"Mistero Buffo" (foto di Andrea Macchia)

Eugenio Allegri e Matthias Martelli celebrano i 50 anni del Mistero Buffo di Dario Fo

"Mistero Buffo" (foto di Andrea Macchia)

Lo spettacolo Mistero Buffo, del grande Maestro Dario Fo, giovedì 29 agosto sarà in scena (ore 21) in anteprima nazionale al Teatro Comunale di Todi per il Todi Festival. Sul palco Matthias Martelli, diretto da Eugenio Allegri. L’evento cade in occasione dei 50 anni dalla prima messa in scena dello spettacolo di Dario Fo.

Matthias Martelli (foto di Andrea Macchia)

Matthias Martelli (foto di Andrea Macchia)

Il 1° ottobre del 1969, Dario Fo presentava al pubblico italiano, per la prima volta, la prima versione del Mistero Buffo. A 50 anni dal debutto lo spettacolo torna sulle scene, considerato il capolavoro della produzione del Premio Nobel Dario Fo. Eugenio Allegri dirige ancora Matthias Martelli, giovane talento, in questa giullarata popolare che ha costituito il modello per il grande teatro di narrazione degli ultimi vent’anni: la sua prima versione, accolta con successo da pubblico e critica, è stata applaudita ad agosto 2018 a Londra, alla Print Room at the Coronet. Verranno presentate alcune tra le più importanti giullarate di questo capolavoro, scelte tra quelle della prima edizione dello spettacolo e altre non ancora affrontate.

Matthias Martelli, ancora una volta e con consolidata maestria, sarà da solo in scena, senza trucchi, “con l’intento di coinvolgere il pubblico nell’azione drammatica, passando in un lampo dal lazzo comico alla poesia, fino alla tragedia umana e sociale” toccando temi e argomenti che come sempre riguarderanno anche la società civile e il nostro tempo.

Matthias Martelli e Eugenio Allegri (foto di Andrea Macchia)

Matthias Martelli e Eugenio Allegri (foto di Andrea Macchia)

Eugenio Allegri racconta…

Con questa edizione del Mistero Buffo del grande Maestro Dario Fo, io e Matthias Martelli celebriamo i 50 anni della prima versione, andata in scena il 1° ottobre del 1969. Non a caso si parlò di prima versione, perché dopo quel primo debutto, nello spirito più profondo e nello stile più antico e moderno dei commedianti dell’arte, Dario Fo, con al fianco Franca Rame e un nugolo straordinario di attori, artisti e intellettuali che animarono prima la compagnia Nuova Scena e successivamente La Comune, coniugò in tante diverse forme sempre aggiornate, sempre arricchite, sempre irresistibili, il verbo delle giullarate, di ispirazione medievale, che tuttavia, attraverso il linguaggio del nuovo Grammelot costruiva e ricostruiva continuamente un capolavoro della satira politica contemporanea oltreché un testo teatrale unico nella sua forma di monologo, dove la combinazione sapiente dei due ambiti generava uno spettacolo deflagrante sul piano dell’ilarità collettiva, atto che si trasformava nel bisogno di esprimere un moto di ribellione, di rivendicazione, di identità, che affermava una consapevolezza comune e una comunità di intenti tra attore e pubblico e che tutto questo non solo oggi è a nostra disposizione come patrimonio, ma è proprio ciò che dobbiamo cercare di ritrovare col nostro lavoro, pena la diminuzione della forza artisticamente, ma anche politicamente, “sovversiva” dell’arte comica, e dobbiamo farlo con ciò che “di meno” abbiamo oggi a disposizione quanto a forza comunicativa dell’arte teatrale nella nostra società e nella nostra contemporaneità“.

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