In questa anomala ed indimenticabile estate, senza mete e prospettive certe e con la guardia ancora alta nei confronti di un Virus che ha cambiato il corso della nostra vita, una data merita di essere ricordata: 29 agosto. In quel giorno di 40 anni fa, nel 1980, ci lasciava infatti un Medico che la vita degli esseri umani (e di una società civile che si rispetti) ha cercato invece di cambiarla in meglio: Franco Basaglia.
La Legge Basaglia
La 180, ovvero la Legge Basaglia (del 1978) ha sancito la chiusura delle strutture manicomiali e ha cercato, con l’assistenza sul territorio, di dare una risposta alternativa alla segregazione e alla repressione di quegli istituti. Luoghi dove alcuni pazienti venivano privati della propria libertà (non rispettare una norma non è sinonimo di pazzia), della propria dignità (venivano trattati come bestie) e della propria vitalità (venivano sottoposti ad elettroshock o lobotomizzati). I mandanti di tali iniziative? I “sani”, i “normali”. Ricordando (doverosamente) l’opera di Basaglia, a cui è stato dedicato un film per la Rai (C’Era Una Volta La Città Dei Matti, di Marco Turco, 2010, con protagonista, nei suoi panni, Fabrizio Gifuni) la mia mente è andata in particolare a Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo, pellicola diretta nel 1975 da Miloš Forman – tratta dall’omonimo romanzo del 1962 di Ken Kasey – che vinse cinque Oscar per Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attore e Attrice Protagonista (Jack Nicholson e Louise Fletcher) e Miglior Sceneggiatura Non Originale (Lawrence Hauben e Bo Goldman).
Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo
Cuckoo’s Nest in americano significa “manicomio” e “cuckoo” sta per “pazzo”. C’è una nota filastrocca che ci riporta a questo nome: “Three geese in a flock, one flew East,one flew West, one flew over the cuckcoo’s nest” (“Uno stormo di tre oche, una volò ad est, una volò ad ovest, una volò sul nido del cuculo“). Il destino, l’imprevedibilità e la casualità della vita porta qualcuno a diventare pazzo o ad essere considerato tale. Nel film, il “nido del cuculo” è l’ospedale psichiatrico di Stato di Salem dove nel 1963, arriva un uomo di nome Randle Patrick McMurphy (Jack Nicholson), un rissoso già stato in carcere per comportamento antisociale e per aggressioni plurime. Stravagante e anticonformita, McMurphy elude le dure regole del manicomio, imposte dalla caporeparto Signora Ratched (Louise Fletcher) e trascina i suoi nuovi amici degenti ad opporsi alla rigida disciplina, facendoli uscire dal torpore e dalla rassegnazione.
McMurphy come Basaglia
Quella di McMurphy è una richiesta di libertà, gioia e spazio che il manicomio non può soddisfare, ma al contrario deve reprimere considerandola “malattia” da curare con metodi coercitivi. Per annullare la sua aggressività che è anche una grande carica vitale, per renderlo inerte ed innocuo, verrà sottoposto ad una serie di elettroshock e, nel tragico straziante finale del film, addirittura lobotomizzato. È importante ricordare il capolavoro di Miloš Forman perché muove ancora le coscienze e risulta estremamente attuale. Non si può vederlo senza commuoversi, senza pensare al grande uomo che era McMurphy, alla sua intelligenza, sensibilità, coraggio, generosità. Le stesse doti di Franco Basaglia.
Giacomo Aricò