Martedì 28 gennaio 2020 arriva nelle sale Lo Scoglio Del Leone, il film scritto e diretto da Rosario Scandura che racconta il percorso di crescita di un ragazzino di umili origini, figlio di pescatori, in un piccolo borgo siciliano. Tra i temi trattati, quello attuale e drammatico della pesca clandestina.
Il film
Saro (Federico Guglielmino) ha un rapporto speciale con il nonno (Pier Giuseppe Giuffrida), suo punto di riferimento, guida affettiva e rifugio delle emozioni. Nella sua famiglia vive una donna di origini marocchine, di nome Aida – che Saro chiama zia – e la sua nipotina Consuelo. Quando diventa adulto, Saro (Marco Iermanò) si innamora di Maria (Laura Gigante), appartenente a una famiglia facoltosa, ma la differenza di classe sociale fra i due determina una dolorosa rottura. Deluso dalla ragazza e addolorato per la morte del nonno, Saro scappa dalla Sicilia e si trasferisce a Roma, dove si guadagna da vivere facendo l’operatore ecologico. Qui tenta di darsi al libertinaggio, perchè non crede più nell’amore e nei legami, sino all’inaspettato incontro con Consuelo (Rosanna Sapia), diventata una bellissima ragazza. I due si innamorano e si sposano. Nei pressi dello scoglio, palcoscenico silenzioso dell’infanzia di Saro, c’è in atto un tentativo di abusivismo edilizio: la costruzione di una struttura alberghiera con l’evidente grave danneggiamento della flora e della fauna. Saro torna in Sicilia e lotta per impedirne la realizzazione, senza tuttavia riuscire ad evitare una prevedibile ritorsione.
Rosario Scandura racconta…
“Il film nasce dal desiderio di raccontare una storia di formazione, partendo da temi universali quali l’amore, la passione, la gelosia, la famiglia, per mettere a fuoco argomenti più specifici: attaccamento al territorio e desiderio di fuga; abbandono dei luoghi dell’infanzia e inevitabile ritorno. Ciascuno di questi elementi ruota intorno al tema sentito della tutela dell’ambiente, che diventa il filo conduttore della storia. Per Saro, il nostro protagonista, difendere il suo scoglio da un tentativo di abusivismo edilizio è un po’ come difendere la propria famiglia a i valori che lo hanno accompagnato durante tutto il suo percorso di crescita e allo stesso tempo proteggere tutto ciò che più di prezioso conserva dentro di sé: i ricordi d’infanzia e gli insegnamenti dell’amato nonno“.
“Ciò che mi ha spinto a realizzare questo film è stata la voglia di dare forma ad alcuni miei ricordi di bambino – senza eccedere in autobiografismi – e fra questi quello legato ad un passaggio drammatico: la pesca clandestina. Volevo che tale argomento fosse inizialmente sfiorato, per poi ripresentarsi drammaticamente alla fine, così da lasciare nello spettatore un po’ di amarezza nell’osservare la fotografia di una Sicilia nella sua eterna condizione di irredimibilità. La pesca clandestina, causa di enorme danno alla fauna marina ed all’intero ecosistema – che è patrimonio di tutti – incide sul naturale processo di riproduzione dei pesci ed al contempo fotografa l’ingiustizia crudele nei confronti dei pescatori onesti, ai quali viene sottratto il frutto del proprio lavoro, fatto di grande sforzo e sacrificio. La pesca clandestina non è il tema portante del film e non è nemmeno una realtà solo italiana, ma è un passaggio obbligato per suscitare in Saro un sentimento di sdegno, d’inasprimento e di rabbia che lo porterà a maturare un forte senso di giustizia“.