Mercoledì 25 novembre, Fuori Concorso al 38° Torino Film Festival, verrà presentato online (dalle 14 su MYMovies.it, dove resterà disponibile alla visione per le successive 48 ore) Helmut Newton: The Bad and The Beautiful, il documentario diretto da Gero von Bohem sulla controversa figura di Helmut Newton, uno dei grandi maestri della fotografia di cui quest’anno è ricorso il Centenario della nascita (31 ottobre).
Il film
Helmut Newton – il giovane fotografo ebreo, cacciato dalla Berlino nazista, è diventato una celebrità dopo un’odissea in giro per il mondo. Con le sue foto audaci e accattivanti, ha creato una nuova visione delle donne, spesso provocatoria, che ancora oggi fa sentire il suo peso. In occasione del centesimo anniversario della nascita di Newton, il noto autore, giornalista e regista Gero von Boehm racconta in un documentario la storia della movimentata vita del fotografo offrendo uno sguardo unico sull’opera di Newton: la rappresentazione del corpo femminile. Negli anni Settanta, con le sue foto d’avanguardia, Helmut Newton ha dato inizio a una nuova era. Mai prima d’allora le donne erano state viste in tali pose sulle riviste glamour e nelle pubblicità di moda. Newton ritraeva le sue donne con enormi cani dall’aspetto aggressivo, in strade notturne poco illuminate, con indosso abiti maschili, con strumenti pericolosi, come i coltelli – in definitiva, sfidando le norme sociali. In che modo Newton ha influenzato il nostro modo di guardare il corpo femminile? Quali prospettive e desideri ha trasmesso attraverso l’energia delle sue foto? Quelle donne forti che fotografava erano oggetti o soggetti sessuali? Come viene considerata oggi la fotografia di Newton?
Alcuni dei suoi soggetti femminili più importanti dicono la loro nel film – dal mondo del cinema e della moda: Charlotte Rampling, Isabella Rossellini, Grace Jones, Anna Wintour, Marianne Faithfull, Hanna Schygulla, Claudia Schiffer, Nadja Auermann, Sylvia Gobbel, Carla Sozzani, Arja Toyryla – e naturalmente sua moglie, June Newton, oltre a voci critiche come Susan Sontag in uno confronto memorabile in cui lei lo accusava direttamente di essere un misogino. Il coinvolgente documentario di Gero von Boehm viaggia con Helmut Newton e le “sue” donne attraverso le diverse fasi della sua straordinaria, a volte drammatica, vita, mostrando il suo lavoro e il suo mondo. Il regista ha potuto attingere al vasto archivio fotografico di Newton mostrando molte sfaccettature del controverso fotografo.
Le donne per Newton
Tra i più grandi maestri della fotografia, Helmut Newton ha scolpito il suo nome nell’Olimpo della fotografia esplorando la forma femminile. Il suo lavoro ha continuato per molto tempo ad essere oggetto di culto, anche dopo la sua tragica morte in un incidente d’auto a Los Angeles, nel 2004. Newton ha lavorato in tutto il mondo, da Singapore all’Australia, da Parigi a Los Angeles, ma la Germania di Weimar è stata a lungo il suo segno distintivo. Il modo unico e sorprendente di Newton di ritrarre le donne ha sempre posto una domanda: dava potere ai suoi soggetti o li trattava come oggetti sessuali?
Il documentario mostra il leggendario fotografo del XX Secolo, sia al lavoro che in contesti di vita privata. Nel film sono presenti registrazioni audio e video, realizzate nel corso della vita di Newton. Per il suo nuovo documentario, Gero von Boehm ha goduto di un esclusivo accesso illimitato all’archivio della Fondazione Helmut Newton. In particolare, il documentario di von Boehm su Helmut Newton giunge in un momento in cui lo sguardo dell’arte, lo sguardo dei pittori, dei fotografi e dei cineasti sul corpo femminile è oggetto di dibattito. La rappresentazione delle parti intime è considerata da molti “immorale”. I musei devono ancora decidere se sia opportuno occultarle o meno al pubblico. Ma il gusto è dettato dal buongusto? Intanto, le fotografie di Helmut Newton rimangono in questa intrigante area grigia, carica di tensione.
Gero von Boehm
Vi presentiamo qui sotto l’intervista rilasciata dal regista Gero von Bohem.
Come ha conosciuto Helmut Newton?
Ci siamo incontrati per la prima volta tramite amici a Parigi. Dev’essere stato intorno al 1997. Ci siamo capiti subito e abbiamo scoperto di avere un senso dell’umorismo molto simile, lo stesso spirito che ritrovavamo anche in situazioni bizzarre. E mi è piaciuta subito sua moglie June, forse anche perché, come Helmut, mi piacciono molto le donne intelligenti e forti. Ci siamo visti un paio di volte a Montecarlo e anche a Berlino, che lui amava tanto.
Di cosa avete parlato quando vi siete conosciuti?
Abbiamo legato parlando di vecchi film tedeschi, di musica, dei romanzi di Arthur Schnitzler. A Montecarlo, dove viveva per il clima, a volte osservavamo insieme le persone – tipi eccentrici che vivono lì. Era un “voyeur” nel senso migliore del termine. A Berlino mi raccontava molto della sua giovinezza in città negli anni Venti e Trenta, dei suoi amici, del meraviglioso fotografo di moda Yva, da cui aveva imparato e poi, naturalmente, del periodo successivo alla presa del potere da parte dei nazisti. Mi parlava di come fosse pericoloso per lui in quel periodo in quanto ebreo, di come si nascondesse nei sotterranei di notte e poi di come fuggì da Berlino, nel dicembre del 1938. Mi mostrò la banchina da cui prese il treno per salire su una nave diretta in Cina. E a un certo punto, per forza di cose, pensai: “Devi fare un film su quest’uomo.” Ci volle un po’ di tempo prima che convincessi lui e soprattutto sua moglie June. Lei era estremamente protettiva e lui era in realtà una persona molto riservata, ma a un certo punto mi hanno detto: “Hai la nostra benedizione.” Poi abbiamo girato a Montecarlo, Parigi, Berlino e Hollywood e alla fine è uscito un programma per ZDF / Arte chiamato “HELMUT NEWTON – MEIN LEBEN”. Ma avevo ancora molto materiale inedito, che ora è stato integrato nel film, così come le registrazioni di Helmut realizzate nel tempo da June. E poi, naturalmente, lavorare a stretto contatto con la Fondazione Helmut Newton e poter utilizzare tutto il loro archivio fotografico è stata una grande opportunità.
Un’idea cardine del film è stata quella di intervistare solo le donne. Perché?
Le donne erano al centro della vita di Helmut in qualità di fotografo. Le conosceva come nessun altro e loro conoscevano lui. Così ho pensato che fosse il modo migliore per raccontare la sua storia. Non volevo nemmeno i soliti aneddoti maschili. Di solito gli uomini erano solo accessori per Helmut. Conosco alcuni dei personaggi del film da molto tempo, per esempio Isabella Rossellini, Charlotte Rampling e Hanna Schygulla. Hanno subito accettato di far parte del documentario. E poi c’erano donne meravigliose come Grace Jones, Nadja Auermann, Claudia Schiffer, Marianne Faithfull e Anna Wintour che alla fine hanno accettato di partecipare. Tutte hanno parlato dei loro incontri con Helmut con grande franchezza. Grace Jones, per esempio, ricorda che lui l’ha chiamata più volte dimenticandosi che ha un seno molto piccolo e che quindi non è la tipica “donna alla Newton”. La mandava a casa ogni volta. Ma alla fine hanno scattato insieme foto divenute famose. Una storia molto divertente è quella di Anna Wintour, che avrebbe dovuto fare con Helmut un servizio fotografico in California, quand’era una giovane fashion editor di “British Vogue”. Anna si era data malata il giorno prima perché era semplicemente troppo in soggezione per affrontare il “gigante” Newton. Charlotte Rampling racconta di come ha scattato le sue primissime foto di nudo con Helmut su una scrivania in una stanza d’albergo, ad Arles. Quelle erano anche le prime foto di nudo di Helmut. Nadja Auermann, invece, non voleva essere fotografata nuda. Lui si era risentito per questo.
Newton ha dato forma alla fotografia soprattutto negli anni Settanta e Ottanta e le sue foto sono iconiche ancora oggi. Ma quale sarà la sua eredità?
La natura inconfondibile delle sue foto. Solo questo è un segno di qualità. Per me personalmente, il ricordo di un amico, di cui ho apprezzato in particolare alcune qualità, rimane vivo per sempre. Helmut incarnava una certa tradizione associata all’avanguardia. Era elegante, aveva stile e allo stesso tempo era sfacciato, non si curava del politicamente corretto e aveva una mentalità molto giovane. Penso spesso a lui, soprattutto nel nostro mondo sempre più uniforme, sgraziato e puritano. Persone come lui sono diventate estremamente rare.
Alcune persone sostengono che la visione di Helmut Newton del corpo femminile non dovrebbe più essere mostrata…
Censura da parte di illetterati? Un’imposizione del buongusto? Per l’amor del cielo! Ognuno può pensare e dire quello che vuole delle foto di Helmut Newton. Ma ora sono lì ed esistono. Sono profondamente contrario a limitare la libertà dell’arte e a dimenticare che c’è stata nudità nella storia dell’arte fin dall’inizio. Si dovrebbero mettere via tutte le collezioni d’antiquariato, chiude a chiave molti Cranach, Caravaggio e Picasso. E grazie a svariate sue foto, Helmut Newton ci mostra quanto le donne possano essere forti e – cosa temuta da alcuni uomini – sicure di sé.
“Amo la volgarità. Sono molto attratto dal cattivo gusto – è molto più eccitante di quel presunto buon gusto, che non è altro che un modo standardizzato di vedere le cose. Il buon gusto è anti-moda, anti-fashion, anti-foto, anti-ragazza, anti-erotismo! La volgarità è vita, divertimento, desiderio, reazioni estreme!”.
Helmut Newton
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