Arriva nei cinema italiani con Adler Entertainment il 14, 15 e 16 giugno Amazing Grace, il documentario inedito – diretto nel 1972 da Sidney Pollack – che racconta il più grande successo gospel di tutti i tempi, la registrazione dell’omonimo album di Aretha Franklin.
Il film
Mentre Aretha Franklin stava pianificando il nuovo album, nel 1972 Warner Brothers accettò di filmarne la sessione musicale. Warner Communications, società capogruppo di Warner Brothers Films e delle etichette Warner, Reprise, Elektra e Atlantic, aveva ai tempi raccolto i ricchi frutti di una parola dell’epoca, la famosa “sinergia aziendale”, grazie al successo del film di Michael Wadleigh del 1970 e dell’album Woodstock. Warner pagò $100,000 per acquistarne i diritti, mentre il film incassò $17 milioni e l’album raggiunse i 3 milioni di copie vendute. Warner Communications sperava che Amazing Grace riuscisse a ottenere lo stesso successo.
Il Direttore dei servizi musicali di Warner Brothers, Joe Boyd (già produttore discografico di Nick Drake e dei Pink Floyd), propose di ingaggiare il documentarista Jim Signorelli e il suo team di cameramen specializzato in 16mm. Tuttavia, prima che il contratto con Signorelli venisse siglato, il CEO di Warner Brothers, Ted Ashley, menzionò il progetto a Sydney Pollack durante un loro incontro. Ai tempi, Pollack era stato da poco nominato agli Academy Awards come Migliore Regia per il film They Shoot Horses Don’t They. Pollack si propose immediatamente per essere coinvolto nel progetto, non appena sentì che Franklin era la protagonista. Registrato dal vivo nella chiesa del Reverendo James Cleveland a Watts (California) davanti a un pubblico decisamente vivace e all’intera congregazione, Amazing Grace sarebbe diventato l’album più venduto in assoluto della carriera di Franklin e l’album gospel più popolare di tutti i tempi. Tuttavia, il film non fu mai diffuso pubblicamente.
Sydney Pollack era un regista di lungometraggi. Mentre si registra e si gira, il suono di solito viene sincronizzato a posteriori. Dopo due giorni di intensa attività di registrazione, i montatori alzarono le mani in segno di arresa. Non c’erano applauditori o altri segni che potessero guidare il suono in modo che questo fosse in sincronia con l’immagine. Pollack assunse lettori di labbra e montatori specializzati, ma non ebbe fortuna. Il film rimase incompiuto per circa 40 anni, prima che il precedente ex produttore della Atlantic – nonché protetto di Wexler – Alan Elliott venisse in soccorso di Wexler e Pollack. Insieme – Elliott, Wexler e Pollack – tornarono da Warner Brothers dotati di una nuova tecnologia digitale capace di risintonizzare suono e immagini e di creare quindi un film del tutto nuovo a partire dal materiale grezzo precedentemente registrato. Quasi mezzo secolo dopo, questo film vuole essere una testimonianza della grandezza di Aretha Franklin e una sorta di macchina del tempo capace di mostraci un momento cruciale della storia musicale e sociale americana.