©LES FILMS DU WORSO - NO MONEY PRODUCTIONS

Imprevisti Digitali, la deriva digitale della società moderna

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Dopo il trionfo alla 70esima edizione della Berlinale, dove si è aggiudicato l’Orso d’Argento, dal 15 ottobre arriva al cinema Imprevisti Digitali, il film è diretto dalla consolidata coppia di registi Benoît Delépine e Gustave Kervern, una commedia sociale dolce-amara, parzialmente ispirata al Movimento dei Gilet Gialli, che mette a fuoco in modo ironico e pungente alcune delle assurdità che caratterizzano la deriva digitale della società moderna, ormai globalizzata e intangibile.

Il film

Tre vicini di casa in un sobborgo francese si ritrovano coinvolti in una serie di imprevisti causati dalla loro inettitudine nel rapportarsi alle nuove tecnologie. Marie (Blanche Gardin) ha paura di perdere il rispetto di suo figlio a causa di un sex tape finito online, Bertrand (Denis Podalydès) s’invaghisce della voce di una centralinista e cerca di proteggere la figlia dal cyber bullismo e Christine (Corinne Masiero), che ha perso il marito a causa della sua dipendenza dalle serie tv, è disposta a tutto per far aumentare la sua valutazione come autista privato. I tre si lanceranno così in una battaglia contro i giganti di internet. Una battaglia ben al di fuori della loro portata… forse.

Benoît Delépine e Gustave Kervern

Per parlare delle tematiche del film vi proponiamo un estratto dell’intervista rilasciata dai registi Benoît Delépine e Gustave Kervern.

Imprevisti Digitali è un film di denuncia ispirato al Movimento dei Gilet Gialli e una divertente e caustica critica all’epoca digitale in cui viviamo. Qual è l’idea originale del film? Come è nato?

BD: Questo è il decimo film che realizzo con Gustave, siamo entrambi registi, ma anche grandi amici e lavoriamo bene insieme, i nostri film spesso si ispirano alle nostre vite. Abbiamo iniziato con il film Aaltra girando a Picardy e il nostro sogno finale era di arrivare fino alle Mauritius, dove è nato Gustave. Ci abbiamo provato in molti film ma non ci eravamo mai riusciti… e ora eccoci qua! Dato che questo film parla anche di globalizzazione incontrollata, abbiamo pensato che fosse l’occasione giusta per andare alle Mauritius e realizzare il nostro sogno – è anche la patria dei Dodo (ndr: una scena nel film spiega che il Dodo è un uccello gigante delle Mauritius che si è estinto a causa dell’attività umana). Proprio come i Dodo, anche gli uomini credono di essere i padroni del mondo e non temono nessun predatore – ora si trovano però a fare i conti con l’intelligenza artificiale, che è molto più potente e pericolosa dell’uomo e ora possiamo vedere chiaramente cosa ci sta accadendo. Sappiamo che non andrà a finire bene nemmeno per noi.

GK: Ogni giorno, anche prima che ci venisse l’idea di girare questo film, Benoît e io ci telefonavamo spesso per commentare come siamo ormai sopraffatti dagli incredibili colpi di scena che ci riserva la nostra vita quotidiana. Per esempio, ancora non mi capacito che io debba pagare 60 euro per il mio piano tariffario telefonico quando vedo in ogni dove pubblicità per piani a 20 euro – e per quante volte io chiami l’assistenza clienti non ho ancora ricevuto una proposta tariffaria decente. Hai sempre la sgradevole sensazione di essere preso in giro o raggirato.

Imprevisti Digitali 1

Pensate che il Movimento dei Gilet Gialli abbia riempito in qualche modo quel senso di vuoto e isolamento che le persone avvertivano?

GK: All’inizio il film doveva raccontare la storia di un solo individuo, un protestante ante litteram sulla falsa riga dei Gilet Gialli, che lottava contro tutto questo isolamento, questo disagio sociale e contro la digitalizzazione dei servizi pubblici… In realtà abbiamo scritto la sceneggiatura molto prima che scoppiasse il fenomeno dei Gilet Gialli. Temevamo che le persone potessero pensare che avevamo semplicemente seguito in modo opportunistico questo fenomeno dilagante. Così successivamente decidemmo di modificare il soggetto del film e scrivere di tre personaggi, ognuno con problemi differenti, ma per altri aspetti molto simili tra di loro.

BD: Volevamo inoltre far emergere l’idea che, in un mondo sempre più individualistico caratterizzato da oggetti elettronici che tendono a isolare le persone, esiste ancora un senso di solidarietà fra gli individui.

Il film mostra come divario sociale, economico e tecnologico siano connessi tra di loro, corretto?

BD: Tutto è interconnesso! Alcuni giorni fa ho presentato uno dei nostri film a La Clef, un cinema attivista. Vedere un film tutti insieme è un’esperienza totalmente diversa dal vederlo da soli a casa in tv o al computer. Questa è una delle ragioni per cui abbiamo filmato ampie sequenze in campo lungo. Al cinema sperimenti questo momento in compagnia, mentre il vederlo a casa da solo tende a isolarti.  

GK: Qualunque cosa tu possa pensare dei Gilet Gialli, ciò che continui sempre a sentire in giro è che le persone hanno ripreso a parlarsi, a fare conoscenza e a riconnettersi gli uni con gli altri. Penso che sia qualcosa di importante! Hanno vissuto vicini per non so quanto tempo e non si sono mai rivolti una parola. Il film racconta di tre vicini di casa che si sentono soli e si ignorano a vicenda.  Con la tecnologia digitale anche i servizi pubblici tendono a chiudere e questo ha un effetto disastroso soprattutto nelle aree più rurali dove risulta sempre più difficile trovare un ufficio postale, un ospedale… uno dopo l’altro chiudono.

Imprevisti Digitali 2

Imprevisti Digitali per voi è un film comico, disperato o estremamente lucido nella visione che vuole offrire?  

GK: Direi tragicomico. Anche i nostri primissimi film lo sono. Le Grand Soir ad esempio è una commedia, sebbene a molti appaia come un film pesante e serio. Penso che IMPREVISTI DIGITALI comprenda molti generi, e che tra essi, la tragedia appaia in modo più persistente rispetto alla commedia. Sono contento di questo, significa che la sostanza prevale sulla forma.

BD: C’è qualcosa di davvero sbagliato in questa epoca. Siamo seduti in un vecchio bar e devi combattere contro le grandi catene di ristorazione come Starbucks. Tutto questi piccoli luoghi antichi sono gestiti da uomini e donne anziane che presto andranno in pensione. Una volta che avranno chiuso, lo scenario del futuro immaginato dal romanziere Michel Houellebecq sarà purtroppo realtà.

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