Ormai la bambina prodigio che è diventata famosa con la saga Harry Potter è cresciuta e oggi, 15 Aprile, compie 30 anni. Emma Watson non ha nemmeno dimostrato ansia nell’attesa di spegnare le candeline: in una recente intervista per il lancio della pellicola Piccole Donne, ha infatti chiarito che lei è “fidanzata con se stessa”. Un’affermazione che sottolinea che Emma non ha bisogno di un uomo o di un bambino per sentirsi donna. I suoi 30 anni non vedono alcuna ombra di stress, anzi sono una bellissima lezione di amore verso se stesse: una donna libera dalle catene delle aspettative.
Andare oltre al successo di Harry Potter
A questo si aggiunge una carriera brillante. Il world system l’ha messa a dura prova, proprio perché legata a doppio filo con il personaggio che le ha regalato il successo in ben otto film di Harry Potter, ovvero Hermione Granger (molti, infatti dubitavano delle sue qualità): un ruolo che poteva imprigionarla per sempre. Invece Emma Watson si è lasciata alle spalle la saga creata da J. K. Rowling recitando prima nel Marylin di Simon Curtis (2011), poi nel bellissimo e generazionale Noi Siamo Infinito di Stephen Chbosky (2012).
La svolta con Sofia Coppola
La svolta come protagonista arriva però The Bling Ring di Sofia Coppola (2013): la storia è un ritaglio della cronaca americana che vede un gruppo di adolescenti coinvolti in una serie di furti nelle ville dei divi di Hollywood. Emma Watson è però l’unica attrice adolescente già nota: brilla accanto ai coetanei alle prime armi (Israel Broussard, Claire Julien, Katie Chang e Taissa Farmiga). Sempre nel 2013 prende parte, in una fittizia versione di se stessa, nel Facciamola Finita di Evan Goldberg e Seth Rogen.
Da Noah a Colonia
E così è pronta per entrare nei panni di Ila in Noah (2014), sotto l’occhio di Darren Aronofsky e al fianco di Russell Crowe, e per far parte del cast di Regression (2015), la pellicola dai risvolti psico-thriller di Alejandro Amenábar. Lo stesso anno diventa un’eroina in Colonia, il film diretto da Florian Gallenberger (con Daniel Brühl), un connubio perfetto tra un’indimenticabile storia d’amore e un thriller politico, una vicenda ambientata durante uno dei capitoli più oscuri della Guerra Fredda (in particolare, la storia è ambientata nel 1973, quando il generale Augusto Pinochet prese il potere in Cile dopo il Colpo di Stato).
Eroina femminista ne La Bella e la Bestia
Prima del futuristico (e dimenticabile) The Circle (2017, diretto da James Ponsoldt con Tom Hanks), sempre nel 2015 la Disney la sceglie per il ruolo principale di La Bella e la Bestia, l’adattamento cinematografico del cartone animato del 1991: non solo recita, ma canta e balla, dimostrando a tutti il suo talento. Questi panni sono perfetti per l’attivista Emma Watson: Belle è infatti una principessa con idee moderne, un’eroina femminista della storia Disney che ama leggere e sogna di viaggiare, mai disposta a sottomettersi alle condizioni imposte.
Una grande passione per il sociale
La carriera della stella del cinema viene costantemente fiancheggiata dalla passione per il sociale: oltre a promuovere la moda etica, più di una volta si è esposta in difesa dei diritti delle donne. Nel 2014 è inoltre stata nominata Goodwill Ambassador (ovvero ambasciatrice di buona volontà) nell’ambito del progetto UN Women delle Nazioni Unite che ha lanciato l’iniziativa HeForShe, volta al coinvolgimento degli uomini sulla promozione della parità di genere. Si può dire che Emma Watson fa parte del femminismo di terza generazione: senza barriere di genere e volto a coinvolgere sempre più persone.
Tra le Piccole Donne, contro ogni stereotipo
Ed è forse per questo motivo per cui ci aspettavamo di vedere Emma Watson nei panni di Jo nell’ultima pellicola Piccole Donne (2019), al posto di Saoirse Ronan. Ma la regista Greta Gerwing le ha offerto il ruolo di Meg, la maggiore e meno progressista tra e sorelle March. Ma in fondo, la sua figura esorta le altre a diventare delle “piccole donne”: nel profondo capiamo che ci sono diversi modi per essere donna e femminista. Quindi contro ogni stereotipo.
Selene Oliva