Mercoledì 28 aprile, alle 21.15, su Iris arriva in prima visione in chiaro de Il Filo Nascosto, il pluripremiato film scritto, diretto e coprodotto da Paul Thomas Anderson. La pellicola – che ha segnato anche l’addio alla carriera artistica di Daniel Day-Lewis – immersa nella Londra glamour degli anni ’50, vede nel cast anche Vicky Krieps e Lesley Manville. I costumi sono di Mark Bridges e le musiche di Jonny Greenwood.
Arte sartoriale per uscire dall’austerità
Londra, 1955: la città si sta risollevando dalle fatiche della Seconda Guerra Mondiale, dopo razionamenti, macerie e inquinamento. L’incoronazione della Regina Elisabetta II ha offerto nuova linfa a un paese a corto di ottimismo. Al centro di questa società in fibrillazione c’ è Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis), un uomo che nella vita veste contesse, ereditiere, stelle del cinema e grandi dame. Con le sue creazioni è in grado di rendere coraggiosi i timidi e far sentire bellissime anche le persone meno attraenti. Avere a che fare con Woodcock, in realtà, si rivela a volte molto simile a dover combattere con le forze dell’Asse del Patto d’Acciaio. Ha un talento immenso, forse come nessun altro, ma si rivela anche molto esigente, interessato solo a se stesso e difficile. All’interno della House of Woodcock, l’attività che gestisce al fianco della sorella Cyril (Lesley Manville), tutto è regolato al dettaglio. Modelle e clienti entrano ed escono, offrendo ispirazione e una compagnia passeggera per Reynolds, mentre Cyril si occupa di far andare avanti il tutto senza intoppi e interruzioni.
L’arrivo di Alma
Un giorno, una giovane immigrata dell’Est Europa di nome Alma (Vicky Krieps) fa il suo ingresso nella vita di Reynolds, mandando in frantumi il suo mondo meticoloso e ordinato per rimodellarlo con la temuta forza dell’amore. Se all’inizio gli appare come un’illuminazione temporanea, in seguito si scopre completamente rapito. Combatterà la potente passione che lo ha investito, per rimanere un artista dedicato e uno scapolo convinto, o riuscirà Alma a mostrargli il segreto delle gioie condivise con un’altra persona? E saprà Cyril proteggere il fratello dalle buone intenzioni di Alma o farà i conti con il fatto che una casa che non cambia è, di fatto, una casa in rovina?
Un romanzo gotico
Con Il Filo Nascosto, Paul Thomas Anderson realizza un ritratto illuminante tanto di un artista e del suo percorso creativo che di una donna che ne controlla il destino. Il film è una variazione di stile sul classico romanzo gotico, che punta a esaminare l’intimo di un innamoramento in un contesto ostile che si identifica con la House of Woodcock. Nel loro tentativo di vivere e controllare il proprio amore reciproco, Reynolds e Alma sfruttano ogni possibilità per conoscersi meglio, affrontando istinti e impulsi che solo l’amore più genuino ed eccitante riesce a scatenare. Anderson ha scelto le ambientazioni del mondo della moda nella Londra del post-guerra. Ad affascinarlo è stato il glamour dell’epoca misto alle atmosfere gotiche, che ricordano nel dettaglio Rebecca – La Prima Moglie di Hitchcock.
Studiare l’alta moda
Era da tempo che Anderson voleva raccontare la dinamica di un triangolo che coinvolgesse un uomo, una donna e la sorella di lui: “cercavo un’ambientazione altolocata – confessa Paul Thomas Anderson – con personaggi immersi in una vita ricca e piena di fronzoli, un mondo ideale per ambientare un romanzo gotico”. Il regista ha studiato l’alta moda, imparando tutto il possibile su Balenciaga e i suoi contemporanei, come lo stilista inglese Charles James, il rivoluzionario Dior ed il provocatorio Alexander McQueen. Infine si è focalizzato sulla sartoria inglese, in particolare la scena di Londra che ha ospitato negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale artigiani meno conosciuti come Digby Morton, Peter Russell, Hardy Amies, John Cavenagh e Michael Donéllan. È da tutti loro che è nato lo stilista (d’invenzione) Reynolds Woodcock.
Un Daniel Day-Lewis stilista
Ad interpretare Woodcock è il candidato all’Oscar come Miglior Attore Protagonista Daniel Day-Lewis che racconta: “dopo la guerra c’erano due realtà parallele nel mondo dell’alta moda, una a Parigi, considerata la dominante e chiamata New Look, ma anche una dimensione molto florida a Londra con molti stilisti impegnati a trovare la propria strada”. E sono proprio questi stilisti al centro del film: “ogni stagione, all’arrivo dei tessuti, li studiano, li sentono e li usano per le loro creazioni. Rappresentavano un’avanguardia rispetto a quello che stava succedendo nel resto del paese. C’è qualcosa di molto affascinante nel contrasto con i propri tempi”.
Lesley Manville, la sorella Cyril
Al suo fianco, nei panni della sorella-amministratrice Cyril c’è Lesley Manville, anche lei candidata all’Oscar (Miglior Attrice Non Protagonista: “Cyril è una donna esigente che ha vissuto la propria vita dedicandosi completamente al fratello – racconta la Manville – è una donna impeccabile e formale, che non si è mai voluta sposare perché assolutamente a proprio agio con la sua vita. Nessuno comprende Reynolds come Cyril, al punto da divenire la relazione più importante della sua vita. Per Reynolds, la sorella rappresenta una costante della sua vita, soprattutto in assenza di una moglie. Si conoscono alla perfezione, con il vantaggio che Cyril sa perfettamente quando interagire con lui e quando lasciarlo solo”.
Abiti da Oscar
Un fattore cruciale per portare Il Filo Fantasma – Phantom Thread sul grande schermo è stata la creazione dei costumi, creati da zero (una scelta d’obbligo per una storia centrata sull’alta moda!), ideati da Mark Bridges, qui candidato all’Oscar il prossimo 4 marzo. La sua missione è stata di raccontare attraverso gli abiti le anime dei personaggi. Bridges ha resistito dal focalizzarsi su un singolo stilista come ispirazione per le sue creazioni. Al contrario, ha lavorato con grande attenzione sullo stile dell’epoca, realizzando ben 50 abiti unici per il film, inclusi nove pezzi originali mostrati durante una sfilata primaverile. Bridges e la sua squadra hanno avuto accesso anche agli archivi di moda del Victoria and Albert Museum, così da poter esaminare da vicino alcuni dettagli iconici di stilisti del calibro di Cristóbal Balenciaga e del talento inglese Hardy Amies. Queste creazioni sono poi state usate come ispirazione per alcuni abiti chiave del film.
“Siamo noi a controllare l’arte o è l’arte a tenerci sotto controllo?”.