Nove giovani italiani su dieci riconoscono come la crisi climatica stia modificando la società e il 50% ritiene che quello del clima sia il problema più urgente da affrontare, seguito dall’inquinamento (30%) e dal mondo animale (8%). Questi sono solo alcuni dei dati che emergono da Time to Question, l’inchiesta realizzata da ARTE in collaborazione con NHK World Japan per capire come i giovani affrontano le questioni ambientali e climatiche, ma anche come vedono la società, l’economia e la politica del XXI secolo.
5 Cortometraggi
I risultati di quello che è il più grande studio sociologico mai realizzato sulle questioni ambientali scaturiscono ora in una programmazione straordinaria disponibile gratuitamente in streaming e sottotitolata in italiano su ARTE in italiano (https://www.arte.tv/it/videos/RC-020170/time-to-question/). In particolare, gli esiti del sondaggio sono confluiti nell’omonima serie di cortometraggi prodotti da ARTE: 5 filmati di 7 minuti ciascuno per la regia di Henri Poulain che con animazioni, materiale d’archivio e interviste raccontano e illustrano i dati raccolti e offrono un nuovo sguardo europeo sulla protezione dell’ambiente. Dall’abbattimento degli stereotipi del legame tra ricchezza e ambientalismo all’incapacità dei governi di gestire la crisi ambientale, passando per le abitudini alimentari e il ruolo delle donne nella lotta contro le disuguaglianze: ecco cosa dicono i giovani europei nel sondaggio Time to Question analizzato in 5 cortometraggi disponibili su ARTE.
Ecologia è roba per ricchi?
Time to Question contribuisce ad abbattere lo stereotipo che lega comportamenti sostenibili e classi più abbienti: il 77% degli europei non è d’accordo sul fatto che essere green sia prerogativa dei ricchi. Tra l’altro, emerge che i più precari sono due volte più toccati dai problemi ambientali e che il 75% di loro compra bio.
Dovremmo smettere di mangiare carne?
Per il bene del clima è necessario cambiare abitudini: in particolare, il 93% dei partecipanti francesi e tedeschi pensa che l’allevamento industriale sia un problema. Dovremmo quindi smettere mangiare carne? Il 56% degli europei dice di no (per l’Italia: 52%), mentre per esempio i tedeschi votano sì nel 61% dei casi.
Le donne salveranno il pianeta?
Esiste una connessione tra ambientalismo, diritti e genere: dal sondaggio emerge come le donne siano più radicali riguardo alla protezione dell’ambiente, affermando nel 65% dei casi che il problema sia da affrontare con massima urgenza, contro il 55% degli uomini. Anche su altri temi di natura sociale le donne si rivelano più sensibili: il razzismo è grave per il 70% delle donne (contro il 55% degli uomini) e si dichiarano coinvolte sulle questioni di genere nel 67% dei casi (contro il 41% degli uomini).
Emergenza climatica, urgenza democratica?
I giovani sono diffidenti nei confronti di governi e istituzioni e della loro capacità ad affrontare l’emergenza climatica: il 63% pensa che il governo non faccia abbastanza per l’ambiente e l’82% chiede di imporre pratiche ecologiste.
Il mondo di domani sarà (per forza) peggiore?
In questo episodio viene messo in luce il pessimismo degli intervistati rispetto ad un possibile collasso della società civile, così come la conosciamo. Il 94% afferma che il cambiamento climatico porterà a cambiare la società e il 67% ritiene la decrescita sia una possibile o l’unica soluzione.
I 5 documentari
Saranno inoltre online ulteriori 5 documentari – co-prodotti da ARTE – realizzati da giovani cineasti under 35 che rappresentano la nuova generazione e illustrano la sua lotta per un mondo migliore. Susanne Erler e Aline Abbound firmano Tocca a noi! – Ritratto di Una Generazione Impegnata che mostra come l’approccio della giovane generazione ai temi del clima, del razzismo e della parità di genere stia trasformando le società europee. Disobbedisco, di Adèle Flaux e Alizée Chiappini, racconta due anni di protesta giovanile a favore dell’ambiente. Vivi Felice, per la regia di Marine Guizy, è un viaggio attraverso la realtà dei 25-30enni che cercano di costruire un futuro sul cumulo di macerie lasciato dalle generazioni precedenti. Amore Mio di Chloé Bruhat e Sascha Quade sonda le società europee per decifrare i codici amorosi dei giovani di oggi, mentre Settant’Anni di Contestazione Giovanile di Aurélien Guégan racconta con materiale d’archivio come ogni generazione, dagli anni 70 a oggi, abbia inventato forme culturali radicali e provocatorie per esprimere la propria rabbia e trovare un posto nel mondo.