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Giorgio Treves racconta Gian Luigi Rondi – Vita, Cinema e Passione, il documentario nella sezione Classici

Un viaggio per rispondere alla domanda su chi è Gian Luigi Rondi. Un viaggio pieno di sorprese, di aneddoti e compagni di strada. Un viaggio in cui si intrecciano i linguaggi cinematografico, televisivo e radiofonico, al termine del quale forse il mistero rimane irrisolto, ma arricchito di nuovi elementi, evitando ogni agiografia e trionfalismo celebrativo, grazie al tono ironico e autoironico che lo attraversa“. Con queste parole Giorgio Treves spiega il suo Gian Luigi Rondi: Vita, Cinema e Passione, il documentario che verrà presentato oggi nella categoria Venezia Classici.

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Un film che è il risultato di oltre 10 giorni di confessioni, ricordi e rivelazioni del critico. Attraverso i suoi racconti e con il contributo di testimoni come Gilles Jacob, Carlo Lizzani, Ettore Scola, Francesco Rosi, Paolo e Vittorio Taviani, Pupi Avati, Gina Lollobrigida, Margarethe von Trotta, Adriano Ossicini e altri, e grazie a rari materiali d’archivio, si ripercorre la storia del cinema italiano e dell’Italia del XX° secolo. I suoi ricordi accompagnano in prima persona gli eventi che hanno segnato il nostro Paese: dal primo dopoguerra al Ventennio Fascista, dalla Seconda Guerra Mondiale alla Ricostruzione, dal Boom economico alla contestazione degli anni ’70, fino ai giorni nostri.

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A 92 anni Rondi si sveglia presto nella sua casa dei Parioli e comincia la giornata facendo il giro del suo grande appartamento per caricare i meccanismi delle decine di orologi a pendolo della sua collezione. Ancora oggi quotidianamente guarda film e realizza, con la inseparabile macchina da scrivere (regalo di laurea dei genitori), libri, saggi e critiche, e si reca ogni giorno alla sede dell’Accademia Italiana del Cinema per svolgere la sua attività di Presidente. Il regista Treves ripercorre nel film anche i primi impegni extra-giornalistici di Rondi: il coinvolgimento accanto al sottosegretario Giulio Andreotti nel rilancio del cinema italiano, scioperi, manifestazioni e mobilitazioni, come quella storica a Piazza del Popolo cui aderirono i più popolari artisti del tempo.

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