Presentato in Concorso alla 76 Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, giovedì 26 settembre arriva al cinema Ad Astra, il film di fantascienza diretto da James Gray che, insieme al suo collaboratore Ethan Gross, è autore anche dell’omonima sceneggiatura. Protagonista è Brad Pitt, affiancato nel cast da Tommy Lee Jones, Ruth Negga, Liv Tyler e da Donald Sutherland.
Il film
Thriller fantascientifico ambientato nel futuro, Ad Astra presenta Brad Pitt nel ruolo del Maggiore Roy McBride, un astronauta che viaggia fino all’estremo limite del sistema solare per trovare suo padre Clifford (Tommy Lee Jones), da tempo disperso, e cercare di svelare un mistero che minaccia la sopravvivenza del nostro intero pianeta. Nel corso del viaggio scoprirà segreti che minacciano l’esistenza umana e il nostro posto nell’ordine del cosmo.
Le controverse ideologiche
Per aspera ad astra è una frase latina che vuol dire Attraverso le avversità, verso le stelle. “Sfortunatamente – spiega James Gray – la storia delle imprese umane mostra sempre l’incapacità della nostra specie di superare le controversie ideologiche. Perciò anche nella Luna ci sono i pirati, il cui interesse risiede nelle preziose risorse naturali presenti sul luogo e nella possibilità di catturare ostaggi utili a ottenere riscatti. Il futuro illustrato nel film è colmo sia di promesse che di problemi”.
L’ispirazione di Enrico Fermi
Il regista/produttore/scrittore James Gray racconta di aver tratto ispirazione per il film dalle sue letture sul fisico premio Nobel Enrico Fermi, “l’architetto dell’era nucleare”, che riteneva che ci fosse il 90% di probabilità che gli Stati Uniti sudoccidentali venissero distrutti dopo la prima divisione dell’atomo. “All’epoca non si sapeva se la reazione a catena sarebbe continuata – spiega Gray – erano molto allarmati e ho immaginato una situazione in cui c’è una persona da sola nello spazio che non ha nulla da perdere: non c’è fine agli esperimenti che potrebbe compiere o a cui sottoporsi. Sono stato ispirato anche dal romanzo Cuore di Tenebra di Joseph Conrad e dal film Apocalypse Now. L’idea del film è a metà strada fra Cuore di Tenebra e le missioni spaziali Apollo e Mercury”.
Siamo soli nell’Universo
James Gray spiega come ha voluto impostare il suo film: “il genere fantascientifico ha creato tanti bei film, ma quanti di questi sono in grado di toccare la nostra anima? Volevo realizzare qualcosa di diverso partendo da una domanda: e se non ci fosse nulla? Se ci fosse solo un vuoto di cui non riusciamo neanche a capacitarci? Volevo esplorare l’idea che gli esseri umani non sono nati per ritrovarsi nello spazio e fluttuare a 400 chilometri dall’atmosfera terrestre. Non lo saranno mai. E se vogliono farlo, devono essere pronti a pagarne il prezzo”. Gray continua: “C’è una frase di Arthur C. Clarke (autore di 2001: Odissea nello spazio) che dice: “Potremmo essere soli nell’universo o potremmo non esserlo: ma entrambe le prospettive sono ugualmente terrificanti”. Riflettendoci, non avevo mai visto un film che racconta la solitudine degli esseri umani in questo senso. Ho pensato di unire questa idea alla storia di una persona che compie esperimenti ad alto rischio nello spazio, e la mia storia ha iniziato a prendere forma”.
Realtà, futuro, progresso
Il regista considera Ad Astra un film di fantascienza basato sulla realtà: “l’idea di un viaggio nella spazio è avvincente e spaventosa al tempo stesso. Sono estremamente favorevole all’esplorazione dello spazio e alle missioni su Marte. Ma qualche volta l’esplorazione può rappresentare anche una via di fuga. Spero che la gente capisca l’importanza dell’esplorazione dello spazio, ma anche della preservazione del nostro pianeta. La Terra e i legami umani devono essere protetti a qualsiasi costo”.
Ethan Gross, co-autore della sceneggiatura insieme a Gray, ha osservato che questo film “non è il futuro bensì un futuro ipotetico. Questa storia non illustra necessariamente un futuro possibile, non è una storia profetica; è semplicemente un film che racconta cosa potrebbe accadere se l’esplorazione dello spazio continuasse e se colonizzassimo la Luna, Marte e altri pianeti. Questo film porta avanti la tecnologia spaziale degli anni ’60 e ‘70, immaginandone un’evoluzione priva degli elementi che popolano la maggior parte degli attuali film di fantascienza”. Dal canto suo James Gray afferma che la sua visione del progresso è piuttosto ottimista e che non cede volentieri alla tentazione di realizzare film caratterizzati da un futuro distopico e terrorizzante o troppo idilliaco: “credo davvero che la situazione sarà simile a quella odierna – spiega – il mondo sarà solo molto più ricco di gadget”.
Roy
Al centro del film c’è Roy, “un individuo che sta andando da qualche parte ma che non sa esattamente dove – racconta Gray – pensa di sapere cosa vuole e di averlo persino ottenuto, in parte, ma in fondo gli manca qualcosa di fondamentale. C’è una mancanza profonda in lui che deve essere colmata, ma lui non riesce a esprimerla. Il punto focale del film riguarda proprio questo buco da colmare. La storia riguarda essenzialmente la sua solitudine, la sua incapacità di comunicazione con gli altri, il fatto che non conosce realmente queste persone, e che anche queste persone hanno interesse a preservare questa distanza. Più legami ci sono, più cresce il rischio della missione nonché il pericolo personale. Roy incontra questi individui ma non si interessa alla loro realtà”.
La vulnerabilità
Ad interpretare Roy è stato Brad Pitt che descrive così il suo personaggio: “è un uomo per cui è difficile stabilire legami con gli altri. E’ capace di sopravvivere nello spazio di fronte ai pericoli ma teme l’intimità. Vediamo Roy in un momento della sua vita in cui questo atteggiamento non funziona più, e ne sta diventano consapevole. Sta cercando di scoprire se suo padre sia ancora vivo. Io e James abbiamo parlato di vulnerabilità. Che cos’è la vulnerabilità? Che cos’è la forza in un uomo? Da dove viene la forza? E abbiamo concluso è che la forza è generata proprio dalla vulnerabilità“.
Trovare la sicurezza in se stessi
Il messaggio del film, secondo Brad Pitt, è legato all’importanza di ritrovarsi: “la sicurezza in se stessi proviene dal modo in cui gli individui riescono a gestire i propri difetti, debolezze, insicurezze, senza cercare di nasconderli o di mascherarli. Mi sono reso conto che sia la pace interiore che la forza nascono proprio da questa accettazione”.