Presentato nel 2016 alla 73. Mostra del Cinema di Venezia, martedì 28 gennaio 2020 – all’interno della rassegna Visioni Dal Mondo di PaviaNelCinema – al Movieplanet di San Martino Siccomario (Pv) alle 21:30 verrà proiettato Spes Contra Spem – Liberi Dentro, il docufilm diretto da Ambrogio Crespi – con Sergio D’Elia e Elisabetta Zamparutti – e prodotto da Index Production e dalla ONG Nessuno Tocchi Caino. Spes Contra Spem è un docufilm lontano dalla “gerarchia delle cose urgenti”, lontano dalla vita quotidiana di ogni persona. Criminali, mafiosi, autori di numerosi omicidi ci accompagnano in un viaggio inimmaginabile; un viaggio dentro ad anime oscure, un viaggio nel buio profondo attraverso squarci di luce che come dei lampi accecano chi li guarda.
Un manifesto contro la criminalità
Spes Contra Spem è un docufilm politico, che pone attraverso la voce del condannato e dell’amministrazione penitenziaria la prospettiva, il senso della pena e la sua espiazione; la questione della redenzione ma non certo il perdono. Un manifesto contro la criminalità, scritto da criminali che sgretolano il mito del criminale stesso. Uomini con un ergastolo ostativo, un “fine pena mai” che oggi sono un manifesto delle istituzioni e che ringraziano senza dubbi chi li ha sottratti alle loro vite “libere” perdute. Vita e morte, morte e speranza. Parole ed emozioni che si incontrano e si intrecciano tra loro. I poliziotti penitenziari emergono come eroi consapevoli e guardiani delle nostre coscienze; umani e maturi, protettori dello Stato. Un viaggio nella nostra anima nera, uno specchio opaco e sfregiato senza fronzoli. Una voce potente che ti lascia domande e che rompe il silenzio. Le parole chiavi che accompagnano in questo viaggio sono: colpa, espiazione e speranza. Un docufilm che non impone risposte, nessuna forzatura. La speranza contro ogni speranza, anche dove non ha ragione di esistere.
Ambrogio Crespi racconta…
“In Italia esistono due tipi di “ergastolo” quello noto alle cronache di tutti che possiamo definire “normale” e quello meno conosciuto che è “ostativo”. Nel primo caso il condannato ad ergastolo può, dopo 26 anni di detenzione, uscire dal carcere oltre che avere la possibilità di usufruire di permessi premio, semilibertà o liberazione condizionale. Nel secondo caso, quello dell’ergastolo ostativo cioè del “fine pena mai”, il detenuto vivrà in un regime di eccezione, senza poter accedere ad alcun beneficio penitenziario. Una pena quindi immutabile, tranne in un caso: collaborando con la giustizia, diventando “pentiti”“.