Ad un anno dalla morte di George Floyd, che ha scatenato la rivolta del movimento Black Lives Matter, portando alla ribalta il tema della violenza della polizia americana sui cittadini di colore e dopo la storica sentenza di condanna del poliziotto che l’ha ucciso, lunedì 24 maggio alle 21.15 in prima visione assoluta su Sky arriva American Skin, il film scritto, diretto e interpretato da Nate Parker. Nel cast, oltre allo stesso Nate Parker, ci sono anche Omari Hardwick, Theo Rossi e Beau Knapp.
Il film
American Skin racconta le azioni disperate di Linc (Nate Parker), un veterano della guerra in Iraq che, tornato in patria, vede il figlio quattordicenne Kijani (Toni Espinosa) morire davanti ai suoi occhi per mano di un poliziotto bianco durante un controllo stradale. Privato di un processo equo, dopo l’assoluzione in tribunale di Mike Randall, il poliziotto che aveva sparato al ragazzo uccidendolo, Linc decide di farsi giustizia da solo. Ad accompagnare lo spettatore nel racconto Jordin King, uno studente di cinema deciso a girare un documentario sulla morte di Kijiani e sul desiderio di giustizia di Linc. Insieme alla sua troupe Jordin diventerà testimone diretto e protagonista dell’intera vicenda, con la responsabilità di farla conoscere al mondo.
Nate Parker ha trascorso gran parte della sua vita e della sua carriera combattendo le ingiustizie sociali e creando contenuti che affrontano il tema della disparità delle comunità emarginate in tutto il mondo. Presentato da Spike Lee in anteprima alla 76a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il suo American Skin racconta – seguendo le orme di La Parola Ai Giurati e Quel Pomeriggio Di Un Giorno Da Cani di Sidney Lumet – la disperazione di un padre in cerca di giustizia per la morte del figlio adolescente ucciso da un poliziotto bianco, riflettendo sui temi della paura e delle divisioni culturali, ancor oggi radicate nella società americana.
Nate Parker racconta…
“Nel 2014, dopo la morte di Michael Brown, sono andato a Ferguson, nel Missouri, per capire meglio le tensioni tra le forze dell’ordine e i giovani uomini e donne di colore. Il momento più tragico di questo viaggio è arrivato quando mi sono trovato in centro città tra due gruppi di cittadini infuriati. Da una parte sentivo urlare lo slogan “Giustizia per Mike Brown” e dall’altra quello di “Sostieni la nostra polizia”. La cosa che ho notato all’istante è stata quella profonda diversità dell’idea che abbiamo di cittadinanza, di applicazione della legge, e la nostra responsabilità di preservare la vita. Come cittadino americano, padre, fratello, figlio e artista, mi sono sentito obbligato a utilizzare la mia piattaforma di film-maker per rispondere a questa crisi, non solo per promuovere l’equità sociale, ma avviare anche un cambiamento culturale globale che possa portare a preservare delle vite umane. Se questo film riuscirà a salvare anche solo una vita, allora avrà raggiunto il suo scopo principale“.
“In risposta a molte di queste ingiustizie e alle crescenti divisioni che si verificano nel nostro paese, ho sviluppato un film che spero possa sfidare i sistemi di oppressione, promuovendo un dialogo particolarmente necessario tra le forze dell’ordine e i membri della comunità di colore. Questo dialogo, di cui si parla spesso, non è mai avvenuto pubblicamente. Questo progetto darà vita a un dibattito pubblico in cui le persone di entrambe le fazioni possono parlare in modo veritiero di ciò che sentono riguardo alle circostanze e le decisioni prese che incidono sulla vita dei cittadini e dei membri delle forze dell’ordine. Questo film esplorerà quelle divisioni spesso create dalla storia, dalla politica e dai media, che ostacolano la comunicazione e le relazioni salutari tra i cittadini della nostra nazione. Raggiungeremo questo obiettivo obbligando questi gruppi di persone a stare insieme in un ambiente controllato. La mia speranza è che questo dialogo non solo possa guarire queste relazioni dannose, ma possa servire anche come prevenzione, invitando entrambe le parti a prendersi una pausa necessaria, cosa che a sua volta può salvare una vita“.
“Con questo film cerco verità, pacificazione e riconciliazione. L’America, come nazione, potrebbe sembrare in declino, ma non siamo finiti. Affrontando questioni difficili come quelle che riguardano la razza, la paura e le divisioni culturali, possiamo impostare una rotta verso un’autentica riconciliazione razziale. Cosa che, in caso di successo, potrebbe diventare un modello per affrontare altre questioni sistemiche in America e nel mondo“.