Giovedì 2 ottobre arriva finalmente nei nostri cinema Medianeras – Innamorarsi a Buenos Aires, film argentino del 2011 diretto da Gustavo Taretto con Pilar López de Ayala, Javier Drolas, Inés Efrón, Carla Peterson, Rafa Ferro e Adrían Navarro. Una storia d’amore coinvolgente premiata come Miglior Film e Miglior Regia in occasione del Gramado Film Festival del 2011.
Martin (Javier Drolas), un web designer, è fobico, benché sia in via di guarigione. Poco alla volta, prova ad uscire dall’isolamento del suo monolocale e soprattutto dalla sua realtà virtuale. Mariana (Pilar López de Ayala) è invece appena uscita da una lunga storia d’amore. La sua vita è una totale confusione, proprio come l’appartamento in cui si rifugia. Martin e Mariana vivono in edifici opposti sulla stessa strada, ma non si sono mai incontrati. Percorrono gli stessi luoghi, ma non si sono mai accorti l’uno dell’altra. Come potrebbero del resto incontrarsi in una città di 3 milioni di abitanti? Ciò che li separa è ciò che farà sì che i due si incontrino.
Medianeras – Innamorarsi a Buenos Aires nasce da un’idea di Gustavo Taretto, un attento e curioso osservatore della capitale argentina. Nella costruzione della sua storia, il regista ricorda un articolo di Luis Martín –Santos secondo cui “un uomo rappresenta l’immagine di una città e la città rappresenta le viscere di un uomo rivoltate”. Per Taretto invece “in una città, un uomo non solo scopre la sua determinazione come persona e la sua ragion d’essere, ma trova anche ostacoli insormontabili che gli impediscono di vivere liberamente la propria esistenza”.
Taretto inquadra Medianeras come “una favola urbana, una costruzione artificiale e ilare della vita moderna nelle grandi città”. Facendo un riferimento alla relazione immediata del film con l’architettura, il regista spiega che il suo film si basa su quattro pilastri che elenchiamo di seguito:
1) Città/Buenos Aires – Una riflessione sulle città che creiamo nelle nostre immagini e che somigliano a noi: caotiche, imprevedibili, contraddittorie, illuminanti, bisognose e ostili. È inspiegabile la ragione per cui una città può essere disturbante e al tempo stesso affascinante.
2) Solitudine urbana/nevrosi collettive – Una persona che divide l’edificio con 50 altre persone, si sente sola. Nella metropolitana, 100 persone sentono l’indifferenza reciproca quando tornano a casa dal lavoro. Invece di farci sentire più calmi e sereni, l’essere circondati da gente, ci rende estremamente nervosi. Sono estranei, completamente distanti da noi. Oggi, non mi sorprenderebbe sentire parlare della forza virulenta di un attacco di panico in maggior misura rispetto al virus dell’influenza H1N1.
3) Isolamento – Come facciamo ad avere più calamite posizionate sul frigo rispetto al numero di amici? Perché la tecnologia, che avrebbe dovuto connetterci trasversalmente gli uni agli altri, ha fallito il suo obiettivo? La modernità ci offre la perfetta trappola: comfort, la scusa perfetta per chiuderci in casa, isolati ed immuni da tutto. È la realtà di fatto: per condividere momenti importanti gli uni con gli altri, usiamo chat, e-mail o messaggi.
4) Incontri/Fallimenti. La ricerca dell’amore – “L’amore è la risposta”, come tutti sappiamo. Ma è difficile da trovare. I protagonisti, in “Medianeras – Innamorarsi a Buenos Aires” incontrano dei personaggi con cui potrebbero avere una relazione. Sono come ingranaggi che potrebbero essere tenuti insieme, come l’olio delle macchine, ma quando le ruote finalmente girano, semplicemente non si muovono all’unisono. Così bisognerebbe continuare a cercare il link mancante, la persona con cui la storia potrebbe funzionare. Ma in che modo possiamo ritrovarci con così tanti ostacoli?
“I protagonisti del mio film trovano la speranza nell’oscurità. Continuano instancabilmente a cercare l’amore, nonostante le paure e gli ostacoli. Dopo tutto, puoi sempre aprire una piccola finestrella nella parete cieca del tuo palazzo (medianera) per lasciare che un raggio di sole entri nella tua vita”
Gustavo Taretto