Dal 21 maggio 2020 al 30 giugno sarà disponibile su Youtube per le scuole, famiglie e per chiunque voglia fare una riflessione sulla diversità una versione gratuita open source di 30 minuti del film Be Kind – Un Viaggio Gentile All’Interno Della Diversità, autoprodotto e diretto dall’attrice e regista Sabrina Paravicini e da suo figlio Nino Monteleone, un bambino di dodici anni a cui è stato diagnosticato a due anni e mezzo una sindrome autistica. Premiato con una menzione speciale per il cinema sociale ai Nastri D’Argento Documentari 2019, Be Kind e al Taormina Film Fest, con una menzione speciale della giuria. Supportato da Gucci, da sempre attivo nella sensibilizzazione verso tematiche come diversity inclusione, questo progetto farà parte di Gucci Equilibrium: non solo un programma, ma una vera e propria piattaforma il cui obiettivo, oggi, è quello di raccontare come strategia e progetti sulla sostenibilità possano essere integrati, ispirandosi a una “Culture of Purpose”.
Il viaggio di Be Kind
Be Kind racconta il viaggio di Nino, piccolo regista che intervista chi come lui vive una forma di diversità, sia essa fisica, psichica, di razza, di religione, di status sociale e di genere. Ogni persona si racconta andando a comporre un grande quadro: un insieme di micro viaggi, fatti di paure superate, di speranza, di cure che hanno funzionato, di sperimentazioni, di gentilezza e di felicità. Un percorso documentato da una videocamera dove la diversità viene indagata attraverso lo sguardo di un bambino speciale, attraverso le sue domande gentili e prive di sovrastrutture.
Tutti siamo diversi da tutti
In Be Kind, la mamma accompagna il figlio in un percorso fisico ma soprattutto emotivo, dove ogni tappa rappresenta un incontro con persone che raccontano le esperienze attraverso la condivisione delle loro storie. Nino diventa quindi un Virgilio che insegna come la gentilezza sia il solo modo per entrare davvero in contatto con gli altri. La presenza dello scrittore Roberto Saviano, con cui Nino conversa sul tema della felicità secondo la teoria di Epicuro, dell’attore Fortunato Cerlino che aiuta un giovane attore nello spettro autistico a prepara le scena madre di Robert De Niro in Taxi Driver e dell’astronauta Samantha Cristoforetti che racconta a Nino il valore della diversità, si alternerà a tanti incontri, tante vicende che compongono un grande racconto a lieto fine: un racconto che parla di limiti superati, di speranza, di sperimentazioni, di gentilezza e di felicità possibile per tutti. Perché, alla fine, tutti siamo diversi da tutti.
Intervista a Sabrina Paravicini
Per la sua importanza, ho deciso di riproporvi la mia intervista all’autrice e co-regista, l’attrice Sabrina Paravicini, una donna eccezionale.
Be-Kind, un viaggio “gentile”. Perché avete scelto questa parola? Quanto la gentilezza, vera, non di facciata, sta venendo meno nel nostro vivere quotidiano?
Perché la chiave di tutto è nella gentilezza: ogni rapporto quotidiano – che sia con la famiglia, sul lavoro o a scuola – vissuto con gentilezza cambia completamente le dinamiche di relazione. Essere gentili è la cosa più semplice e al tempo stesso più difficile da fare. Noi stiamo trovando una rete di persone gentili enorme, impensabile. È stato un viaggio dentro e fuori dal film, nel senso che abbiamo viaggiato su due binari paralleli, quello delle riprese e quello tutto intorno al film delle persone che non saranno nel film ma che ci hanno sostenuti.
Sui social si condividono una marea di informazioni superflue, selfie compulsivi, status di dubbio gusto. Spesso e volentieri in nome di un crescente egoismo e narcisismo. Quanto invece un progetto come il vostro, che parla senza veli di vita vera, innalza il reale concetto di Condivisione?
Io credo di sì, credo che siamo riusciti a mettere anche la vita vera nei nostri social, ogni frase condivisa, come ogni immagine, è stata davvero accolta da chi ci stava seguendo. Anche il viaggio è stato un viaggio seguito e condiviso. Ora la parola naturalmente spetta alle immagini, al film.
Tra i diversi mezzi di espressione, avete scelto di realizzare un libro George & Lisa Kart & la Mitica e Dinamica Supergara e questo documentario. Iniziamo dal primo, com’è nato?
Nino ha sempre avuto un alto funzionamento della sua sindrome autistica nella creatività e nella fantasia, da anni ci raccontava ogni giorno storie incredibili che a distanza di mesi ricordava perfettamente a memoria. Abbiamo deciso di fargli fissare queste storie facendogliele scrivere al computer. Da qui è nato una sorta di romanzo, una storia molto bella, fatta di persone diverse che si sfidano in una gara in giro per il mondo. L’abbiamo stampato e gli abbiamo dato la forma del libro. Per lui è stato molto importante vedere che quel mondo interiore (che da piccolo lo teneva chiuso rispetto al resto del mondo) poteva diventare qualcosa di concreto, di visibile, di apprezzabile. Ne sta già scrivendo altri quattro!
Passando al documentario, quanto girare, fare interviste e accendere la macchina da presa è stato terapeutico per Nino?
Io amo il cinema da sempre, è il mio lavoro, la mia passione. Vado in sala ogni volta che posso. Il linguaggio del cinema è un’arte meravigliosa. Questo viaggio documentato dalla videocamera per Nino e per me è stato incredibilmente terapeutico, addirittura dal primo giorno all’ultimo, dopo sei mesi ci sono stati dei cambiamenti significativi nel suo modo di rapportarsi agli altri.
In che modo il cinema riesce ancora ad essere il mezzo più forte (e magico) per arrivare alla gente e lanciare un messaggio?
Sì, ritengo che un’opera cinematografica sia un modo di far arrivare un messaggio in modo più potente. Avrei potuto scrivere un libro, sarebbe stato più facile, meno impegnativo anche dal punto di vista di dispendio di energie di tempo e di denaro (questo film è autoprodotto) ma non sarebbe stata la stessa cosa. Nel film diamo voce e volto a persone straordinarie che meritano di arrivare direttamente al cuore degli spettatori.
Entro nel personale: che esperienza è stata per te stare accanto a tuo figlio durante questa esperienza?
È stato un viaggio umano, psicologico e fisico che ha cambiato totalmente il mio modo di lavorare. E Nino è stato un compagno di viaggio straordinario. La sua calma, il suo modo “dritto” di fare domande e di relazionarsi agli altri mi ha insegnato più di quanto abbia mai imparato nei miei vent’anni di esperienza.
Ti faccio una domanda da girare a lui. Gli chiedo i suoi: attore, regista e film preferito. (Se vuole può anche spiegare il perché!).
Jim Carrey e Robin Williams, Tim Burton, il film è La Fabbrica di Cioccolato perché ama molto Roal Dahl.
Avere dei sogni è il motore della vita. Quali sono i vostri?
Per Nino io sogno l’autonomia nella sua vita futura e che continui ad essere felice come è ora. Il mio sogno è la felicità. Nino sogna di diventare regista e di “volere sempre bene alla sua mamma”.
Intervista di Giacomo Aricò