Due secoli fa (23 febbraio 1821) a Roma si spegneva il poeta britannico John Keats, unanimemente considerato uno dei più significativi letterati del Romanticismo. Lo ricordiamo attraverso Bright Star, il film del 2009 scritto e diretto da Jane Campion che ripercorre gli ultimi tre anni della sua vita. Il titolo del film è tratto da un sonetto di Keats dal titolo Bright star, would I were steadfast as thou art, che il poeta scrisse durante la sua relazione con Fanny.
Il film
Londra 1818: è l’inizio di una relazione segreta tra il ventitreenne poeta inglese John Keats (Ben Whishaw) e la sua vicina di casa, la studentessa di moda Fanny Brawne (Abbie Cornish). La diversità dei desideri e delle aspirazioni dei due giovani, li porterà all’inizio a vivere il rapporto in maniera conflittuale. L’avvicinamento tra Fanny e John avviene gradualmente. Lei lo aiuta a prendersi cura del fratello minore gravemente malato, lui la ricambia dandole lezioni di poesia. Lentamente la loro storia d’amore cresce d’intensità toccando picchi di struggimento e disperazione. “Ho l’impressione di dissolvermi”, scrive Keats per descrivere a Fanny i suoi sentimenti. Entrambi coinvolti in una relazione amorosa che sfiora i toni dell’ ossessione romantica, si ritroveranno ad affrontare i diversi ostacoli imposti dalla società del tempo con tenacia e determinazione. Solo il triste destino del giovane poeta colpito a 26 anni da una grave malattia, porrà fine ad una delle più struggenti e appassionanti storie d’amore mai raccontate.
Come una ballata
“Io vedo il mondo di Keats e Fanny pieno della luce che loro esprimono e anche se il film termina con la morte di Keats, la luce accesa dal suo genio poetico e dal suo spirito unico non può essere spenta. L’ambizione di Bright Star è di sensibilizzare il pubblico e di tornare ad accendere questa luce” affermò la regista Jane Campion. Il film è una sorta di ballata, come Eve of St. Agnes di Keats, il racconto della relazione tra Fanny Brawne e John Keats. La storia avanza in versi che descrivono il loro coinvolgimento e il legame crescente, così come le loro difficoltà sempre maggiori. Le limitazioni della narrazione rispecchiano quelle nella vita di Fanny, il destino passivo e in attesa di ogni giovane donna della sua epoca: la vita in famiglia, la sua ossessione per il cucito, le restrizioni alla sua attività e le sue uscite mondane. Considerando tutti questi limiti, la sua passione determinata per John Keats, espressa attraverso le note che ha lasciato sotto il suo cuscino o presentandosi alla sua finestra quando lui era malato, spiccano anche maggiormente.
La caratteristica più importante di questa storia era di mostrare l’intimità dei personaggi allo spettatore. Le prove sono state molto importanti a questo riguardo, perché hanno aiutato gli attori a diventare degli Esseri sottili. Sia Ben Whishaw che Abbie Cornish posseggono un carisma fantastico che, attraverso le prove, hanno instillato nei loro personaggi. Più sono reali, più il mistero delle loro personalità uniche può affascinarci, catturando la nostra immaginazione e i nostri cuori.
Amore e poesie
L’amore del poeta romantico John Keats per Fanny Brawne ha ispirato alcune delle più belle lettere d’amore mai scritte. La figlia maggiore della famiglia Brawne, Fanny, all’inizio era considerata da Keats una ‘sfacciata’. Ma proprio grazie a questa vicinanza tra il 1819 e il 1820, il giovane poeta visse un momento particolarmente stimolante di creatività, realizzando tre delle sue poesie più belle: Ode on a Grecian Urn, Ode on Melancholy e Ode to a Nightingale. La coppia si fidanzò non ufficialmente nell’ottobre del 1819, ma il giorno delle nozze non arrivò mai. Colpito dalla tubercolosi, a Keats fu consigliato di stabilirsi in un clima più caldo e per questo lasciò la Gran Bretagna per l’Italia nel 1820. Così, non vide più Fanny e morì a Roma nel febbraio del 1821 alla giovane età di 25 anni, senza essere stato riconosciuto come il celebre poeta che divenne in seguito. La sua ultima poesia si chiamava semplicemente To Fanny.
Brawne pianse Keats come se fossero stati sposati, indossando un vestito nero da vedova per tre anni e passando diverse ore nella sua stanza a rileggere le lettere che lui gli aveva mandato o girando da sola a Hampstead Heath, a nord di Londra. Nel 1833 si sposò ed ebbe anche due figli, ma non si tolse mai l’anello che Keats le aveva dato. Conservò per tutta la vita quasi quaranta lettere d’amore di Keats. Alcune erano delle semplici note, mentre altre dei lunghi resoconti della sua devozione. Queste lettere sono state celebrate come tra le più belle mai scritte. Il titolo del film, Bright Star, proviene da un poema d’amore per la Brawne che Keats scrisse all’interno della sua copia delle opere di Shakespeare.
Il film era un sogno della regista Jane Campion da diversi anni: “stavo leggendo una biografia di Keats – raccontò la regista – sono arrivata al punto in cui incontra Fanny e mi sono innamorata della loro storia. Io ero attirata dal dolore, dalla bellezza e dall’innocenza della loro relazione”. La Campion ha allora deciso di raccontare la storia di Keats attraverso gli occhi meno conosciuti di Fanny. Noi incontriamo Keats, scopriamo la sua poesia e lo perdiamo proprio come capita a lei in un periodo di due anni. La storia è ripresa da un’ampia gamma di fonti, tra cui le lettere e le poesie di Keats, così come la commovente e accurata biografia di Keats scritta da Andrew Motion.
Keats e la sua voglia di vivere
La poesia di Keats ha fornito l’ispirazione per la struttura della storia, come spiegò la Campion: “alcune delle poesie di Keats hanno la forma di odi, altre sono delle ballate, così ho iniziato a pensare alla storia di Fanny e Keats come una ballata, una sorta di poema storico. Keats era semplice e la sua personalità e la sua voglia di vivere che ho trovato nelle sue lettere era decisamente familiare”.
“Fulgida stella, fossi ferro come tu lo sei
ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte,
a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno,
come paziente di natura, insonne eremita,
le mobili acque al loro dovere sacerdotale
di puro lavacro intorno a rive umane,
oppure guardare la nuova maschera dolcemente caduta
della neve sopra i monti e le pianure.
No – pure sempre fermo, sempre senza mutamento,
vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore,
sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi,
sempre desto in una dolce inquietudine
a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato,
e così vivere in eterno – o se no venir meno nella morte”.John Keats, 1819