Dal 27 agosto al 2 settembre ci sarà la 68ª edizione del Trento Film Festival che quest’anno per la prima volta – a causa della pandemia – si svolge a fine estate (rispetto all’abituale settimana primaverile) e in forma ibrida. Il programma cinematografico, composto da 100 film, si svolgerà non solo in città e in altri centri della provincia (con modalità in via di definizione, in base all’aggiornamento delle normative) ma anche in streaming in tutta Italia.
Il Concorso
Sono 25 le opere in gara per le Genziane d’Oro e d’Argento: 14 lungometraggi e 11 cortometraggi, di cui 14 anteprime italiane e 2 anteprime internazionali, provenienti da 16 paesi diversi. Inevitabile citare per primo un maestro come il documentarista cileno Patricio Guzmán che partecipa per la prima volta al concorso con l’ultimo lavoro La Cordillera De Los Sueños, affascinante riflessione sul significato delle Ande per l’identità cilena, che racconta quelle montagne come imponente metafora storica. Si resta in America Latina con due anteprime italiane: dalla Colombia Suspensión di Simón Uribe e Cholitas degli spagnoli Jaime Murciego e Pablo Iraburu, su un gruppo di donne che sfidano pregiudizi e altitudine per cimentarsi nella scalata dell’Aconcagua. Alpinismo, questa volta ai massimi livelli, al centro di altri due lungometraggi in concorso e anteprima italiana: The Last Mountain di Dariusz Zaluski e Alpinist – Confession of a Cameraman di Minchul Kim e Iljin Lim. Tre le opere di produzione o co-produzione italiana: Sicherheit 123 degli altoatesini Florian Kofler e Julia Gutweniger che ritrae le molteplici forme del confronto tra uomo e forze della natura; Noci Sonanti di Damiano Giacomelli e Lorenzo Raponi segue la vita di un padre e del figlio undicenne Siddharta; The Valley del portoghese Nuno Escudeiro, girato nella Val Roia sul confine tra Italia e Francia, dove una vivace comunità di montanari e contadini rischia denunce e arresti per assistere i rifugiati che attraversano le Alpi a piedi.
Trasformazioni e attualità dei territori di montagna sono al centro di A Tunnel di Nino Orjonikidze e Vano Arsenishvili che documenta le tensioni tra gli abitanti di una regione di montagna e l’impresa cinese che vi sta costruendo la ferrovia che collegherà Europa e oriente, la nuova controversa “Via della seta”; Sidik And The Panther di Reber Dosky, filmato tra le splendide montagne del Kurdistan iracheno, dove il leggendario e inafferrabile leopardo persiano potrebbe diventare la chiave per portare la pace in un’intera regione; e Sing Me a Song del belga Thomas Balmès, che racconta la vicenda contemporanea e universale di un giovane monaco combattuto tra l’isolamento in un monastero tra le montagne, e le tentazioni del suo smartphone, che lo connette al resto del mondo. Due opere molto diverse, entrambe in anteprima per l’Italia, porteranno gli spettatori nel Grande Nord americano: North della francese Leslie Lagier, ispirato ritratto del leggendario Yukon canadese, tra il boom della corsa all’oro di un tempo, e le macerie sociali e ambientali lasciate dallo sfruttamento delle risorse oggi; e Der Bär In Mir di Roman Droux, che segue la spedizione del biologo svizzero David Bittner nell’Alaska più selvaggio, dove i due passeranno un’estate condividendo una vallata con giganteschi orsi grizzly, mostrati in immagini ravvicinate mozzafiato, che ci interrogano sul rapporto tra uomo e animale.
I Cortometraggi
Completano il Concorso gli 11 cortometraggi che si contendono la Genziana d’Argento, tra cui il pluripremiato a livello internazionale The Tough del polacco Marcin Polar (foto copertina); l’esilarante Guy Proposes to his Girlfriend on a Mountain di Bernhard Wenger dall’Austria; l’inclassificabile Untitled (Burned Rubber on Asphalt, 2018) di Tinja Ruusuvuori dalla Finlandia; gli italiani Carie di Achille Mauri, visionario sguardo sulle cave di marmo delle Apuane, e Pratomagno di Gianfranco Bonadies e Paolo Martino, altra opera in cui la montagna diventa luogo dell’incontro e della solidarietà tra italiani e migranti; e il film d’animazione svedese Zlatan in the Slopes di Monne Lindström, il cui protagonista (disegnato) è proprio il leggendario Zlatan Ibrahimović, qui impegnato non su un campo da calcio, ma una pista da sci.
Le altre sezioni
Spazio poi alle altre sezioni del Festival: Terre Alte (lungomtraggi: Sotto Le Stelle Fredde di Stefano Giacomuzzi; Prima Che Arrivi L’Estate di Francesco Di Martino; Il Passo Dell’Acqua di Antonio Di Biase; Vulnerabile Bellezza di Manuele Mandolesi; Senza Tempo di Giuseppe Valentino; Fango Rosso di Alberto Diana; Kinnaur Himalaya di Emanuele Confortin; cortometraggi: Di Acqua, Di Fuoco e Quello Che Resta di Matteo Ninni; Padenti – Foresta di Marco Antonio Pani), Orizzonti Vicini (film: One More Jump, di Manu Gerosa; Oro Rosso di Katia Bernardi e Con Le Mie Mani di Mattia Venturi; e due opere brevi: Le Creature di Andrea di Thomas Saglia; Scrivo Ad Alta Voce di Antonio Dalla Palma e Pier Paolo Giarolo; cortometraggi: Manufatti In Pietra di Michele Trentini; Il Bosco Cresce In Silenzio e a Ritmo Della Musica di Stefano Volcan; Croste Di Polenta di Emanuele Bonomi), Alp&Ism (Il Cercatore D’Infinito di Federico Massa e Andrea Azzetti; Valle Della Luce di Alberto Beltrami e Lia Giovanazzi Beltrami; Ten di Gabriele Donati; Die Grosse Zinne di Reinhold Messner; Ocean to Sky di Michael Dillon; Attraction of Heights di Rastislav Hatiar; Superhombre di Lucian Mircu e Mircea Gherase; Into the Canyon di Peter McBride; Alé di Marco Zingaretti) e Muse.Doc (Le Plus Beau Pays Du Monde: Le Sanctuaire di Frédéric Fougea; La Vallata Della Pernice Bianca di Tommaso Baldassarra; Nature Symphony di Marko Röhr).
Proiezioni Speciali
A causa dell’incertezza che regna nel mondo della distribuzione cinematografica, ci saranno – solo in proiezione – due film: Paradise, Una Nuova Vita di Davide Del Degan, che narra una tragicomica vicenda ambientata tra le gelide montagne friulane, dove viene spedito Calogero, testimone di giustizia siciliano sotto protezione; come evento di chiusura Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin, il documentario di Werner Herzog, un commovente omaggio al grande scrittore, giornalista e viaggiatore inglese, con cui Herzog aveva stretto una profonda amicizia, in nome della passione comune per l’avventura ai confini del mondo.