Ancora una volta il mondo cinematografico assiste all’ennesima battuta d’arresto. No Time to Die, l’ultima pellicola della saga di James Bond, ha subito un ulteriore ritardo nell’uscita in sala, oggi fissata per ottobre 2021. Da una parte ragioni legate all’emergenza sanitaria ancora in corso in tutto il mondo, dall’altra aspetti prettamente commerciali. Se le sale non riaprono e quindi le persone non potranno assistere a questo nuovo, spettacolare, capitolo della serie della spia più famosa di sempre, come potranno restare affascinate dal suo protagonista Daniel Craig, e dai marchi che lo attorniano per tutta la durata del film? Esatto, ecco le ragioni economiche: parte del fascino di 007 è proprio quello di utilizzare i migliori prodotti, dagli orologi alle auto, dalle bottiglie agli abiti, che diventano automaticamente – sempre che già non lo siano – status symbol. Perchè 007 in fondo è una vetrina. Anzi, è La vetrina del cinema per eccellenza.
L’uomo dal product placement d’oro
Il franchise di James Bond è uno dei principali veicoli di promozioni di brand e prodotti, e a loro volta questo aspetto fa parte del fascino del personaggio, della sua “coolness”. Come gli attori si succedono tra loro – dall’iconico Sean Connery alla meteora George Lazenby, dal ruggente Timothy Dalton all’affascinante Roger Moore, dal più moderno Pierce Brosnan all’attuale Craig – anche le multinazionali si contendono le attenzioni dell’incredibile agente segreto. L’auto più veloce, l’orologio più raffinato, la tecnologia più avveniristica. Questi oggetti rendono 007 ancora più affascinante, e sua volta 007 li rende sempre più desiderabili. La speranza è proprio questa, che associati a questo mito, diventino anche loro elementi di culto. Qualcuno ce l’ha fatta, decisamente.
Nel bicchiere di Bond viene versato champagne Bollinger fin dagli anni ‘70, il suo polso ha esibito Rolex, Seiko e recentemente Omega, la sua guida spericolata ha mostrato le prodezze di Aston Martin, BMW, Alfa, Ford e Mercedes. Senza contare gli innumerevoli marchi della moda che gravitano attorno ai dettagli di stile di Bond, con oggi i più recenti abiti Tom Ford che vestono Craig da Quantum of Solace (2008), ma anche prodotti alimentari come la salsa Tabasco, presente sulle tavole dei temibili avversari in L’uomo dalla pistola d’oro (1974) e La spia che mi amava (1977). Il product placement più sottile e al contempo più evidente è posizionato direttamente sul logo di 007, stilizzato ma riconoscibilissimo. La pistola che l’accompagna è da sempre una Walther PPK, un modello che Ian Flaming scelse per lui fin dai tempi del Dr. No – 1958 il libro, 1962 il film, in italiano Licenza di uccidere. In un’edizione celebrativa, l’azienda addirittura la definì “La pistola che ha aiutato James Bond a diventare a famoso”!
Il budget non basta
Le collaborazioni con grandi marchi si dimostrano decisamente fondamentali anche per ragioni economiche. Lo spiegava lo stesso Craig in un’intervista del 2012: “Abbiamo rapporti con diverse aziende per poter realizzare questo film. Il semplice fatto è che, senza di loro, non potremmo girarlo. È spiacevole, ma è così“. Si stima che i 110 milioni di dollari di budget de Il domani non muore mai (1997) fossero stati coperti dal product placement da parte di una ventina di aziende, già ben prima dell’inizio delle riprese. Se nello script si prevede che Bond stappi una birra, va benissimo che quella birra sia Heineken. L’importante forse è essere consapevoli del limite di queste sponsorizzazioni. Torniamo alla birra, con Bond seduto al bancone del bar. Al momento di ordinare il cocktail, il classico “agitato non mescolato”, lo vediamo declinare il calice il favore di una birra… analcolica! Ecco, questo è capitato solo in uno spot, dove appunto Heineken gioca con uno dei fondamenti del mito del personaggio, e in un certo senso lancia un messaggio positivo verso la riduzione del consumo di alcol, assolutamente condivisibile. Per fare un paragone, è un po’ come il fatto che ormai oggi gli eroi non fumano più, sono solo i cattivi che si accendono una sigaretta. Analizzando quindi l’esempio di prima, quello che rifiuta il Martini è ancora 007 oppure è un altro personaggio? Nell’ambito estetico e valoriale, quanta distanza possiamo tollerare tra l’immaginario e la sponsorizzazione?
Si gira solo due volte
Le aziende sono determinanti su molti aspetti pratici delle riprese, dalla scelta delle location all’inclusione di veicoli o di accessori, nell’ottica di mettere sotto i riflettori prodotti disponibili su licenza e ovviamente il merchandising. Questi sono tutti aspetti che possono essere raccordati alla sceneggiatura in modo un po’ forzato – in Vivi e lascia morire (1973) la camera indugia a lungo su Bond intento a preparare un caffè a M con La Pavoni Europiccola – e a volte invece con grazia, trasformando i prodotti in tasselli vincenti di contemporaneità, fascino e anche vicinanza del pubblico nei confronti del personaggio. Sul sito ufficiale Omega, nella pagina promozionale dedicata, campeggia la frase della costumista Premio Oscar Lindy Hemmings: “Mi sono detta che il Comandante Bond, uomo della marina, sommozzatore e discreto gentleman di mondo, avrebbe indossato il Seamaster con il quadrante blu”. Come darle torto? Subito sotto nella pagina web, ecco il Seamaster Diver 300M – 007 Edition. Per il recente No time to die si è parlato di un presunto ritardo nell’uscita a causa di Nokia, che avrebbe necessitato di rigirare alcune sequenze utilizzando un nuovo modello di telefono. Non conosciamo i dettagli e le cifre degli accordi, ma possiamo trovare la richiesta legittima: il film è in ritardo di un anno, e in un anno i prodotti tecnologici nascono, invecchiano e muoiono.
Il Nokia 8.3 5G presente nelle riprese è già sul mercato e quest’autunno sarà verso il termine del suo ciclo di vita, per cui una vetrina di lancio così prestigiosa come 007 non può essere sprecata. Forse lo smartphone sarà presente per pochi attimi, magari sistemabili anche con la computer grafica, ma qui dovrà esserci il nuovo modello, in uscita la prossima estate. E nell’attesa di tornare alla normalità – o quello che sarà – ci saranno anche altre aziende che si uniranno a Nokia per sistemare alcune scene del film, e aggiornarlo con le novità di prodotto Ma il motivo del rinvio chiaramente non sono questi marchi, sono proprio le sale chiuse, e l’obiettivo è quello di raggiungerle tutte al meglio. Come farlo in questi tempi così instabili per tutte l’industria?
Il cinema non muore mai
Dopo Tenet, lo spy-thriller di Christopher Nolan che per tutto il 2020 ha incarnato il simbolo della fiducia, della speranza, della resilienza dell’industria cinematografica, ora il peso di tutte le aspettative ricade su No Time to Die. Quando era in sviluppo ad opera di Danny Boyle, l’uscita era prevista per novembre 2019, poi rimandata a febbraio, quindi ad aprile 2020 al momento in cui Cary Fukunaga è salito in cabina di regia al posto di Boyle – come sempre accade in questi kolossal, ufficialmente per “divergenze creative”. A causa della chiusura di tutte le sale per l’emergenza sanitaria si è passati prima a novembre, quindi il successivo aprile. Ora la nuova deadline è ottobre 2021. Si tratta palesemente di scelte che riflettono l’enorme interesse per farlo uscire in sala, anche perchè è inevitabilmente un punto di riferimento per tutti gli altri film. Se uno 007 non esce al cinema per evidenti problematiche strutturali – cinema ancora chiusi – e forse anche emotive – quando riapriranno, servirà la fiducia nel pubblico nel tornare subito in sala – allora quale altra pellicola può farcela? Il cinecomic Morbius con Jared Leto slittato da luglio a gennaio 2022, la trasposizione del videogioco Uncharted con Tom Holland spostato a febbraio 2021, e il terzo capitolo della saga degli acchiappafantasmi, Ghostbusters Legacy, rimandato da questo giugno al prossimo novembre. Il rinvio di James Bond provoca un effetto domino sulla programmazione di tutto il mondo.
Lo streaming può attendere
Se la sala sembra un’opzione così ardua, perchè non considerare allora l’uscita direttamente in streaming? Sicuramente le case di produzione hanno esplorato questa strada, ed è trapelata la notizia che MGM l’abbia effettivamente proposto, a fronte di un fee di oltre 600 milioni di dollari. Per ora sembra che Amazon e Apple+ abbiamo rifiutato… ma per quanto? Sono passati due anni e gli investitori necessitano che il film raggiunga il suo pubblico. La saga di 007 non è solo un film, ma è un fondamentale ingranaggio di una filiera economica. Bond non può indossare un abito della stagione precedente, e una casa di moda non può realizzare modelli e una produzione massiccia, acquistare spazi pubblicitari, e poi congelare questi investimenti all’infinito. In qualche modo questo film dovrà incontrare i suoi fedeli fan, e ci auguriamo che il luogo del completamento di questa missione sia il cinema. Lo streaming può attendere. Ma non troppo.
Enrico Banfo