Alida Valli

Alida Valli, 100 anni fa nasceva un’attrice unica e una donna coraggiosa

Alida Valli

Un secolo fa (31 maggio 1921) a Pola nasceva una stella diventata, in 70 anni di luminosa carriera, una Leggenda: Alida Valli. Prima ancora che grande attrice, una grande donna, piena di colori, di pulsioni, di slanci. La vita l’ha spesso messa alla prova, e lei, Alida, ha sofferto tanto. Ha amato tanto. Ha fatto scelte coraggiose. Sempre nel nome dell’Arte.

Alida Valli in "Senso" di Luchino Visconti (1954)

Alida Valli in “Senso” di Luchino Visconti (1954)

Nata borghese – Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg (questo il suo nome completo) è diventata uno dei simboli del cinema e del teatro del Novecento. Più unica che rara, Alida Valli è stata «l’attrice più amata dagli italiani», come l’ha definita giustamente Dino Risi, e la sua storia, come ha scritto Oriana Fallaci, «è in fondo la nostra storia: fascismo e telefoni bianchi, dopoguerra e processo Montesi, sconfitte e fughe in America a cercar nuova vita». Il suo è il «volto d’Europa: così stanco eppure così vivo, così amaro eppure così dolce, così consapevole di colpe, mortificazioni, speranze, virtù».

Alida – che nel 1936 adottò come cognome d’arte Valli, scegliendolo a caso da un elenco telefonico – ha lavorato con alcuni dei maestri assoluti della settima arte: da Luchino Visconti a Michelangelo Antonioni, da Bernardo Bertolucci a Pier Paolo Pasolini, da Dario Argento a Roger Vadim, da Orson Welles a Claude Chabrol. Uno spazio a parte merita Sir Alfred Hitchcock, che diresse la Valli ne Il Caso Paradine (1947). Anche se il maestro del brivido spese belle parole sul conto di Alida (che nel film recita in modo convincente al fianco di Gregory Peck), va detto che ad “imporla” al regista britannico (che avrebbe preferito Greta Garbo) fu Selznick, uno tra i più grandi produttori statunitensi che voleva fare della Valli la “Ingrid Bergman italiana”. Anche se inizialmente fu convinta da questo intento, Alida non sopportò mai le regole che le venivano imposte da Selznick (un produttore notoriamente famoso perché voleva avere il controllo totale sui suoi attori) e lottò (pagando una grossa cifra di penale) per ottenere la rescissione del contratto, dicendo (volutamente) addio alla strada che l’avrebbe resa una Diva a Hollywood.

Un frame tratto dal documentario "Alida"

Un frame tratto dal documentario “Alida”

Coraggiosa, libera, indipendente

Un rifiuto che si affianca ad altre scelte coraggiose che l’attrice fece per sentirsi libera e indipendente. Ad esempio, qualche anno prima, nel 1943, a differenza di molti colleghi decise di non recitare in film di propaganda fascista rifiutandosi di andare a lavorare al Cinevillaggio di Venezia (negli studi cinematografici del fascismo salodiano). Si nascose a Roma (e in quello stesso anno, portò al grande successo la celebre canzone Ma L’Amore No di Galdieri – D’Anzi che lei canta in una memorabile sequenza di Stasera niente di nuovo di Mario Mattoli) prendendo una decisione forte e modernissima che ci fa capire lo spessore di una donna che, attraverso il cinema, è diventata una delle attrici più amate di sempre dal pubblico (nonché premiate: per la sua Carriera nel 1991 ricevette il David di Donatello e nel 1997 un Leone d’Oro a Venezia).

Alida – Intervista a Mimmo Verdesca

Così algida, eppure così sensibile e bisognosa d’amore. In Alida – selezionato da Cannes Classics 2020 e presentato in prima mondiale alla Festa del Cinema di Roma lo scorso venerdì 23 ottobre nella sezione OmaggiMimmo Verdesca (già vincitore di due Nastri d’Argento per altri due documentari sul cinema, In arte Lilia Silvi e Sciuscià 70) smaschera un’artista dallo sguardo profondo e solo apparentemente severo. La sua carriera, o meglio, il suo percorso artistico, riflette la sua personalità. Solo ora capiamo, dopo aver visto questo documentario, quanto grande fosse il suo cuore.

Il regista Mimmo Verdesca

Il regista Mimmo Verdesca

Intervista a Mimmo Verdesca

Per ricordare questa donna e artista straordinaria, abbiamo intervistato il regista del film, Mimmo Verdesca.

Che Alida Valli hai scoperto lavorando al tuo documentario?

Con il mio film ho voluto riscoprire la grande attrice Valli, che ci ha regalo interpretazioni memorabili in capolavori assoluti del cinema mondiale, ma soprattutto ho cercato di scoprire Alida, una donna libera perché moderna, indipendente, forte e dall’animo gentile e perbene.

In quale film la sua vera anima viene messa più a nudo?

In tutti i suoi film Alida Valli portava sempre qualcosa di se stessa, non recitava tecnicamente ma si immergeva nei personaggi che interpretava. Citerei quindi Senso, Il Terzo Uomo e il bellissimo e poco conosciuto ‘L’inverno ti farà tornare”.

In che modo Alida ha incarnato i panni della diva?

Alida Valli non sì mai considerata una Diva. Non amava le etichette e sfuggiva a tutto ciò che la popolarità comportava. Era una persona riservatissima, legata agli affetti veri, alla sua famiglia. Lei amava molto recitare ma essere giudicata soltanto per il proprio mestiere di attrice. Per questo il mio film non la celebra ma la racconta con sincerità e rispetto.

Alida Valli ne "Il Grido" di Michelangelo Antonioni (1957)

Alida Valli ne “Il Grido” di Michelangelo Antonioni (1957)

Dopo un secolo perchè dobbiamo ricordarla? La sua vita e la sua arte quanto possono (e devono) ispirare ancora le nuove generazioni? 

La Memoria è fondamentale per comprendere il presente e costruire un futuro migliore. Preservarla e tramandarla è uno degli obbiettivi del mio film “Alida”. Alida Valli ha attraversato, con il suo lavoro, epoche della storia italiana e ha abbracciato intere e diverse generazioni di spettatori che l’hanno amata e ammirata. Spero ora che le nuove generazioni possano scoprirla e conoscerla attraverso il mio film. La storia straordinaria della sua vita e il modo in cui l’ha vissuta sono esemplari.

Giacomo Aricò

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