60 anni fa a Sandringham nasceva Diana Frances Spencer, meglio conosciuta in tutto il mondo come Lady Diana. Per ricordare la Principessa del Galles, scomparsa tragicamente a Parigi il 31 agosto del 1997 (morì in un incidente d’auto insieme al compagno Dodi Al-Fayed), oggi ricordiamo il primo film a lei dedicato, Diana – La Storia Segreta di Lady D, diretto nel 2013 da Oliver Hirschbiegel e sceneggiato da Stephen Jeffreys (con la consulenza della giornalista e documentarista Kate Snell, autrice del libro Diana: L’Ultimo Amore Segreto Della Principessa Triste). Ad interpretare Diana è stata Naomi Watts.
Gli ultimi anni di Diana
Diana è il racconto degli ultimi due anni di vita di Diana Spencer (Naomi Watts) che si concentra in modo particolare sull’appassionante storia d’amore tra la Principessa e il chirurgo pachistano Hasnat Khan (Naveen Andrews), un legame speciale che ha dato un nuovo senso alla vita di Diana: la scoperta della vera felicità le ha permesso di impegnarsi con successo in campo umanitario (basti pensare alla campagna di sensibilizzazione sulle vittime delle mine di terra, di cui è stata un’instancabile promotrice). Il film racconta il rito di passaggio che ha segnato il cambiamento di Diana: da ragazza sola, insicura e un po’ depressa a donna capace di realizzarsi sia affettivamente sia professionalmente. “E’ una bellissima storia d’amore – spiegò il regista Oliver Hirschbiegel – è importante che la gente la conosca, perché c’è qualcosa di molto vero, sincero e reale nel loro amore. Allo stesso tempo, sembra quasi una favola: un uomo comune, che proviene da un’altra cultura, si innamora della donna più famosa del mondo. E’ una storia che ha molto da insegnarci, come qualsiasi storia felice”.
Due anime gemelle
Portando la vicenda di Diana sullo schermo, il regista ha voluto mostrarci i diversi aspetti del suo carattere. Come tutte le icone, Diana conduceva una vita speciale ma anche piuttosto triste e isolata, e resa ancora più difficile da un lieve senso di paranoia. “Quando incontriamo Diana all’inizio del film, la sua vita è a un punto morto. Vive isolata a Kensington Palace e non è ancora divorziata. Cerca qualcosa che possa dare un senso nuovo alla sua esistenza, uno scopo, una direzione” aggiunse il regista. Per enfatizzare la sua solitudine, Hirschbiegel ha girato molte scene in cui Diana è sola nel suo appartamento, prigioniera, e fa le piccole cose di tutti i giorni che stridono con la sua immagine di principessa. Quando incontra Khan, “Diana capisce l’importanza di ricevere amore oltre che donarlo a piene mani, come sapeva fare” continuò Hirschbiegel. Il regista segue il loro rapporto fino al punto in cui si rendono conto che, nonostante l’affinità spirituale e il sentimento che li lega, le loro vite non sono compatibili. Hirschbiegel è però convinto che Diana e Khan si siano subito riconosciuti come anime gemelle: “erano due persone piene di energia che si prendevano cura degli altri, sapevano coglierne i bisogni. Lui era, ed è ancora, un medico e secondo me anche lei era dotata di un’energia rigenerante. Tutte le persone che ho incontrato me l’hanno confermato: quando Diana ti prendeva la mano, ti sentivi sollevato”.
La Diana “segreta”
Oliver Hirschbiegel ha voluto sottolineare la pressione mediatica a cui Diana era sottoposta ovunque andasse, costantemente circondata da giornalisti e guardie del corpo. “Concentrandosi su questo aspetto della vita di una celebrità, credo che abbia reso in modo ancora più efficace il senso di isolamento e di vuoto affettivo di Diana”. Per prepararsi a girare il film, il regista ha fatto le sue ricerche. Ha studiato libri, visto e rivisto i video di Diana e tappezzato i muri di sue fotografie: “ho incontrato diverse persone che la conoscevano bene, ma la fonte più utile sono state le fotografie. Il suo sguardo, la postura, gli occhi, il modo in cui la gente la guardava sono eloquenti…”. Hirschbiegel ha avuto anche accesso a molte lettere personali scritte da Diana, e anche queste sono diventate un punto di riferimento essenziale per il regista: “scriveva fino a sei lettere al giorno, in cui raccontava ogni cosa in modo estremamente dettagliato – i suoi pensieri, i suoi sentimenti. Era anche una maniaca del telefono ed era molto diretta: diceva sempre quello che pensava e quello che provava”.
All’inizio, Diana gli appariva come una diva d’altri tempi, alla Marlène Dietrich. “Irradiava quel tipo di energia. Come quelle icone, neanche lei era perfetta e questo la rendeva più reale, più amata. Tutte le donne amavano Diana”. Hirschbiegel si è innamorato di Diana strada facendo, via via che si documentava su di lei. L’ha definita il personaggio più affascinante e complesso su cui abbia lavorato. “Ha lasciato un segno indelebile. Se entri a far parte della famiglia reale, hai due possibilità: stare al gioco accettando di pagarne il prezzo con l’isolamento e la solitudine o ribellarti fingendo di stare al gioco mentre in realtà lo contrasti”. Esattamente come ha fatto Diana, che anche per questo si è guadagnata l’ammirazione del regista. “Era una ribelle: insicura e spaventata ma al tempo stesso combattiva e impavida. Una donna fantastica. La nonna di Hasnat la paragonava a una leonessa, e aveva ragione”.
Naomi Watts diventa Diana
Per il ruolo di Diana, i produttori hanno pensato subito all’attrice (australiana ma nata in Inghilterra) Naomi Watts: “mi piace interpretare donne complicate e piene di contraddizioni – raccontò la Watts – e Diana era tutto questo, ma non solo. Poteva essere forte e ribelle, ma anche felice, euforica, maliziosa, civetta e incredibilmente saggia, diretta e coraggiosa. Davanti a me c’era una donna che era entrata nel mondo della famiglia reale a soli 19 anni, senza nessuna preparazione, e che ora lottava per la sua felicità, contro tutto e tutti. Io credo che la gente abbia un così bel ricordo di lei anche per il tragico epilogo della sua vita. Chi non ricorda le manifestazioni di dolore, le distese di fiori di fronte ai cancelli del Palazzo Reale? E’ stata una madre fantastica, e una donna forte e intelligente che ha fatto avvicinare la Famiglia Reale alla gente comune. Noi speriamo solo che la storia d’amore raccontata nel film contribuisca a tenere vivo il ricordo che abbiamo di Diana”.