In occasione della ricorrenza della Giornata della Memoria per commemorare le vittime dell’Olocausto, Rai Fiction rende omaggio a Primo Levi mandando in onda – in prima visione su Rai1 sabato 30 gennaio alle 22.45 – Questo è un Uomo, la docufiction diretta da Marco Turco ed interpretata da Thomas Trabacchi, Sandra Toffolatti e Werner Waas. Si tratta di un viaggio alle radici della carriera e della vita di Primo Levi e del suo bisogno di mettere su carta parole, ricordi e pensieri. Di testimoniare. La docufiction unisce ricostruzioni, interviste e immagini di repertorio e le incastra in una cornice narrativa naturale e misteriosa, restituendo un ritratto più intimo e inedito dello scrittore.
Il film
Durante un’escursione in montagna, Primo Levi (Thomas Trabacchi) prende una storta alla caviglia che gli impedisce di camminare. È quasi giunto in vetta, da solo. Intorno a lui solo rocce e silenzio. Quando si sente ormai perduto, viene soccorso da un uomo (Werner Waas) che sembra comparso dal nulla e che si rivela sin dall’inizio una personalità enigmatica. L’uomo conduce Primo Levi nel suo maso dove lo medica con delle erbe e lo ristora. Non sembra riconoscerlo, benché nel 1986 lo scrittore fosse famoso in tutto il mondo per i suoi libri e per la sua partecipazione alla vita pubblica. Addirittura non comprende il significato del numero tatuato sul braccio che Levi gli mostra. Di fronte a questa singolare ignoranza Primo Levi sente la necessità, ancora una volta nella vita, di raccontare la sua storia e, con essa, la tragedia della Shoah. Sente lo stesso bisogno di parlare, di raccontare, di testimoniare che avvertì dopo la guerra, quando tornato a Torino riprese a lavorare come chimico. In quegli anni, molti italiani avevano voglia di dimenticare ciò che era successo, di andare avanti. Volevano lasciarsi alle spalle il passato. La casa editrice Einaudi, alla quale Levi presentò la prima bozza di Se Questo è un Uomo, rifiutò il libro perché aveva già pubblicato altri volumi sulla deportazione e sui campi di sterminio, ma nessuno li aveva comprati.
Attraverso il teso confronto che Levi sostiene con l’uomo del maso, nel quale lo scrittore sembra riconoscere l’identità di un deportato che aveva conosciuto ad Auschwitz, Questo è un Uomo ricostruisce i momenti salienti della vita di Primo Levi, dalla deportazione fino gli ultimi anni della sua vita, toccando i temi fondamentali che hanno caratterizzato la sua biografia e la sua opera, e raccontando la sua carriera di scrittore che di fatto ha coinciso con una progressiva presa di coscienza del dovere di testimoniare. Con il contributo del materiale di repertorio dell’epoca, le interviste di chi ha conosciuto Primo Levi e ne ha compreso aspetti umani essenziali, e le interviste allo stesso Levi, il racconto dà vita al ritratto inedito ed emozionante di uno scrittore e intellettuale che ha profondamente segnato la cultura italiana del dopoguerra, il cui principale insegnamento resta ancora oggi attuale e imprescindibile: custodire la memoria da ogni forma di oblio e negazionismo, per evitare che il passato ritorni uguale ad oscurare la nostra vita.
Marco Turco racconta…
“Con Questo è un Uomo abbiamo voluto dare il nostro contributo alla conservazione della memoria storica di una tragedia che non può e non deve essere dimenticata, celebrando al contempo uno dei principali scrittori del Novecento italiano ed europeo: Primo Levi. Abbiamo voluto, di comune accordo tra regia e autori, inserire il racconto all’interno di una cornice narrativa all’apparenza insolita, come la montagna, che rappresenta però una delle cose più amate dallo scrittore, volendo sottolineare l’intenzione di raccontare aspetti inediti della vita di Primo Levi. Attraverso l’uso delle immagini di repertorio, interviste e ricostruzione narrativa attraverso la fiction, abbiamo voluto mostrare invece ciò che ha significato la deportazione ad Auschwitz, il ritorno a casa, i tentativi di ricominciare un’esistenza ordinaria con il suo lavoro di chimico e l’inizio del suo lungo e travagliato percorso per pubblicare Se Questo è un Uomo, a testimonianza di quanto fosse difficile, nell’Europa dell’immediato dopoguerra, parlare della Shoah. Tutto questo, come anticipato, lo abbiamo voluto inserire nella cornice narrativa che costituisce il fulcro drammaturgico e simbolico attraverso cui riproporre le principali tappe che hanno fatto di Levi non solo un testimone privilegiato della Shoah ma anche, e soprattutto, il grande scrittore che abbiamo tanto amato e che continuiamo ad amare“.