta, dopo aver subito il lavaggio del cervello, e condannate all’ergastolo. In una escalation di follia e annullamento della volontà, viene ripercorsa la vita all’interno della “Famiglia Manson” e il rapporto di queste giovani con l’uomo che ha segnato le loro vite. Che potere aveva Charles Manson sulle sue prede? Cosa è scattato nella loro mente?
Mary Harron racconta…
“È confortante pensare alle ragazze di Manson come dei mostri, come diverse, come anomale rispetto alla normale esperienza umana. In realtà, la cosa più disturbante è la loro ordinarietà. Come sono arrivate a commettere dei crimini così terribili queste sane e affabili giovani donne? Volevo che il pubblico le vedesse come esseri umani, che si chiedesse “e se fossi stato io in quella situazione? Cosa avrei fatto?” Ma se intraprendi un viaggio con Leslie, Pat e Susan, devi anche riconoscere che quei crimini sono incomprensibilmente freddi e brutali. Non puoi solo far vedere delle ragazze carine in prigione. Questo è l’equilibrio“.
“La storia parla di come persone apparentemente per bene arrivino a fare cose orrende, e questo succede quando cedi la tua volontà ad un altro e azzittisci le voci che ti dicono di no. “Uccidi il tuo ego”, dice Charlie, quando in realtà intende “Sottomettiti al MIO ego”. Passo dopo passo il film ci mostra l’esperienza della setta attraverso Leslie Van Houten. All’inizio viene attratta da quella che sembra una comunità entusiasta, poi subisce il lavaggio del cervello che man mano intacca la sua volontà individuale e la sua coscienza”.
“La violenza, quando è perpetuata, è improvvisa e spaventosa, quasi come un sogno, seguito da un lento e terribile risveglio anni dopo in prigione. Ero molto interessata all’autenticità del tutto, come poteva essere il ranch di Manson, o cose semplici come le decorazioni delle celle in prigione. Per qualsiasi tipo di dramma storico è necessario creare un universo realistico. Costruire un mondo credibile è ancora più importante quando le azioni sono così estreme“.
“Questo film non è un’opera a difesa delle colpevoli. Ho cercato di comprendere come e perché queste giovani donne siano arrivate a fare cose terribili. Charlie Says è una storia drammatica sugli anni Sessanta. Sì, ha attinenza con i giorni nostri e la gente troverà dei parallelismi con eventi di oggi. Ma parla anche di questioni senza tempo, di abuso e dominio, cose che sono successe nelle famiglie, nelle relazioni e nelle società nel corso della storia“.